Il popolo dei Nomadi Woodstock per famiglie di Gabriele Ferraris

Fans o fedeli? A migliaia seguono la tournée della band come un ideale di vita Fans o fedeli? A migliaia seguono la tournée della band come un ideale di vita Il popolo dei Nomadi Woodstock per famiglie In prima serata su Raidue, in autunno I bambini conduttori tv viaggiano a Cartoonia Con l'ospite vip in balia dei ragazzini A Franco Oppini il video della mattina CASDAL L'omino ha scarpe di tela, jeans con la piega, una polo blu; e baffi grigi affaticati dalla vita, e una chierica portata con dignità impiegatizia. E' mezzanotte e la famiglia dell'omino, moglie e figlia, giace stremata sulle seggioline da campeggio che l'omino s'è portato da casa; perché già fa freschetto in queste sere di fine agosto, non rischiamo pure il mal di reni di quattr'ore di concerto in piedi. Però, quando dal palco deborda l'onda d'urto di «C'è un re», l'omino scatta che pare un grillo, salta e batte le mani, e canta «c'è un re che non scende dal trono / c'è un re che non fa l'ultimo dono». Tutt'intorno a lui, cantano in quattromila. Cantano con i Nomadi. E' una liturgia che ogni sera si ripete, in un'infinita tournée. Nel '94 i Nomadi hanno venduto 140 mila dischi di canzoni nuove (e basta con 'sta menata degli Anni Sessanta...). E le hanno cantate in 150 spettacoli, per mezzo milione di persone d'ogni età e classe sociale: il «popolo nomade», versione italiana dei Deadheads, i mistici seguaci dei Grateful Dead. Una tribù di gente straordinariamente normale; uomini maturi e bambini frenetici, madri e figli, e ragazzine che uno s'immagina innamorate di un qualche Take That e che invece vedi li, faccette da sedicenni impunite, aspettare cinguettanti il saluto, la foto, l'autografo dopo il concerto. Già, i concerti. Piccole Woodstock per famiglie. Con i ragazzetti assiepati nelle prime file e, dietro, interi paesi. Piccole Woodstock nelle piazze e nei campi sportivi, dove i primi «nomadifolli» arrivano di buon mattino: sistemano i plaid, cavano dagli zainetti panini e carte da gioco, e aspettano. «Non so perché vengo così presto. Parlo con gli altri, siamo tutti amici. Mi piace, e basta» dice Attilio, studente di vent'anni, «al quindicesimo concerto», precisa orgoglioso. Tra i fans, il numero dei concerti visti fa grado. E c'è chi passa le ferie al seguito della band, chi si sciroppa centinaia di chilometri scappando trafelato dall'ufficio per fiondarsi chissadove, in qualche posto dimenticato da Dio e dagli uomini ma Hanno accesso ai Residence HAPIMAG esclusivamente i Soci. Per quest'anno con sole L. 150.000, per la durata di un intero anno e per tutta la famiglia, abbiamo studiato per i lettori della STAMPA esclusi dalla vincita dei prirr: due favolosi premi la possibilità di accedere ai nostri Residence per trascorrere meravigliose vacanze. 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Innalzano striscioni con le facce di Augusto Daolio - il Grande Nomade, il padre fondatore morto tre anni fa - e di Gandhi, che come accostamento sembra persin esagerato; però il nomadismo vive d'ideali. Ideali alla «vogliamoci bene», non aspettatevi raffinate analisi politiche. Piuttosto, concretezza: durante il concerto vedi i fans che vendono cuscini cuciti da una profuga bosniaca; altri raccolgono fondi per i bambini palestinesi, o per la ricerca sul cancro. Piazzano i loro banchetti, si fanno i missionari per una sera. Massi, è una Woodstock, ma del volontariato; niente droga, tanta pace, tantissimo amore. «Seguendo i Nomadi ho imparato la solidarietà», dice Luisa, trent'anni, un lavoro in banca. Sta firmando al non dai Nomadi; che suonano sempre, dappertutto. Ignorati dalla tivù e dai giornali, hanno messo le radici in quella provincia italiana che tivù e giornali ignorano. Alle tre del pomeriggio, nella piazza di Castagnole Lanze, gli ultras sono già un centinaio. Castagnole è un posto del Monferrato dove i Nomadi tornano ogni estate da vent'anni; e a Castagnole bisogna esserci, è un dovere per il fan nomade. Arrivano a grappoli, bande di stagionati easy ridere in Harley, mamme-papà-figli in station wagon, dozzine di gruppi organizzati che paiono soldatini con le loro brave magliette, «Ala Bianca