VENEZIA Nuovo cinema supermarket

La Mostra si apre oggi con «Allarme rosso» di Tony Scott, mentre al Lido sbocciano le prime polemiche La Mostra si apre oggi con «Allarme rosso» di Tony Scott, mentre al Lido sbocciano le prime polemiche IVENEZ Nuovo Cinema supermarket VENEZIA DAL NOSTRO INVIATO settembre li aspettano a Deauville; più o meno nello stesso modo andrà per Jennifer Jason Leigh di «Dolores Claiborne L'ultima eclisse», per «Apollo 13», per Sean Penn regista di «The Crossing Guard»: il primo settembre a Venezia, il nove a Deauville. Insomma, un tour quasi simultaneo di pubblicità semiratuita per kolossal o non olossal che usciranno subito sui mercati italiano, francese, dell'Europa meridionale: siamo qui per questo? Il direttore Pontecorvo ha proprio ragione, i festival I disastri della guerra nell'ex Jugoslavia sono così strazianti, così vicini; al Lido, se entri da solo in un ristorante capita che non ti diano da mangiare, calcolano che per un unico commensale e pagatore di conto non valga la pena di tenere occupato un tavolo, che non sia conveniente. Assai dolcemente, piano piano, con molte buone volontà, si scivola all'indietro? «S'è alzato un vento negativo contro la Mostra», dice il direttore Pontecorvo. Dice: «Il cinema mondiale è malato, giunto al secondo secolo soffre di declino creativo, per curarlo e aiutarlo a sopravvivere i festival debbono cambiare, venir svecchiati e rivoluzionati radicalmente». Intanto la Mostra taglia all'ultimo minuto di due milioni a testa i compensi dei suoi collaboratori, e si trova mutilata della Settimana della Critica organizzata dal sindacato dei critici cinematografici: durata per undici anni con intenti alternativi, segnata nell'ultimo biennio da una ferma opposizione alla Mostra, la rassegna risulta d'improvviso svanita, evaporata, polverizzata, s'è dissolta senza una parola di spiegazione e forse senza troppi rimpianti. Intanto, le istituzioni veneziane o nazionali paiono rispetto al festival remotissime, disattente, noncuranti: in fondo il cinema politicamente non interessa, in Italia mette insieme 100 milioni di spettatori in un anno, quanti tutte le tv possono raccoglierne in una settimana o anche meno; in fondo la Mostra è una faccenda da neppure 10 miliardi, troppo poco per suscitare forti appetiti o procurare vero potere; in fondo il governo attuale è tecnico, precario... Nella crescente localizzazione, si riaffonda in ripicche anguste, dispetti burocratici, baruffe chiozzotte, suscettibilità, inerzie, ostilità provinciali che le idee riformatrici e il cosmopolitismo elegante del direttore Pontecorvo faticano a sormontare. Circola ingannevole, nello struggimento dell'autunno precoce, l'aria moscia, domestica e sfiduciata d'ogni vigilia al Lido. Ma resta intatta la postmodernità che fa dei festival un grande supermarket dove c'è di tutto e di più, diventa sempre più accesa la frenesia promozionale intorno ai film americani: Denzel Washington avrà appena fatto in tempo a partecipare alla sera ta inaugurale della Mostra che deve ripartire per il festi vai Usa di Deauville, dove lui e «Crimson Tide-Allarme ros so» sono protagonisti il primo settembre; Kevin Costner e Dennis Hopper di «Water world» quasi non avranno modo di disfare le valigie, se il 31 agosto sono a Venezia il 3 Non ci sono politici: «Ma forse in passato ne avevamo troppi». Denzel Washington prima star americana in arrivo per l'inaugurazione. Con Lizzani si ricorda «Roma città aperta» sempre uguali a se stessi da quaranta o cinquant'anni salvo che per l'irruzione pubblicitaria americana vanno rinnovati, ripensati: però chissà se davvero possono mutarsi, come lui progetta, in minime repubbliche referendarie, in armoniosi assetti ugualitari dove ogni film che sia in concorso oppure no goda di par condicio, in piccoli parlamenti di riflessione & dibattito permanenti.

Luoghi citati: Deauville, Europa, Italia, Jugoslavia, Roma, Usa, Venezia