Caro Berio giochiamo al teatro

Saggi, carteggi, interviste: un volume celebra il compositore cui Torino dedica Settembre Musica Saggi, carteggi, interviste: un volume celebra il compositore cui Torino dedica Settembre Musica Caro Berto, giochiamo al teatro Le lettere inedite di Calvino librettista STORINO ORRISPONDENZA fra due grandi della cultura italiana di fine secolo. Italo Calvino che scrive a Luciano Berio. E' il 1981. Lo scrittore parla al musicista del lavoro al quale sono entrambi intenti e che diventerà l'opera, o meglio l'azione musicale, come Berio preferisce chiamarla. Un re in ascolto. Andrà in scena nel 1984 a Salisburgo per poi passare trionfalmente per Vienna, Milano, Londra, Parigi. Quando Calvino scrive questa lettera inedita, di cui anticipiamo qui accanto un brano, è ancora il momento della discussione - fervida, creativa - fra librettista (Calvino) e musicista (Berio). Scambi di opinioni, proposte, botta e risposta riportati dallo scrittore e inframmezzati da brani del diario di Kafka. La lettera fa parte dei molti testi raccolti nel volume Berio, curato da Enzo Restagno e in uscita nelle prossime settimane, per i tipi della Edt. Sono mesi di celebrazioni per Berio. Il musicista infatti compie settant'anni. Gli omaggi si susseguono. Fra gli altri, un Leone d'oro alla carriera alla Biennale musica di Venezia; un concerto celebrativo, con polemiche anti Chirac, al Festival Romaeuropa; una nuova opera, Outis, nella prossima stagione alla Scala. Il musicista è ospite d'onore anche di Settembre Musica che prende il via sabato prossimo. Non poteva esser che lui infatti quest'anno il compositore contemporaneo cui, per tradizione, il festival musicale torinese dedica, in ogni sua edizione, un ampio medaglione. L'omaggio si svilupperà in varie tappe. Un convegno, sabato 9 settembre, cui saranno presenti Edoardo Sanguineti e Roman Vlad. Cinque concerti, dal 9 al 14 settembre. E infine il volume curato da Restagno per la Edt che raccoglie una serie molto ampia di testi critici, interviste di vari autori e due lettere inedite di Calvino. Ise. tr.] 10 dicembre 1981 I 'ARO Luciano (..) I KAFKA: - Diario. 5 novem- I libre 1911. «Sto seduto in \é I camera mia, nel quartiere generale del chiasso. Odo sbattere tutte le porte: solo il loro rumore mi evita di sentire i passi che corrono dall'una all'altra... Scorre la sbarra della porta d'entrata, stride come se avesse mal di gola, s'apre con una breve nota d'una voce femminile poi si chiude con un tonfo sordo, maschile, che risuona senza alcun riguardo. Mio padre è uscito; comincia ora il rumore più delicato, disperso, disperante, intonato dalla voce dei due canarini. Vorrei aprire uno spiraglio della porta, strisciare come una vipera nella stanza vicina e dal suolo chiedere alle mie sorelle e alla loro governante che stiano un po' zitte[»]. Io: - Il libretto allora potrebbe essere questo, sta a sentire. Un re che tende l'orecchio in una reggia deserta. Teme una congiura. Tende l'orecchio ai passi delle sentinelle, agli squilli di tromba... Ogni rumore insolito potrebb'essere la minaccia dei nemici... II re: - Un re è abituato ad ascoltare con gli orecchi degli altri... Quando deve usare i propri orecchi cogliendo gli echi del palazzoorecchio nulla lo rassicura... Coro: -1 fatti sono sottili come soffi... possono insinuarsi infiltrarsi farsi strada... sussurri, sibili, indiscrezioni, indizi... Io: - Il re si confida solo col suo vecchio scudiero, che è sordo. Scudiero: - Gli informatori insinuano, però... Il re: - Cosa? Scudiero: - Non so... Sento che parlavano della regina. Non ho inteso bene... Il re: - Doralice? Coro: - Tu la credi fedele... Tu la credi... fedele come moglie... come regina... Ci sono indiscrezioni, indizi, voci... Il re: - Sento i suoi passi... Sembravano avvicinarsi... Ora s'allontanano... dove va? Voce di donna che appare e scompare nel labirinto, inseguita da uomini. Tu: - Questo va bene come situazione, in senso generale, però adesso dovresti trasportare tutto in un altro ambiente, con un altro linguaggio... Non puoi mica fare un libretto da vecchio melodramma, non ha senso, capisci..; Io vorrei un'immagine del potere contemporanea... Per esempio il direttore d'un teatro d'opera... Tutta l'azione potrebbe svolgersi in un teatro... Kafka: - Diario. 