Israele e Olp stop al dialogo di Aldo Baquis

Continua la lite sul controllo delle frontiere. Re Hussein: Arafat è inaffidabile Continua la lite sul controllo delle frontiere. Re Hussein: Arafat è inaffidabile Israele e Olp, stop al dialogo Robin: d'ora in poi solo intese scrìtte TEL AVIV NOSTRO SERVIZIO Tra il leader dell'Olp Yasser Arafat e il premier israeliano Yitzhak Rabin regna in questi giorni una grande sfiducia. «Quando abbiamo concordato il ritiro israeliano da Gaza e da Gerico, intendevamo un ritiro vero e proprio, non umiliazioni», ha detto Arafat nell'intervista di Capodanno a radio Montecarlo. «Che sia chiaro: non accetteremo di essere rinchiusi in Bantustan o in ghetti. Israele deve comprenderlo». Ieri, durante la seduta del governo israeliano, è giunta la risposta di Rabin. «E' inconcepibile - ha detto - che intese raggiunte dal "comitato-ponte" (cioè dall'israeliano Shimon Peres e dal palestinese Mahmud Abbas - ndr) siano rimesse in discussione già all'indomani. D'ora in poi niente più intese verbali, solo per iscritto. Che sia Tunisi (dove si trova la direzione dell'Olp) a sudare un po'». All'origine dello scambio di battute vi è un documento elaborato la settimana scorsa al Cairo da Peres e Abbas, con la mediazione egiziana - che specifica le modalità di transito nei valichi di frontiera verso le zone di autonomia palestinese e le dimensioni di Gerico. Dicono gli israeliani: il documento è stato approvato dalla delegazione palestinese, che si è riser- vata di chiedere un parere definitivo ad Arafat. Rispondono i palestinesi: quel documento era tutto israeliano, non rifletteva il nostro pensiero... Adesso la macchina dei negoziati si è inceppata. La delegazione palestinese afferma di essere pronta a recarsi oggi a Taba (sul mar Rosso) per riprendere i colloqui da dove sono stati interrotti. Ma gli israeliani non ci saranno, a meno che non sia chiaro che il punto di partenza delle conversazioni sia appunto quel «documento del Cairo» che l'Olp ripudia. In un fax giunto a Gerusalemme nei giorni scorsi, Arafat ha fatto una lista delle corre¬ zioni che vanno apportate al documento. Il leader palestinese desidera che una forza internazionale sia dislocata nei valichi di ingresso verso Gaza e Gerico e che poliziotti palestinesi stazionino sul versante Ovest del ponte di Allenby, sul Giordano. Nella zona di Gerico, Arafat esige inoltre il controllo assoluto del monastero di Nebi Mussa, del punto del Giordano dove Gesù fu battezzato e del Lido, sulla riva settentrionale del mar Morto. A Rabin queste richieste sono apparse eccessive: non solo i palestinesi non controlleranno alcun confine ha detto a un ministro - ma anzi ne saranno distanti da tre a cin¬ que chilometri. Israele, dunque, prende tempo. In fondo - notano gli osservatori - a Rabin questa crisi con Arafat non dispiace troppo, dato che rafforza la sua immagine di fronte all'opinione pubblica interna che cominciava ad accusarlo di mostrare eccessiva arrendevolezza. Ai suoi collaboratori, Rabin ha detto che ((Arafat si comporta come se fosse a un bazaar». E anche il premier crede di conoscere le regole del gioco: a metà del mese il negoziato fra Israele e Siria dovrebbe riprendere quota, con l'incontro fra i presidenti Bill Clinton e Hafez Assad. Arafat che in questi giorni è accusato di «inaffidabilità» anche da re Hussein di Giordania - rischia di trovarsi ancora una volta isolato. Ma dietro alle scaramucce diplomatiche, l'accordo di Oslo fra Israele e Olp sembra reggere ancora. Arafat ha promesso un «cessate il fuoco» con Israele e in questi mesi gli uomini che dipendono da lui - salvo tre casi - lo hanno rispettato. E ancora ieri a Gaza l'esercito israeliano ha rimesso in libertà cinque «Falchi di Al-Fatah» catturati il giorno primo, mentre' perlustravano armati il campo profughi di Jabalya. Aldo Baquis Qui sotto il leader dell'Olp Yasser Arafat Sopra Rabin Nella foto grande l'arresto di un arabo a Gaza [foto rfuter]