Piratesse, terrore dei mari per frustratone di Fabio Galvano

Piratesse, terrore dei mari per frustratone li! Inghilterra il primo studio «in chiave femminista» sulle imprese delle sanguinarie corsare Piratesse, terrore dei mari per frustratone Uccidevano e depredavano, «vittime» dell'invidia del pene LONDRA DAL NOSTRO CORRISPONDENTE Con pece e catrame - canta la vecchia ballata - eran dure le sue mani una volta di soffice velluto. Salpava l'ancora, maneggiava il piombo e audacemente saliva in coffa». Indomite e battagliere, con pistolona, coltellaccio e cinturone, le piratesse erano il terrore dei mari; ma anche vittime della loro condizione di donne, secondo Jo Stanley autrice del libro Ardita in braconi (edito a Londra dalla casa editrice Pandora). I nomi femminili, nel mondo della pirateria, non sono molti; ma attorno alle Anne Bonny e alle Mary Read si è costruito, secondo la studiosa, un mito che male riflette la realtà di quei personaggi, approdati al mondo della pirateria per sfuggire a una vita grama. Nasce così la prima analisi femmini¬ sta di quell'universo fatto di arrembaggi e sinistri figuri, che soltanto la fantasia di Hollywood e la curiosità per l'insolito hanno dotato d'una vena romantica e spettacolare. Jo Stanley si definisce «una femminista socialista» e questo subito spiega l'ardore savonaroliano con cui affronta quella sua tesi, scomodando psicologia sociale e analisi freudiana per il primo trattatello in chiave femminista della pirateria femminile attraverso i secoli. Ecco allora la pirateria come «fenomeno fallico», paragonabile a recenti esperienze femminili di guerra (dal Golfo alla Bosnia). Con il pericolo - e le critiche infatti non sono mancate - di perdere di vista i fatti nel tentativo di farne spunti ideologici. Perché, per parafrasare lo stesso Freud, «talora una sciabola è soltanto una sciabola»; diventa assurdo e stucchevole domandarsi, come la Stanley se l'equipaggio femminile della mitica piratessa danese Alfhild «avesse il mestruo in sincronia». Su tale falsariga il fascino delle donne vestite da uomo e decise a correre i mari non "sta tanto nelle loro diaboliche imprese e nel loro spirito avventuroso. Sta piuttosto nel fatto che si tratta di «donne falliche», in abiti che offrono «un'imma- gine eretta e da ragazzo», soprattutto le brache che sono «una copertura per il fallo assente». Brandiscono le loro sciabole come «un pene particolarmente eccitante». Questo è il modo in cui la Stanley cerca di sollevare le «vere» donne dalla loro facciata folkloristica; e i risultati sono talora sconcertanti. Di Artemisia, regina di Alicarnasso che 2500 anni fa lanciò cinque navi contro i greci, si domanda per esempio «come fosse la sua voce». E i piedi: «Erano nudi?». E a proposito della guerriera danese Alfhild si domanda: «Che aspetto aveva, che odore, come si sentiva?». Per scoprire il vero carattere di Mary Read, e determinare perché decise di far parte della ciurma del capitano «Calicò Jack» Rackham, la Stanley ricorre a un'intervista parallela, fatta negli Anni Settanta a una prostituta in un porto inglese, come se le sue esperienze con i marinai potessero fare da guida e gettare luce sulle vicende e sulle sensazioni di una piratessa delle Indie di due secoli fa. Finisce che questa ricerca diventa un'ennesima interpretazione di quella che può essere la storia delle piratesse. E allora ha ragione un'altra studiosa, Julie Wheelwright, alcuni dei cui scritti appaiono accanto a quelli della Stanley, quando af¬ ferma candidamente che la cosa più interessante non è tanto il curriculum delle piratesse e la loro storia vera, quanto ciò che la tradizione ha fatto di loro. Al processo in Giamaica di Mary Read e Anne Bonny, le due sfuggirono alla forca riscoprendosi donne e dicendosi incinte; e forse per la Bonny, moglie di Calicò Jack, era vero. Così precisa la ricerca storica, ma già nel libro scritto nel 1724 da Charles Johnson - Una storia generale delle ruberie e delle uccisioni dei più celebri pirati - si registrano i toni della leggenda che, nel caso della Bonny, sarebbe anche diventata piuttosto gustosa. Con il marito avviato verso la forca, la piratessa sarebbe stata senza cuore: «Spiacente di vederti qui, ma se avessi combattuto da uomo ora non t'impiccherebbero come un cane». Fabio Galvano Una nave pirata

Luoghi citati: Hollywood, Inghilterra, Londra