Rapina in convento, suore in ostaggio
Rapina in convento, suore in ostaggio Gli aggressori, armati di cacciaviti, sono fuggiti con un misero bottino Rapina in convento, suore in ostaggio Milano, per un 'ora sequestrate da quattro banditi PARABIAGO. «Ancora non riusciamo a renderci conto di quello che ci è capitato. Io e le altre quattro consorelle eravamo sedute davanti al televisore in una stanzetta al primo piano e stavamo seguendo le fasi della partita di calcio appena iniziata tra Foggia e Parma, quando sono entrati i rapinatori che ci hanno sequestrato e tenuto in ostaggio per circa un'ora, mettendo a soqquadro l'intero istituto e andandosene con tutti i nostri averi, circa 3 milioni di lire in contanti». Chi parla è suor Carolina Rigamonti, 62 anni, madre superiora delle suore di San Vincenzo, le religiose che da oltre un secolo gestiscono la scuola materna e la scuola elementare dell'istituto privato «Ida e Felice Gaio», in via Mari, a Parabiago, un grosso centro del Legnanese in provincia di Milano. Martedì sera, verso le 20,40, quattro banditi coi volti parzialmente coperti da fazzoletti, dopo aver scavalcato il muro di cinta perimetrale alto circa un metro e mezzo, hanno attraversato il cortile ed hanno forzato una porta-finestra in alluminio posta sul retro dell'edificio. Quindi, mostrando di conoscere alla perfezione la dislocazione dei locali all'interno dell'istituto, i malviventi hanno fatto irruzione nella saletta al primo piano dove la madre superiore suor Carolina, suor Angela, di 70 anni, suor Alda e suor Margherita, di 75, e suor Giuseppina, di 82, stavano guardando il primo tempo della partita tra Foggia e Parma valida per la Coppa Italia. «I rapinatori parlavano senza particolari inflessioni dialettali ed erano giovani di un'età compresa tra i venti e i trent'anni - racconta la madre superiora -. Due di essi impugnavano lunghi cacciavite coi quali ci hanno ordinato di rimanere sedute e non gridare, pena la morte; mentre gli altri due complici hanno cominciato a mettere a soqquadro tutti i locali sia al primo piano che al pianoterra, probabilmente alla ricerca di somme di denaro o di qualche prezioso materiale didattico. Io per circa mezz'ora - prosegue la religiosa - ho cercato di confortare le quattro anziane consorelle, tutte terrorizzate e sotto choc, invitandole a pregare e a stare calme e tranquille. Verso le 21,10 si è presentato uno dei due malviventi che avevano rovistato nelle aule, chiedendo chi fosse la madre superiora e mi ha minacciosamente chiesto di aprire il locale dov'era custodita la cassaforte». Suor Carolina ha obbedito. Anzi, per non innervosire i banditi, con le sue stesse mani, ha aperto la cassaforte, ha prelevato tutto il denaro in contanti che vi era custodito, circa tre milioni di lire e l'ha consegnato ai rapinatori. Col magro bottino racimolato, dopo circa 40-45 minuti i malviventi si sono allontanati, dopo aver strappato i fili del telefono e dopo aver intimato alle cinque suore, ancora semiparalizzate per lo spavento, di non lanciare l'allarme prima di un'ora. «Eravamo talmente terrorizzate - spiega la madre superiora - che malgrado i rapinatori fossero già andati via, per 10-15 minuti nessuna di noi ha avuto il coraggio di parlare o muoversi dalla sedia dov'era seduta. Solo quando mi sono resa conto che effettivamente i malviventi si erano ormai dileguati, sono uscita fuori ed ho chiesto aiuto ad alcuni vicini, facendo accorrere i carabinieri». Romolo Amicarella Suore nel mirino dei rapinatori
Persone citate: Carolina Rigamonti, Felice Gaio, Romolo Amicarella, Suor Carolina
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