Addio alla stretta di mano di Daniela Daniele

L'allarme di uno studioso: «Abbandonano il saluto più tradizionale perché sono soli e incapaci di dialogare» L'allarme di uno studioso: «Abbandonano il saluto più tradizionale perché sono soli e incapaci di dialogare» Addio alla stretta di mano «I giovani scelgono la pacca sulla spalla» RIVOLUZIONE NEL COSTUME STRETTA di mano, addio. 1 giovani non si salutano più così. E c'è chi se ne rammarica e rimpiange i bei tempi andati, inforcando anche gli occhiali del pessimismo e azzardando un'indagine psicosociologica del fenomeno. Giovanni Meo Zilio, docente di linguistica italiana all'Università di Venezia e di Montevideo, e autore di un originale dizionario dei gesti, dà l'allarme: i giovani sono sempre più soli. Perché? Perché, evitando quel saluto, dimostrano di non avere capacità di dialogo. «La sostituzione della tradizionale stretta di mano millenaria con altri saluti meno significativi - osserva il docente è un sintomo evidente della sempre maggior solitudine della gioventù». E in che modo comunica questa gioventù impoverita? Servendosi di quelli che il linguista chiama «surrogati»: una pacca sulla spalla, un colpetto sull'avambraccio, un semplice sguardo d'intesa. Ma, soprattutto, la stretta di mano all'americana (con i pollici incrociati); il «give me five», dammi un cinque, palmo contro palmo, come fanno i giocatori di basket; il saluto dei «rapper» che consiste nel battere le mani gli uni con gli altri, prima con il palmo rivolto verso l'alto, poi al contrario; e infine l'ultima novità, il saluto «ad artiglio», dove a stringersi nella mano «rattrappita», ad artiglio appunto, sono le dita. Ecco i nuovi saluti che tengono il cuore di Giovanni Meo Zilio in una morsa di tristezza e gli fanno isolamento e rapporti delle diagnosticare freddezza nei giovane leve. «Stiamo perdendo - tuona lo studioso - uno dei gesti più belli dell'evoluzione culturale, iniziatasi con l'età del ferro». «Io non la penso così e che ci si salutasse in quel modo all'età del forrro, beh, è tutto da dimostrare», taglia corto Sabino Acquaviva. La stretta di mano si va perdendo? Che importa? Meglio così! Come sarebbe a dire? «Era diventata un gesto talmente formale e privo di significato e c'è che da rallegrarsi se i ragazzi la evitano». E la solitudine dei giovani, e il congelamento dei rapporti? «Non è una buona analisi. Il frantumarsi di un'abitudine in diverse espressioni di saluto è, semmai, l'esatto contrario della freddezza». L'accenno di un abbraccio, un sorriso, una carezza sulla guancia esprimono una varietà di sentimenti che la stretta di mano non può manifestare. Non sono affettuosi i giovani tra di loro? Altroché se lo sono. Basta guardarli, a gruppetti, fermi agli angoli di strada: sembra vogliano appiccicarsi gli uni agli altri. E si salutano (soprattutto le ragazze) anche con teneri bacetti sulle guance, mai meno di due e spesso, per scaramanzia, mai in numero pari. «Certo - conferma lo scrittore Marcello D'Orta -, quelle nuove forme di saluto sono soltanto espressione di approccio affettivo. La ricerca, in fondo, di nuove vie per comunicare». Si abbandona la tradizione per scimmiottare, però, abitudini made in Usa. «E' chiaro conferma Guido Silvestri, in arte Silver, "papà" del nostrano Lupo Alberto -, siamo ancora alle prese con la colonizzazione americana. Personalmente, mi ritengo un po' meridionale: a me piace salutare i miei amici abbracciandoli». La stretta di mano, ò vero, ha origini antiche. Senza voler risalire all'età del ferro, possiamo accontentarci di far riferimento all'antica Roma, dove la presa dell'avambraccio significava: «Non sono armato», dun¬ que, disposto ad un approccio amichevole. «E i gesti usati dai ragazzi - spiega Tilde Giani Gallino - hanno la stessa fonte: sistemi per comunicare, nulla di più. L'analisi del linguista sulla stretta di mano, pertanto, non la condivido». Non la condividevano neppure gli americani che, fino agli Anni Sessanta, ritenevano disdicevole che gli uomini, giovani e meno giovani, salutassero le donne stringendo loro la ma no: una specie di attentato al pudore. Una ventina d'anni più tardi, dall'altra parte del mon do, Benazir Buttho vietava alle donne pakistane di salutare gli uomini con una stretta di mano. In pubblico, s'intende Mentre, insensibili a queste diatribe, le donne francesi con tinuano a preferire quel tipo di saluto impastato di malizia, devozione, intimità: il baciama no, ca va sans dire. Morale della favola: ognuno saluti come gli pare, purché il saluto sia spontaneo. Daniela Daniele Il saluto «alla sportiva»

Persone citate: Benazir Buttho, Giovanni Meo, Guido Silvestri, Lupo Alberto, Marcello D'orta, Sabino Acquaviva, Tilde Giani Gallino, Zilio

Luoghi citati: Montevideo, Roma, Usa