Strage di bambini a Sarajevo I Caschi blu pronti a sparare

10 Due bombe esplodono vicino a un asilo: quattro le piccole vittime, gravi altri cinque Strage di bambini a Sarajevo I Caschi blu pronti a sparare ZAGABRIA NOSTRO SERVIZIO Stanchi delle umiliazioni subite sul terreno, i 30 mila caschi blu stazionati nell'ex Jugoslavia sono pronti all'intervento militare in Bosnia se il segretario generale dell'Onu, Boutros Ghali, darà l'autorizzazione a procedere. E' quanto ha affermato ieri il comandante in capo delle forze di pace dell'Onu nell'ex Jugoslavia, il generale francese Jean Cot. In un'intervista rilasciata a France 2 il generale Cot ha dichiarato che i suoi uomini hanno preparato un intervento offensivo in accordo con la risoluzione 836 del Consiglio di sicurezza dell'Onu. «Se riterrò che ci saranno le condizioni e se avrò l'autorizzazione del segretario generale Ghali non avrò dubbi», ha detto il comandante in capo dell'Unprofor. Il generale Cot ha ricordato che finora la missione delle forze di pace dell'Onu nell'ex Jugoslavia non era di guerra, ma che di fronte alle umiliazioni subite i caschi blu potrebbero decidersi per un indurimento soprattutto nei confronti dei serbi della Bosnia, che sono quelli che maggiormente ostacolano la missione dell'Onu. «In questo senso faremo pressione anche sui nostri negoziatori a G nevra, perché non ci si può comportare da gentleman con i rappresentanti dell'ex Jugoslavia quando sul terreno si è continuamente se- 'oposti a pressioni e a umiliazioni» ha detto Cot, riaccennando alla possibilità di un attacco aereo dei bombardieri della Nato contro le postazioni serbe. «Quella del generale Cot è una giusta collera», ha affermato il portavoce del ministero degli Esteri francese Richard Duqué, commentando le dichiarazioni del comandante in capo dell'Unprofor. «I combattimenti in Bosnia potrebbero continuare anche se le parti in guerra firmeranno un accordo di pace a Ginevra», ha dichiarato a sua volta il comandante dei caschi blu stazionati in Bosnia, il generale belga Francis Briquemont, secondo il quale in questo caso la missione delle forze di pace dell'Onu dovrebbe essere riesaminata. «Non si tratta soltanto di firmare la pace ma di applicarla e mantenerla. Ma se la pace non verrà raggiunta entro la fine dell'inverno e se le tre parti continueranno a combattere, allora dovremo pensare seriamente a quel che facciamo qui», ha detto Briquemont lasciando chiaramente intendere che i caschi blu potrebbero anche ritirarsi dall'ex Jugoslavia. Intanto la guerra continua a mietere vittime a Sarajevo. Due bombe sono esplose ieri all'usci- ta di un asilo. Quattro piccini sono rimasti uccisi, mentre altri cinque bambini hanno riportato ferite gravi. I bimbi, che erano appena usciti dall'asilo, stavano giocando quando sono scoppiati i due micidiali ordigni. Nei bombardamenti dell'artiglieria pesante serba contro la città sono morte altre due persone, mentre i feriti sono 34. In Bosnia centrale le forze musulmane continuano ad attaccare le enclavi croate di Busovaca, Kiseljak, Zepce e Novi Travnik. In tutta la regione i musulmani stanno raggruppando nuove truppe. Lunghe colon¬ ne di mezzi militari provenienti da Zenica e dirette verso le prime linee del fronte annunciano l'offensiva finale contro i croati. Della drammatica situazione in Bosnia centrale, del fallito accordo tra musulmani e croati bosniaci nonché della grave posizione dei convogli umanitari, parleranno oggi a Vienna il premier bosniaco Haris Silajdzic e il ministro degli Esteri croato Mate Granic. L'incontro dovrebbe segnare la ripresa dei negoziati tra i musulmani e i croati della Bosnia. A Zagabria è giunto ieri l'inviato speciale del segretario generale dell'Onu per l'ex Jugoslavia Jasushi Akashi, che d'ora in poi coordinerà tutte le attività dell'Unprofor. «Sono cosciente della grande responsabilità che ho assunto, ma l'esito finale della mia missione dipende dalle parti in guerra», ha detto Akashi, reduce dalla Cambogia dove ha saputo portare a termine con successo i difficili negoziati di pace. Dal primo gennaio, inoltre, ò entrata in vigore in Bosnia Erzegovina una «tassa di guerra»: i contribuenti dovranno versare una somma pari al 10 per cento del loro stipendio mensile, che verrà depositato su un «fondo per la difesa e la ricostruzione della Bosnia». L'imposta è stata estesa anche ai cittadini bosniaci che hanno abbandonato il territorio della repubblica. Ingrid Badurina Il generale Cot «Basta umiliazioni Ghali ci dia l'ordine pronti i piani per intervenire contro i serbi» Un soldato dell'esercito bosniaco aiuta a caricare sull'autoambulanza il compagno Mirsad Curovic catturato e torturato la scorsa settimana da militari serbi Dato per morto dai suoi aguzzini l'uomo era riuscito a fuggire

Persone citate: Boutros Ghali, Francis Briquemont, Ghali, Haris Silajdzic, Ingrid Badurina, Jean Cot, Mate Granic, Mirsad