«fumerò hashish in piazza» di Francesco Grignetti

«fumerò hashish in piana» Oggi la provocazione nella capitale «per protesta contro la legge sulla droga, che va abolita» «fumerò hashish in piana» Pannella: pronto a farmi arrestare IL CASO LA «GUERRA» DEGLI ANTI PROIBIZIONISTI VROMA ENT'ANNI dopo, riecco il moschettiere Marco Pannella che torna allegramente a delinquere. E' una provocazione, per carità. La classica disobbedienza civile dei radicali. Però oggi, secondo quanto annunciato, esattamente come accadde nel luglio 1975, Palmella e i suoi si fumeranno in piazza una «canna» a base di tabacco e hashish. Lo fanno per protestare contro la legge sulla droga, che i radicali vogliono abolire per referendum. Obiettivo: «Costringere al dibattito, all'attenzione, a nuove soluzioni». «Probabilmente sarò arrestato», spiegava ieri Pannella in una conferenza stampa. E già strideva la contraddizione tra l'annuncio, tipico dei radicali prima maniera, e i modi di oggi: eleganza da gran signore, capelli imbiancati, in rotta (ma non troppo) con Silvio Berlusconi e il Polo, sigarette leggere, «dominus» della sala stampa di Montecitorio. Ma tant'è. Né si pensi che l'attuale status possa salvarlo dalla cella. «La Costituzione - ricorda ancora Pannella - stabilisce che, in flagranza di reato, scatta l'arresto per il parlamentare come per il cittadino». Questa mattina, dunque - secondo quanto annunciato - a piazza Ippolito Nievo, accanto ad uno dei tavolini dove si raccolgono le firme per i prossimi 18 referendum, Pannella «terrà un'iniziativa diretta e nonviolenta di disobbedienza alle at¬ tuali leggi proibizioniste». In pratica, invoglierà i passanti a condividere con lui una sigaretta «condita» all'hashish. «Secondo la prevalente lettura e interpretazione - precisa - sono reati che comportano pene da dieci a vent'anni». Per essere sicuro che la sua iniziativa non passi sotto silenzio, il movimento Pannella ha provveduto anche a autodenun- ciarsi preventivamente. «Non vorremmo che i signori in calce incorrano in omissioni», chiosa lui, ironico. Di qui una dotta lettera al ministro dell'Interno, al Guardasigilli, al procuratore generale della Repubblica di Roma, al prefetto e al questore di Roma. Tutti avvisati che i radicali avranno in tasca una certa quantità di hashish, se la fumeranno, la offriranno ai passanti. «Violeremo pubblicamente diverse norme della legge, associati fra noi e al fine di commettere una serie indeterminata di reati». Niente male, come annuncio. Esattamente vent'anni fa, Pannella finì a Regina Coeli per molto meno. Ieri ricordava: «Non firmai la richiesta di scarcerazione finché i presidenti delle due Camere non dichiararono ufficialmente che si sarebbe votato al più presto. Il Parlamento approvò la legge a novembre». E nacque così la famosa legge che depenalizzava la modica quantità e l'uso personale. «Migliaia di giovani, colpevoli solo di aver fumato uno spinello, uscirono di carcere grazie a noi». Il partito radicale, a quell'epoca, non era ancora entrato in Parlamento. «Ma già all'epoca, consentitemi di ricordare, facevamo una campagna referendaria e ottenemmo a suon di digiuni una serie di conquiste: il voto ai diciottenni, il nuovo stato di famiglia, l'aborto». La legge sulla droga, però, nella forma «conquistata» dai radicali, fu rimessa in discussione qualche anno fa. Come si ricorderà, è la famosa legge Jervolino-Vassalli, già emendata notevolmente nel corso degli anni, che annullava la depenalizzazione e introduceva le sanzioni amministrative e penali anche per i consumatori di droga. «Fu un'imposizione terroristica del proibizionismo craxiano e almirantiano: una politica criminale», commenta Pannella. Che però ha una postilla amara da aggiungere, indicando le nuove leve radicali che lo attorniano: «Si dice che è sventurato quel Paese che ha bisogno di martiri e eroi. Nessuno tra noi ha la tempra e la cultura dell'eroe». Francesco Grignetti Marco Pannella. A lato il Guardasigilli Filippo Mancuso

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