Washington conquista la Marina italiana di Simonetta Robiony

Washington conquista la Marina italiana Washington conquista la Marina italiana Dice: «Alt alle armi nucleari». La Neri giurata: «Saremo terribili» VENEZIA. Maschio, nero, bello, eroico, perfino politically correct: è lui, Denzel Washington, pronuncia corretta, giurano, Denzel con l'accento finale, il primo divo del festival. E da divo fa il suo arrivo a Venezia. Protagonista di «Crimson tide», ovvero ((Allarme rosso», ambientato su un sommergibile nucleare americano, approda in Laguna su un sottomarino italiano, proprio davanti all'Arsenale. La trovata è di quelle pubblicitarie, immaginate più ad uso delle televisioni o dei fotografi che ad uso della folla e infatti mentre gli addetti ai lavori sono tanti e spingono, s'ammassano, sgomitano per catturare l'immagine migliore, la folla è scarsa e disinteressata, ferma per mera curiosità umana. «Chi è quello sulla torretta?» «Denzel Washington». «Chi?». «Un attore americano». ((Ah». Lui la sua parte la recita però fino in fondo. Se la marina americana, sconvolta dalla trama che prevede un ammutinamento, non ha dato collaborazione alcuna al regista Tony Scott, il fratello scemo di Ridley come l'hanno definito critici malvagi dopo il suo «Beverly Hills Coop II», la marina italiana, che nel film non viene neanche menzionata, ha messo a disposizione degli americani il sommergibile «Salvatore Pelosi» perché spupazzasse il gruppo sui canali e il cacciatorpediniere «Durand de la Penne» perché ospitasse la prima festa mondana di questa cinquantaduesima Mostra. Misteri militari. E così - giaccone preso in prestito dai nostri marinai, cappellino promozionale del film - Denzel Washington si affanna a salutare dall'alto della torretta telecamere e teleobbiettivi che poi manderanno in giro per il mondo la sua immagine e al cinema centinaia di migliaia di spettatori, a maggior gloria di Hollywood. Giornata di lavoro, questa al Lido, per il divo che per cenare in santa pace ha scelto il Gritti. E lavoro duro, scandito di mezz'ora in mezz'ora. Tant'è che, pur essendo l'attore, dai tempi di «Molto rumore per nulla» di Branagh, girato in Toscana, un sincero ammiratore del nostro Paese da cui va e viene e perfino un discreto conoscitore della nostra lingua, risponde a monosillabi, attentissimo soprattutto a non sbilanciarsi sul fronte della politica statunitense. Dunque, perché questo film? «E' una grossa opportunità artistica perché è basato su un con¬ flitto di caratteri dove l'altro, il mio antagonista, è Gene Hackman, uno dei migliori interpreti del cinema americano». Crede che il boicottaggio dei prodotti made in France servirebbe a fermare gli esperimenti nucleari a Mururoa? «Non so. Certo il mio personaggio non comprerebbe più prodotti francesi». Elei? «Io sono un uomo di pace e non di guerra: le armi nucleari non devono essere mai usate». Si sente l'erede di Poitier? «No» Come si sarebbe comportato Maialini X sul suo sommergibile? «Non ci sarebbe neanche salito». Donna, diafana, rossa, sottile, ma politically uncorrect dal punto di vista femnùnil-femmmista dopo lo scandaloso e nudo «Le età di Lulù» di Bigas Luna, è arrivata anche Francesca Neri, unica attrice nella giuria chiamata a giudi¬ care i film della Mostra. «Con Gillo ci vediamo sempre alle sfilate di Armani dove andiamo entrambi come spettatori. E' là che siamo diventati amici ed è là che ha saputo quanto mi piaccia andare al cinema. E saremo terribili», scherza. Ferma per un anno a causa di «Waterworld» il mitico film di Kevin Costner che fino all'ultimo avrebbe dovuto interpretare, Francesca Neri, quest'anno, è stata in giuria tanto a Taormina come a San Sebastian, abituandosi a difendere le proprie opinioni anche davanti a dotti studiosi e illustri maestri. «Con Kiarostami c'eravamo trovati a Taormina, quindi siamo come compagni di scuola. Con Martone avevamo concorso nella stessa Mostra due anni fa. Che ansie! Venezia è un festivaione, ma non mi fa paura». Prima riunione: nomina del presidente. Eletto Jorge Semprun, vice von Trotta. Simonetta Robiony Francesca Neri: dai nudi di Bigas Luna alla giuria della Mostra

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