Pavarotti «Muti pazzo No il matto sono io» di Armando Caruso

Pesaro, il tenore smentisce l'articolo del Sunday Times Pesaro, il tenore smentisce l'articolo del Sunday Times Pavarotti: «Muti pazzo? No, il matto sono io» PESARO. «Ho dato del matto a Muti? Proprio a lui, che è ancora uno dei pochi direttori d'orchestra che cura le voci dei giovani e dei cantanti più esperti con affetto e competenza? Ma smettiamola, queste corbellerie lasciamole dire ai giornali inglesi». Ma Pavarotti, il Sunday Times sostiene che lei ha dato del matto al tenore Roberto Alagna che vuol cantare il Trovatore e di conseguenza anche a Riccardo Muti che glielo fa fare. «Neppure per sogno. Semmai ho detto esattamente il contrario: che Muti oggi dedica, come facevano i grandi direttori di un tempo, Tullio Serafin, Gianandrea Gavazzerà, Quadri, almeno un mese di preparazione specifica ai cantanti e ai loro ruoli. Ho dato, è vero, simpaticamente del pazzo ad Alagna, perché è un giovane tenore, ed ha ancora tempo davanti per maturar bene un'opera così difficile come il Trovatore, ma era un consiglio affettuoso che darei a chiunque, non solo a lui che ha vinto il mio Concorso di Philadelphia. Non ho detto però nulla di più. Figuriamoci. Quello sì, sarebbe stato ingiusto e scorretto. E non credo faccia parte della mia sensibilità dire simili scemenze. Si ricordi l'insegnamento dato da Serafin alla Callas, a cui in tre mesi fornì la chiave interpretativa di "Traviata" e quello che Quadri diede a me, per un mese intero, in occasione del mio debutto nei "Puritani" con tutte le finezze di cui era capace. O quello, ancora, che Toscanini diede al baritono Giuseppe Valdengo, a cui insegnò il "Falstaff". Muti ha fatto la stessa cosa per "Traviata" con Alagna e la Fabbricini e ancora per "Rigoletto". Questo suo intelligente modo di lavorare è noto a tutti, ne è stato dato esempio anche dalla Rai, con special sulla preparazione delle due opere. Perché avrei dovuto contestare una verità?». I giornali inglesi ogni tanto la tirano in ballo con dichiarazione un po' forzata... «Oggi tutti si sentono in dovere di dire ciò che vogliono, senza riflettere. Evidentemente il giornalista del Sunday Times ha fatto una deduzione, ma è un problema suo». Caso chiuso con Muti. Lei ha anche detto che farà l'Otello in teatro, anche se non ha più l'età... «Farò l'Otello nel '97, ma anche questa è una decisione legata ad un artista che dopo tanti anni di carriera, esattamente trentacinque, vuol concedersi una follia: interpretare il Moro di Venezia». Il giornale inglese scrive anche che farà la Figlia del Reggimento, nella prossima stagione al Metropolitan, per festeggiare sia pur con un mese di ritardo il suo compleanno. Non le sembra anche questa un'altra follia? «Con i nove "do" in partitura. Questa sì, è pazzia pura. Ma fa parte del mio carattere. Pazzo so- no io, non certamente Muti. Pensi che non canto la "Figlia del Reggimento" in teatro da una ventina d'anni». E la prende così, allegramente? «Neppure per sogno, ho dei patemi d'animo che lei non immagina neppure. Ma assecondo la mia pazzia con ostinazione, è una sfida che devo vincere. Perché negarmela?». Pavarotti si riposa nella sua villa di Pesaro. Con lui non parliamo di flirt con segretarie più o meno giovani. Sono affari suoi. Ma del fatto che ancora una volta il tenore incontra il rock. Maestro, quali sono le ultime novità del Pavarotti International? «Il 12 settembre a Modena, terrò una serie di duetti speciali, che saranno presentati da Milly Carlucci su Raiuno. Il clou della serata sarà l'incontro con Bono, il cantante degli U2: il brano scelto è "Miss Sarajevo", che sarà eseguito con The Edge, chitarrista e mente degli U2, e Brian Eno. Con Zucchero canterò "Celeste Aida", con Jovanotti una versione di "Serenata rap" mixata con la "Mattinata" di Lconcavallo, con i "Duran Duran" "Ordinary World". Con i Chieftains (famoso gruppo irlandese) "Funiculi" Funicula". Con Dolores O' Riordan dei Cranberries l'Ave Maria di Schubert, e con Meat Loaf "Torna a Surriento. Può bastare?». Con l'incasso si costruirà un centro musicale a Mostar. Armando Caruso Riccardo Muti (foto grande) in partenza con la Scala per il Giappone e (accanto) Luciano Pavarotti che considera Muti particolarmente attento alle voci

Luoghi citati: Alagna, Giappone, Modena, Pesaro, Sarajevo, Venezia