Il giudice basta con i nomi

Scatta il segreto istnittorio. La Corte dei conti «boccia» le gestioni immobiliari Scatta il segreto istnittorio. La Corte dei conti «boccia» le gestioni immobiliari Il giudice: basta con i nomi Alleanza nazionale: «Sfrattiamo tutti i vip» ROMA. «E' illegittimo, oltre che immorale, pubblicare i nomi che compaiono negli elenchi delle case degli enti. Perché? Perché fanno parte degli atti dell'inchiesta». Invocata da molti, la magistratura è entrata in campo per verificare la legittimità degli Affitti d'oro. Ma questo significa che da adesso in poi l'inchiesta giornalistica deve lasciare il passo alla procedura penale. E per prima cosa ecco scattato il segreto istruttorio. Il procuratore aggiunto della Repubblica di Roma, Ettore Torri, ha fatto una severa ramanzina ai cronisti, ieri, sentendosi chiedere notizie di Affittopoli. «Attenzione - ha avvertito - da questo momento la pubblicazione degli elenchi entrati nell'indagine equivale a violazione del segreto istruttorio». Ma il procuratore Torri ha fatto di più. Con un telex ha intimato al ministero del Lavoro la riservatezza sugli elenchi. Basta con l'esposizione al pubblico ludibrio, dunque, di vip e anonimi cittadini, accomunati da un contratto d'affitto. Al procuratore non sono proprio piaciuti gli scoop a ripetizione. «Trovo immorale - ha spiegato - fare nomi e indicarli perseguitati dalla legge. Il fatto di avere un immobile di un ente previdenziale in affitto non è di per sé un reato. E' prematuro anche parlare di illeciti». Al momento non ci sono indagati. Il colonnello della Finanza Walter Cretella cura le indagini. Avverte che saranno tempi lunghi. «Ma non è escluso che l'indagine sia allargata anche ad altri enti pubblici», dice Torri. E intanto il ministro del Lavoro, Tiziano Treu, ha insediato una commissione d'inchiesta. A presiederla sarà Mario Napolitano, presidente di sezione del Consiglio di Stato. La commissione entro il 30 settembre dovrà accertare i criteri che i singoli enti si sono dati in materia di assegnazioni. Quindi procederà a verificare la concreta applicazione. Comunica il ministero che hanno risposto diciassette enti: Inps, Inail, Inpdap, Enpaf (farmacisti), Enpam (medici), Ipsema (marittimi), Enpacl (consulenti lavoro), Enpaia (impiegati settore agricolo), Enpav (veterinari), Enasarco (agenti di commercio), Enpals (spettacolo e sport), cassa geometri, cassa avvocati, cassa notai, cassa commercialisti, cassa ingegneri, Inpgi (giornalisti). Ma forse non è finita qui. Lo Iacp, ad esempio, gestisce ben ottocentomila appartamenti che rendono - secondo dati ufficiali - in media 100 mila lire al mese. Le assicurazioni fanno sapere che non pubblicizzeranno elenchi. Il Comune di Milano annuncia che al più presto divulgherà il nome dei suoi affittuari, ma limitatamente agli immobili di prestigio. E Maurizio Gasparri (An) già indica la nuova frontiera dello scandalo: il patrimonio immobiliare delle banche. In una casa della Bnl, ad esempio, vive Fausto Bertinotti. Gasparri chiede di saperne di più e insiste: «Invitiamo il Presidente Dini a valutare la possibilità di sfrattare immediatamente dai loro alloggi degli enti pubblici tutti gli esponenti della nomenklatura politica e sindacale». E mentre si moltiplicano le «indicazioni», le smentite e le precisazioni - su tutti il deputato Adolfo Urso (An): «Abito in una casa Inpgi dall'81. Dallo stesso anno sono giornalista professionista. Attualmente pago un canone secondo i patti in deroga e non ho proprietà. Non vedo dov'è lo scandalo». Si fa sentire Nino Cristofori, ex ministro del Lavoro, padre della contestata circolare che mantiene in vita l'equo canone per gli appartamenti degli enti pubblici. «La mia circolare nacque da un accordo di tutti gli enti, sindacati e associazioni dei rappresentanti degli inquilini. Lo rifarei ancora». Infine interviene anche la Corte dei Conti con una pesante requisitoria. I magistrati contabili osservano che «le ipotesi di ricorso alla trattativa privata per le concessioni, le valutazioni vistosamente incongrue effettuate dagli uffici tecnici, la violazione dei criteri stabiliti per la formazione delle graduatorie degli aspiranti e per la rideterminazione dei canoni annui, fanno intendere come il sistema nonnativo e amministrativo non dia garanzie sulla congruità dei comportamenti adottati». Francesco Grignetti «Non esistevano regole scritte. Più che i partiti facevano pressioni i singoli potenti» «Equo canone un errore. Nell'istituto ci sono risse» «Equo canone un errore. Nell'istituto ci sono risse» Così dieMilitello: me A sinistra, Giacinto Militello, ex presidente Inps. Sotto l'attuale presidente Gianni Billia e Nilde lotti Il ministro del Lavoro Tiziano Treu ha insediato la commissione d'inchiesta

Luoghi citati: Comune Di Milano, Roma