Sigarette in diretta tv di Gabriele Beccaria

La difesa di Garanzini: «Abbiamo voluto ricreare l'atmosfera da bar sport» La difesa di Garanzini: «Abbiamo voluto ricreare l'atmosfera da bar sport» Sigarette in diretta tv Sotto accusa il Processo del Lunedì MILANO. «Il Processo del Lunedi», ora di calcio, di fumo e di polemiche. E' stato uno show nello show ed e finito sotto accusa. Modellata dai riflettori, una malsana nube azzurrina ha aleggiato imperterrita nello studio tv di Milano, disegnando soffi e sbuffi. E la serata, anzi la nottata, è andata avanti così in modo «politicamente scorretto», tra chiacchierate sulla prima giornata di campionato e miasmi perenni di nicotina. Provocazione per far arrabbiare i salutisti a tutti i costi? Distrazione dovuta all'ora tarda? Cedimento di reporter che alla boccata non riescono a fare a meno? Certo, quella presenza inattesa che galleggiava tra i volti di Gigi Garanzini e dei suoi ospiti, Alberto Bigon, Sandro Ciotti, Giovanni Galeone, Carlo Longhi, Gianni Mina, Gianni Mura e Giancarlo Padovan, ha fatto impressione e non pochi telespettatori stupiti si sono messi a protestare. Fumare sullo schermo è diventata la nuova moda? Bandita dai luoghi della quotidianità, la sigaretta sta rientrando in quelli virtuali della comunicazione? Allora Gianfranco Funari, il «giornalaio» famoso per alitare nicotina in faccia agli intervistati, ha fatto definitivamente scuola? «Anch'io ne ho "tirata" una si giustifica Garanzini - ma per carità non voleva essere una provocazione, semmai una trasgressione amichevole. Il nostro era fumo buono, buonissimo». La formazione dei «buonisti» vale la pena ricordarlo - schierava in ordine di frenesia Ciotti, Mura, Galeone e lo stesso conduttore. Dall'altra parte del tavolaccio subivano Bigon, Longhi, Mina e Padovan, che - dicono - non erano a disagio più di tanto. «Ho respirato volentieri. Era un fumo di colleghi, nobile, e poi chi ha una sigaretta tra le dita in genere assume un atteggiamento più meditabondo», ride Padovan. «Forse, a casa, qualcuno ha letto il "messaggio" in modo sbagliato, ma non mi sembra proprio che la trasmissione fosse un'istigazione al tabagismo. Era solo un modo per mettersi a proprio agio, e difatti a un certo punto ci siamo anche tolti la giacca». Insomma, fumo uguale libertà e relax. «Era mezzanotte passata e i ragazzini a cui avremmo potuto dare il cattivo esempio erano a letto da un pezzo», spiega Garanzini. «Visto che chi ti guarda da casa è già in pigiama, ci siamo adeguati. Una sigaretta non faceva male e, se è il caso, nelle prossime puntate potremmo aggiungerci anche un bicchiere di vino». Tutto è permesso al «Processo», che vuole immergere ospiti e telespettatori nell'atmosfera casereccia e un po' démodée da bar sport. «Mi hanno detto che non solo si poteva, ma che si doveva», si difende Sandro Ciotti. «Ho obbedito. Se fossi stato io il conduttore quel suggerimento non l'avrei dato, ma non esageriamo, non è mica eroina». «E poi - aggiunge Garanzini - quando inviterò Enzo Bearzot, pensate davvero che potrò impedirgli di stare lontano dalla sua pipa por un'ora e mezzo?». L'idea della trasmissione ai limiti dello sbracamento è venuta quando ha dovuto subire senza fiatare le angherie degli ingessati e vitaminizzati «ayatollah» d'America. «Ci ho pensato ai mondiali Usa dell'anno scorso. Fu terribile, non si poteva fumare neanche allo stadio, all'aperto». Il «Processo» è una vendetta postuma, ma con le porte spalancate anche a tutti quelli che il fumo non lo reggono. «La prima sera che dà fastidio, prometto che si smette tutti, e subito». Gabriele Beccaria Gianfranco Funari non ha mai rinunciato alla sigaretta durante le trasmissioni

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