Hakan tristezza sul Bosforo

Il grigio esordio del bomber non preoccupa soltanto Sonetti e il Toro Il grigio esordio del bomber non preoccupa soltanto Sonetti e il Toro Hakan, tristezza sul Bosforo Giornali e tv d'Istanbul: «E' un eroe, se fallisce addolora tutta la Turchia» TORINO. I più delusi del grigio debutto di Hakan? Non Sonetti il sarcastico, non Calieri il pompiere, non i tifosi granata, ma i turchi. Sì, proprio i turchi: cioè i giornalisti venuti da Istanbul per assistere all'esordio dell'idolo della Mezzaluna calcistica nel campionato più celebre del mondo: domenica sera erano lo specchio della desolazione. Perché? vi domanderete, che cosa importa loro se il compatriota gioca bene o no? Forse che sono diventati sostenitori del Toro? No, la risposta è un'altra, e molto semplice: tutta la stampa turca ha fatto di Hakan il vessillo dell'onore nazionale all'estero, guai se il campione non si batte bene. Teniamo conto che in Turchia questo ragazzo educato e timido è un eroe: la vigilia delle fastose nozze con la bella studentessa Esra era stato ricevuto in pompa magna dal primo ministro, quando partì per l'avventura italiana gli imam (i sacerdoti musulmani) invitarono i fedeli a pregare nelle moschee «per il nostro amato Hakan perché abbia successo tenendo così alto l'onore della nostra terra all'estero». Considerato il miglior calciatore turco di tutti i tempi, il bomber è avvolto da una gloria che travalica i confini sportivi, è diventato un eroe nazionale, anzi l'Eroe nazionale. Perennemente assediato da taccuini e telecamere, circondato dalla sotterranea lotta di giornali e tv per avere su di lui un'esclusiva. Proprio le nozze sono diventate motivo di guerra tra i due principali canali televisivi, Atv e D: uno ha ottenuto i diritti per riprendere la cerimonia, l'altro s'è risentito e ha attaccato il padre dell'idolo: risultato, l'idolo s'è offeso, con gli «accusatori» del papà non parla più. Delusi i turchi. E, come Can Bartù, l'ex giocatore di Fiorentina, Venezia e Lazio, oggi santone della critica pallonara, anche arrabbiati con Rizzitelli: «Invece di tirare (occasione alla fine del primo tempo, ndr) doveva passare la palla ad Hakan che era solo al limite dell'area e avrebbe di sicuro segnato». Ad ogni modo, ieri, i giornali d'Istanbul, parlavano di «Hakan inefficace, era fuori forma, la luna di miele gli ha fatto male» ma le critiche erano meno dure delle nostrane. E, le pagelle italiane, zeppe di 4 e 5, sono state accolte con «oh» addolorati^ il sospiroso augurio: «Presto il campione vi farà ricredere, non può essere diventato il giocatore inutile che abbiamo visto a Firenze. Guai, sarebbe un dolore per tutti noi». I turchi imputano alle dolcezze postmatrimoniali la cattiva prova di Hakan: ma con levità, senza il sarcasmo di Sonetti («Il ragazzo sinora ha fatto gol in un'altra porta») che di sicuro non piacerà in Turchia. E, non è piaciuto nemmeno al fresco sposo. Domenica sera, mentre il Torino tornava a casa, se ne stava solo soletto nell'hotel fiorentino in cui aveva trascorso la vigilia della partita. Non aveva seguito i compagni perché ieri mattina, di buon'ora, è volato a Istanbul per unirsi alla Nazionale per l'amichevole con la Macedonia e, quel che più conta, la sfida della prossima settimana contro l'Ungheria decisiva per la qualificazione europea. Jeans, camiciola arabescata, sprofondato su una sedia della hall, tre prugne nella mano sinistra, il cellulare nella destra, barba lunga, voce bassa, il miglior calciatore di Turchia era, l'altra sera, l'immagine della solitudine e della sconfitta. «Ho giocato male, però datemi tempo, debbo abituarmi al vostro calcio. Con il Galatasaray si giocava sempre per vincere, qui Sonetti mi dice di inseguire il mio marcatore. La grinta? Non è un problema solo mio ma anche dei compagni». Informato della battuta di Nedone ha prima stiracchiato un sorriso, poi serio serio: «Il matrimonio non c'entra, è una cosa mia». S'è rasserenato solo nell'apprendere che anche Platini aveva impiegato mesi per far apprezzare le sue virtù e poi ha salutato il cronista prima stringendogli la mano e poi abbracciandolo e baciandolo sulle guance (educazione turca). Critico Sonetti, Calieri fiducioso, com'è naturale: «Calma, a Istanbul era un asso, credo ciecamente in lui». Il presidenziale pompiere s'accende solo un attimo: «Cosa, dice che Sonetti l'obbliga a curarsi del suo difensore? Ma se con la Turchia andava a fare il terzino...». Per chiudere, una voce di mercato proveniente da Roma «al Toro potrebbe tornare Cravero» affogata subito nelle generali smentite. Claudio Giacchino Hakan è a casa: tra una settimana guiderà la Turchia contro l'Ungheria. Il 7 settembre tornerà al Toro accompagnato dalla mamma e dalla moglie

Persone citate: Calieri, Claudio Giacchino Hakan, Cravero, Mezzaluna, Rizzitelli, Sonetti