Nomadi Club», «Fans Club Carmagnola», «Vogogna - Sempre presenti», e non so neppure dove sia Vogogna ma devono essere tipi tosti, a pren¬ STASERA L'ultima formazione dei Nomadi, una band che dopo trent'anni continua a conquistare fans di ogni età sempre (almeno si spera) a lieto fine. Audience alta, 4 milioni 203 mila spettatori l'altra sera. Ma anche «Go Cart» non si lamenta (3 milioni 110 mila spettatori lunedì): la conduttrice. Maria Monsé, è una simpatica ragazza dal vago accento siciliano, che presenta pregevoli cartoni d'epoca, riceve le telefonate del giovane pubblico, affiancata da un giovane disegnatore che inventa storie là per là. Visto il successo di «Go Kart», il direttore di Raidue Gabriele La Porta ha pensato di spingere a fondo sul pedale dei cartoni e dei bambini, grandi consumatori di televisione, non tanto, e non r >lo, il pomeriggio, ma anche in prima serata. Molti programmi di successo, infatti, ottengono un alto indice di ascolto proprio perché sono graditi ai ragazzini («Paperissima», «Scherzi a par te», «Scommettiamo che?»), e i ragazzini rappresentano un target assai appetito da programmatori e pubblicitari. Un'altra novità, sempre su Raidue, ma il mattino: ogni giorno un programma di due ore condotto da Franco Oppini, ex Gatto di vicolo Miracoli ma soprattutto ex signor Panetti, ex marito di Alba e padre di suo figlio. Da qualche tempo Oppini non si vedeva in televisione, godrà forse adesso della pubblicità di ritorno dovuta alla sua ex moglie? Come Veronica Pivetti, l'attaccata sorella del presidente della Camera? Lui almeno un passato collaudato ce l'ha. Dovrebbe condurre il programma che era l'anno scorso di Enza Sampò. E la Sampò? Non si sa. [s. n.l Un'Italia che ascolta quelle canzoni «che danno voce a chi non ha voce» e dove i cattivi sono i potenti, i mercanti d'armi, gli inquinatori, i tiranni. Le ascolta, e ci crede, convinta - lo assicura Matteo, operaio, ventitré anni - che «con un po' di bontà il mondo potrebbe andare meglio». Dal palco calano le prime note di «Auschwitz» e a Matteo s'illuminano gli occhi. Gli viene la faccia più buona che possiate immaginare. E alza il pugno chiuso nell'innocente saluto del Buonismo nomade. ROMA. Avete presente Roger Rabbit e la sua prorompente Jessica, quella che diceva: «Non sono cattiva, è che mi disegnano così»? Loro, gli attori e i personaggi animati, erano gli abitanti della fantastica Cartoonia, la città dei disegni colorati dove tutto è permesso. Adesso il «Viaggio a Cartoonia» lo fanno i bambini. In prima serata, su Raidue. Saranno i padroni della situazione, decideranno che cosa fare, loro e i loro ospiti, piccoli e grandi. Perché ogni sera ci sarà uno fra i cosiddetti «vip» disposto a subire le richieste dei giovani conduttori: non soltanto partecipare ai giochi, ma anche farsi lavare con la schiuma, per dire, se questo salta in testa ai padroni di casa. Primo ospite, Pippo Baudo, che potrebbe essere vestito come Gatto Silvestro, oppure come il suo omonimo Pippo (l'amico di Pluto & Paperino). Tutto ciò avviene grazie al successo di «Go Kart», il programma che per tutta l'estate ha fatto da traino al Tg2, con ottimo successo di ascolto, tenendo testa persino a quella piccola macchina da guerra che è «Paperissima sprint». Il piccolo programma, in onda alle 20,25 su Canale 5, ha preso il posto di «Striscia la notizia», sempre capitanato dal rosso Gabibbo, e con la gentile partecipazione di Miriana Trevisan (ex «Non è la Rai») e Gianni Fantoni, nel ruolo del bambolotto umano Ciccio Ciccio. Come nella «Paperissima» invernale, si trasmettono video amatoriali girati in tutto il mondo, con bambini che cadono, sportivi che si schiantano, gatti che inciampano, tutto Jessica Rabbit banchetto di Greenpeace, ha una T-shirt con il ritratto di Daolio e la scritta «Augusto, uno come noi». E forse questo spiega tutto. Loro, i Nomadi, sono l'altra faccia di questa gente, comune eppure diversa. Dal palco lanciano messaggi perennemente in bilico fra impegno e retorica, a un'Italia che non si vede ma c'è: un'Italia che sveltola la bandiera del Che e scrive lettere a «Augusto, in Paradiso». Gabriele Ferraris

Luoghi citati: Alba, Austria, Francia, Italia, Monferrato, Roma, Spagna