E Arbore canta Mameli

Lo showman chiede di eseguire l'Inno d'Italia ai Mondiali Lo showman chiede di eseguire l'Inno d'Italia ai Mondiali E Arbore canta Mameli Dice: «Porto fortuna, vinceremo» ROMA. Renzo Arbore, la sua band e l'Inno di Mameli ai Mondiali. Avanti tutta, fino a New York e Los Angeles. Sarebbe un altro trionfo in America per la Coppa del Mondo '94 con l'Orchestra Italiana. L'idea, sulla scia dell'entusiasmante tournée statunitense e del concerto al Radio City Music Hall; dei 50 mila di piazza San Carlo a Torino, che nell'estate scorsa hanno applaudito «Napoli, punto e a capo», è questa: eseguire l'inno tricolore nell'intervallo delle partite che la nazionale italiana giocherà a New York, sperando che «Fratelli d'Italia» possa essere replicato fino alle finali di Los Angeles. Renzo Arbore sforna un'idea dopo l'altra, ma questa volta frena l'entusiasmo: «E' soltanto una proposta. Volevo mantenere segreta l'idea, ma c'è stata una spiata. E' vero, ne ho parlato con Matarrese e alla Federcalcio si sono resi conto che Arbore non è uno che vende fumo. Fin da ragazzo ho avuto una gran passione per gli inni, per le fanfare. Ho avuto sempre un grande affetto per questo di Mameli, un po' bistrattato. Si dice sempre che lo si vuole sostituire con il Coro del Nabucco, ma poi tutto resta come prima. Certo il testo non è dei migliori, ma io sono convinto che se lo cantano i ragazzi dell'Orchestra Italiana con le loro facce pulite, senza arrangiamenti di alcun genere e con emozione, l'inno diventi stimolante e creerebbe un contatto vero e sincero con gli italiani d'America, così come è avvenuto nella nostra recente tournée». Non c'è il rischio di suscitare risentimenti patriottici? «Ma no. Una volta "0' sole mio" fu scambiato per il nostro inno. D'accordo fu una gaffe diplomatica, ma la cosa in fondo piacque. Io stesso, ma in piena coscienza, ho inserito "Il Piave" nel disco "New Patetic", e l'inno dei lavoratori per il 1° maggio nel film "Il Papocchio". Era anche quella una espressione scherzosa e fu accolta bene». Ma l'Inno di Mameli ha un testo retorico... «Sì, le parole per la verità sono retoriche, ma la valenza dell'Inno non è letteraria e neppure musicale. E' affettiva. Cantato in coro, durante un avvenimento, avrebbe una valenza anche politica, se si vuole. Ed il mio irridubicile amor patrio ne trarrebbe giovamento. Io amo l'Italia dal Nord al Sud alle Isole, e in fondo credo, ma non so perché, l'Inno dei Mameli lo rap- presenti interamente». E se l'Inno fosse cantato anche da Pavarotti? «Ma no. Diverrebbe un'altra cosa. Assumerebbe un significato più serioso, lirico, meno popolare e alle¬ gro». Come è nata l'idea di Arbore e i Mondiali? «Dal desiderio di dare continuità alla festosa accoglienza americana. Ne ho parlato con Matarrese. Alla Federcalcio erano incuriositi dalla proposta. Avevano seguito il nostro trionfo americano, la trasmissione tv "Bianco, rosso, verde stelle & strisce" e si sono convinti che il progetto avrebbe potuto avere anche l'approvazione della Fifa». Non potrebbe essere considerata una proposta dissacratoria? «E perché? Dissacratorio non sarebbe mai. L'Inno ne uscirebbe rinfrescato e, cantato in coro, simpaticamente festoso. Credo anche che con Mameli, Arbore e l'Orchestra Italiana, la Nazionale azzurra arriverebbe alle finali di Los Angeles. In fondo io porto fortuna. Non è così?». Armando Caruso Renzo Arbore: «E' soltanto una proposta. Volevo mantenere segreta l'idea, ma c'è stata una spiata. E' vero, ne ho parlato con Matarrese. Fin da ragazzo ho avuto una gran passione per gli inni e un grande affetto per questo di Mameli, un po' bistrattato»