Sartre-Aron rivali gemelli

i l caso. Tesi controcorrente in una nuova biografia i l caso. Tesi controcorrente in una nuova biografia Sartre-Aron, rivali gemelli Feroci contrasti, sentimenti comuni PARIGI DAL NOSTRO INVIATO Nascono nello stesso anno, il 1905. Stesse famiglie borghesi, stesse letture. Vanno a scuola insieme, all'Ecole Normale Supérieure. Fanno il militare insieme, al servizio meteorologico, e Aron è l'istruttore di Sartre. Sartre entra in università nel 1928 con una tesi su un saggio di Aron, Ragione e libertà. Aron parte per la Germania e raccomanda Sartre che lo raggiunge all'Università di Berlino. La guerra li vede dalla stessa parte, Sartre prigioniero, Aron a Londra, entrambi contro Hitler e Pétain. Autunno 1945: nella Parigi liberata, progettano di fondare insieme una rivista. Nasce così Les temps modernes... Due giganti del pensiero, due destini incrociati. All'apparenza due duellanti, in realtà «due anime gemelle». La sorte ha giocato con le vite di Raymond Aron e Jean-Paul Sartre, li ha fatti incontrare e scontrare per sessant'anni. Assieme all'inizio, assieme alla fine del viaggio, quando entrambi si schierano contro il totalitarismo sovietico, i due grandi finiscono per assomigliarsi, diventano uno l'immagine speculare dell'altro. E' la tesi di Sartre e Aron, una biografia incrociata che Jean-Frangois Sirinelli, cattedra all'Università di Lilla, studioso della storia degli intellettuali, ha scritto per Fayard e che sta per uscire in Francia. Due vite parallele che nessuno aveva mai accostato. Perché la coppia Sartre-Aron e non quella classica Sartre-Camus? Secondo Sirinelli, «i loro itinerari incrociati gettano una luce viva sulla nostra storia intellettuale». E sono più i punti di contatto che quelli di contrasto. All'inizio, il più a sinistra tra i due è Aron, socialista e pacifista. Sartre è sulle posizioni dell'amico ma è distratto, non teorizza ancora «il dovere dell'impegno». I loro sentimenti sono comuni: entrambi - sostiene Sirinelli - sentono di appartenere non soltanto all'elite della Normale, ma, all'interno di questa, a una super-élite. In tutto il corso soltanto tre allievi rinunciano alla borsa di studio: Aron, Sartre e Armand Bérard. Dopo la Liberazione, il lavoro nella rivista, fianco a fianco, entrambi bersaglio degli strali del partito comunista francese, agli inizi molto duro anche con Sartre. Poi, la rottura. Primavera 1946. Aron lascia Les temps modernes per Combat, poi per il Figaro. Agli occhi di Sartre, l'ex «petit camarade» è diventato un «serviteur de la bourgeoisie». In realtà, Aron si è schierato con le istituzioni borghesi e contro l'Unione Sovietica, e Sartre non gliel'ha perdonata. Eppure, sostiene Sirinelli, il duello tra Jean-Paul e Raymond non è certo l'unico a accendere quegli anni di guerra fredda tra gli intellettuali, Sartre litiga con Arthur Koestler, con Maurice MerleauPonty, con Albert Camus, con Claude Lefort, con René Etiemble: tutti, come Aron, formatisi a sinistra, ma decisi a non accettare l'allineamento del padre dell'esistenzialismo sulle posizioni del Cremlino. Divisi da Stalin, riuniti dall'Algeria: entrambi sostengono l'indipendenza della colonia, e Aron paga tanto coraggio con gli insulti e le minacce dei «suoi». Le due vite scorrono parallele anche negli Anni 60, quelli della consacrazione. Nel '63 Aron è ammesso all'Accademia delle Scienze morali e politiche, nel '64 Sartre vince (e rifiuta) il Nobel. Il '68 li vede su fronti avversi, e Aron soffre per le parole dure che l'(ex?) amico gli rivolge. Poi, il miracolo. La convergenza. Il riavvicinamento. Gli Anni 70, sostiene Sirinelli, vedono l'inversione progressiva dei personaggi, sotto la spinta della storia. Solzenicyn, il dramma della Cambogia, il crollo del comunismo: Sartre prende atto della fine delle sue illusioni, Aron si prende la sua rivincita, [al. ca.] ciliarli? «Io ero amico di Sartre, e avevo lavorato per dieci anni al Consiglio nazionale della ricerca scientifica con Aron, ci occupavamo di questioni strategiche. Sapevo che erano ansiosi di ritrovarsi. Così abbiamo organizzato quella conferenza. Non è stato difficile. Era il 1978. Poi siamo andati tutti e tre dal presidente Giscard d'Estaing, a chiedere la concessione di visti ai boat-people. C'è una foto storica che li ritrae assieme all'uscita, sulle scale del palazzo. Naturalmente, era la prima volta che Sartre saliva all'Eliseo». Si videro ancora in altre occasioni? «Sì. Fu durante quella memorabile serata che organizzammo al Teatro Recamier, il giorno dell'arrivo di Breznev a Parigi. Il segretario generale del pcus saliva all'Eliseo, Sartre e Aron ricevevano tutti i dissidenti russi esuli in Francia, da Maximov a Bukovskij. Con me c'erano anche Foucault, la Signoret, Eugène Ionesco e Yves Montand. E c'erano più televisioni per noi che per Giscard e Breznev». Ma perché due «anime gemelle» si sono detestate tanto? «Per tutta la giovinezza Sartre e Aron erano stati vicinissimi. La frattura avvenne nel 1947, attorno a De Gaulle. Aron era stato a Londra con il Generale e era un fervente gollista. Sartre invece lo detestava. Ma loro due non litigarono mai. Il fattaccio accadde tra JeanPaul e André Malraux. In un dibattito alla radio, Sartre definì De Gaulle "un piccolo Hitler". Malraux non ci vide più e gli diede uno schiaffo. Quel giorno Sartre la giurò a tutti gli intellettuali che stavano dall'altra parte. Tra loro c'era anche il suo vecchio compagno di scuola e d'armi, Raymond Aron». Aldo Cazzullo Li divise Stalin, li riunì l'Algeria: sessant'anni di duelli e amicizia A fianco Jean-Paul Sartre, sopra Raymond Aron: compagni d'armi e di scuola, ruppero i rapporti nel '47