Tre lunghi anni di terrore
Tre lunghi anni di terrore Tre lunghi anni di terrore I serbi sparano nel mucchio E' uno stillicidio di omicidi 27 moggio 1992. Erano usciti la mattina presto con la speranza di trovare almeno un po' di pane. Donne, uomini, bambini, più di duecento persone in coda al mercato di via Miskina, una delle strade centrali di Sarajevo. Alle 12,15 un boato, poi un'esplosione di sangue, di lembi di carne umana martoriata. Entrano anche in azione i cecchini, che prendono di mira i feriti. Il bilancio della strage - provocata da tre granate serbe - è di 17 morti. 22 gennaio 1994. Sei piccole vittime: tre bimbe e tre maschietti, dai 6 ai 12 anni di età. Dilaniati da una o più granate mentre stavano giocando sulla neve. E altri due bambini che rimangono gravemente feriti. Da tre giorni a Sarajevo non si sparava quasi più. I bambini avevano avuto il permesso dai genitori di uscire finalmente un po' in strada con due vecchie slitte per divertirsi sulla neve. Il micidiale ordigno viene sparato dal vicino quartiere di Nedzarici, controllato dai serbi. 5 febbraio 1994. Una sola esplosione per la più agghiacciante carneficina di Sarajevo dall'inizio della guerra: 68 morti, oltre 200 i feriti tra le persone che affollavano il mercato all'aperto di Markale, nel pieno centro della città. E' da Apocalisse lo scenario di quella fredda mattina di febbraio: corpi devastati e sangue tra le bancarelle, urla di dolore, di rabbia e di disperazione. Una strage rimasta senza autore: l'Orni dichiarò che era impossibile stabilire chi avesse sparato l'ordigno.
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