Le cene dorate di Mosca

Le cene dorale di Mosca Proliferano solo locali di lusso in una città piena di poveri Le cene dorale di Mosca Minimo 100 dollari per il ristorante REPORTAGE L'ULTIMA RIVOLUZIONE SMOSCA ARA' questo, al primo piano dell'Hotel National, identico a tutti gli altri «Maxim» del mondo. Stesso décor, stessa cucina, stesso stile, stessi prezzi. Astronomici, perché è l'unico modo per difendersi dall'orda dei clienti comuni. Pierre Cardin l'ha inaugurato alla presenza delle massime autorità russe. Ma presto ha dovuto accorgersi che non sono i prezzi astronomici a garantire clientela raffinata. Al contrario. Almeno a Mosca più le cose costano più fanno gola ai parvenus. E poiché la notte è loro, di quelli che viaggiano con la scorta armata, il «Maxim» di Mosca non è uguale a quello della Rue Royale, dove cenavano i principi Golizyn, gli Orlov, i membri della famiglia imperiale russa. 120 posti a sedere, 63 camerieri e cuochi (per ora tutti francesi, poi si vedrà), è il primo ristorante «veramente di lusso» di tutta l'Europa orientale. Le premesse sono esaltanti. Ma ci si chiede come potrà far mordere la polvere al lusso straripante di quelli che ci sono già. All'eleganza dell'arredamento dello Jakor (Ancora) dentro l'Hotel Palace, per esempio, o all'Hotel Savoy, o all'Hotel Baltchug. Tutti nati in questi ultimi anni, dove un «primo» varia dai 15 ai 20 dollari, un «secondo» dai 25 ai 50, una bottiglia di Cabernet o di Bardolino non costa mai meno di 50 dollari e sale normalmente a 70-80. Non sei ancora seduto con il tuo commensale e hai già speso 100 dollari. Se poi aggiungi che il posteggio della macchina, fuori, ti costa una ventina di dollari, capisci subito che una serata nel lusso moscovita è impresa che possono permettersi solo gli stranieri (danarosi) e quelli, russi, con la guardia del corpo. Basta vedere le marche di auto ai parcheggi. Ma i clienti non mancano. Di questi luoghi di perdizione (dove cioè si perdono soldi a palate) se ne contano ormai un centinaio. Ma ce n'è ormai per tutti i gusti e per tutte le borse, relativamente parlando. Gl'italiani sono in testa con una decina di ristoranti e trattorie, costose ma accessibili a un pubblico medio. Il «Pescatore» ha figliato una intera nidiata. «Stelle del Pescatore», «Capriccio», «Club Italiano», «Pomodoro» e altri. Gli americani, c'era da scommetterci, spadroneggiano nei fast food, con i McDonald, i «Pizza Hut», i «Tren Most». I cinesi vengono buoni terzi con una decina di ottimi ristoranti a prezzi decenti. Ma ci sono ormai tutti: dagl'indiani (Delhi e Bombay) ai vietnamiti, dai coreani ai tedeschi, svizzeri, inglesi e irlandesi (Rosie O'Grady's), spagnoli («El Rincón Espanol» e parecchi altri). Serbi, sloveni, arabi. E' l'internazionale dell'abbuffata. Ma non più quella dei «Paesi fratelli». I ristoranti dei tempi sovietici resistono a fatica a questa concorrenza spietata dei nuovi arrivati: le vecchie abitudini scontrose permangono, il servizio ..lascia a desiderare, della,, qualità dei cibi non ne parliamo.' Ex amici ed ex nemici si sono invece portati dietro i loro maìtres arcigni (non con i clienti, ma con i camerieri) che non lasciano sfuggire la minima violazione al principio sacro del «cliente che ha sempre ragione». Insomma, fatti "salvi i prezzi, finalmente si può mangiare fino a tardi. Sono finiti i tempi in cui alle nove di sera il portiere ti cacciava via in malo modo perché «la cucina è chiusa» e potevi piangere in arabo ma non saresti più entrato. Salvo pagandogli una mancia sostanziosa. Tardi significa tutta la notte, specie nei casinò (una quarantina), dove puoi farti una cena compieta anche alle 4 del mattino, avendo al tavolo a fian¬ co, con buona probabilità, un giovanotto ceceno e un mazzetto di splendide; ragazze russe invitate, naturalmente da lui, che cenano a base di Cordon Bleu, Dom Perignon e Veuve Clicquot. Oh se si vive, a Mosca, nel post perestrojka! «Up cVDown», dove per accedere la prima volta devi acquistare una carta di credito del valore di 500 dollari e se azzardi 0 rischio di guardare «lo spettacolo più porno del mondo» seduto al ristorante puoi stare certo che quei 500 dollari non saranno sufficienti. Lo spettacolo è davvero oltre il limite della decenza, la promessa è mantenuta. Le ragazze, belle al punto giusto, i giovanotti dalla nudità glabra sventolano tutto lo sventolabile sotto il naso dei clienti. Ma l'infarto lo si corre quando arriva il conto. Cardin non riuscirà a batterli, almeno nei prezzi. Ma bisogna dire che un grande progresso è stat» compiuto. Ai tempi dei tempi in Unione Sovietica ristorante e balera erano più o meno la stessa cosa. L'orchestra imperversava, i decibel finivano nel piatto, parlare con il commensale era impossibile anche nei posti più chic dell'epoca. «Metropol», «Budapest», «Havana», «Inturist» erano equipollenti. Muovere le gambe e le mascelle era la stessa cosa. E, del resto, il cibo non era la faccenda più importante. Adesso, invece, le orchestre sono sparite. Le atmosfere ovattate permettono il chiacchiericcio, le luci soffuse ti danno la privacy necessaria. Per trovare l'atmosfera russa, cioè il complessino a megadecibel, gli ubriachi fradici che danzano Kalinka, bisogna tornare all'antico, allo «Slavianskij Bazar», o al georgiano «Aragvi», o all'«Uzbekistan», o al «Pechino». Ma è ormai un altro mondo, di asteroidi sparsi che viaggiano su orbite periferiche e lontane. I nuovi pianeti del «Palace», del «Penta», dell'«Aerostar» sono astronavi luccicanti che illuminano le strade di Mosca. Ma se vuoi ancora mangiare come un tempo (ora non più perché non c'è proprio da mangiare laggiù) si faceva a Tbilisi, innaffiando col Kinzmarauli, il vino di Stalin, sali al quarto piano dell'hotel Moskva, l'unico che è rimasto tetragono a ogni cambiamento. C è una trattoria georgiana che quasi nessuno conosce: due stanze, prezzi modici. Non ha un nome; né un'insegna: La padrona ti coccolerà come un figlio, sarai un ospite come nelle tradizióni contadine. E' l'ultimo mohicano, duro a morire, sulle praterie culinarie conquistate dall'Occidente. Giulietta Chiesa Cardin ha aperto un Maxim: è il ritrovo dei nuovi ricchi Grosse auto, belle donne e lusso sono abituali nei locali frequentati dai «nuovi ricchi» russi

Luoghi citati: Bardolino, Budapest, Mosca, Pechino, Unione Sovietica, Uzbekistan