9 novembre 1911. L'ho sognato l'altroieri. Tutto era teatro: io stavo ora su in al¬ to, nel loggione, ora sulla scena. L'attrice era una ragazza che alcuni mesi fa m'era piaciuta: vedevo il suo corpo flessibile nel momento in cui s'afferrava terrorizzata alla spalliera d'una sedia... A un certo momento lo scenario era così grande che non si vedeva più nulla, né palcoscenico, né platea, né buio, né luci... Rappresentavano una festa imperiale e una rivoluzione. Della festa dapprincipio non si vedeva nulla; comunque, erano quelli della corte che se n'erano andati a una festa; e nel frattempo era scoppiata una rivoluzione... la folla aveva invaso il castello... Ecco che tornavano le carrozze dei cortigiani per la Eisengasse, velocissime. Mi passò accanto una torma di gente, in maggioranza spettatori del teatro... e in mezzo a loro una giovane che conoscevo... Tu: - No, la festa, la rivoluzione, l'abbiamo già fatta... nella Vera storia... Io: -1 sogni si ripetono... Tu: - Un sogno, un sogno in un teatro... Io:- Ecco: il direttore del teatro ha fatto un sogno... Il direttore del teatro: - Ho sognato un teatro, un altro teatro, esiste un altro teatro oltre il mio teatro (pezzo già scritto). Io: - Egli sogna di raggiungere una donna che non è altro che il fantasma d'una voce. Voce di donna: - C'è una voce nascosta tra le voci (pezzo già scritto). Tu: - Sì, questo potrebbe essere uno spunto... ma nello stesso tempo c'è tutto quello che avviene dietro lo scenario, tra le quinte, la sera d'una prima... (azione). Io: - Un teatro in cui cova il malcontento contro il direttore. Gli ingranaggi del grande meccanismo s'inceppano. Si scorgono i segni minacciosi della disgrega¬ zione, (azione). Tu: - E nello stesso tempo anche l'opera che vier? rappresentata sulla scena, dove appare il potere come i Boiardi del Boris, i Grandi di Spagna del Don Carlos... Io: - A questo punto io prevedevo un re che ascolta una voce che viene da sottoterra. Il re tiene prigioniero nei sotterranei il suo predecessore di cui ha usurpato il trono. No, è solo lo scudiero sordo che sente quella voce. Il re non ha orecchi per il lamento che viene dalla cella. Tu: - Preferisco il sogno del direttore... Direttore: - C'è una porta, la porta degli artisti... la porta che dà direttamente, dove?, c'è un passaggio (pezzo già scritto). Voce di donna: - (duetto già scritto). Io: - Continuo a leggere l'Enciclopedia. Il secondo tipo d'ascolto è una decifrazione: quel die cerchi di captare con l'orecchio sono dei segni, in base a certi codici. Prima della scrittura, prima della pittura rupestre, ecco la riproduzione intenzionale d'un ritmo, caratteristica dell'uomo. Ciò che è ascoltato non è più il possibile (minaccia, desiderio) ma il segreto, ciò che sta sepolto... il mondo occulto degli dèi... Il re: - Lo spazio del palazzo è descritto dai suoni, e anche il tempo, le ore calme e le ore ansiose. Il direttore: - Dov'è il mio posto? Sciismo il disturbo... (pezzo già scritto). Io: - Per finire, dice Roland Barthes: «il terzo tipo d'ascolto ha luogo in uno spazio intersoggettivo, dove "io ascolto" vuol dire anche "ascoltami", "una significanza" rilanciata all'infinito, nell'inconscio...[«.] Il re: - Tèndo l'orecchio al brusio che sale dalla città: arrivano rumori frantumati, indecifrabili; ascoltarli è riposante. Se tendo l'orecchio forse potrò cogliere un richiamo, un presagio, come dalla bocca d'un oracolo. Voce di donna (canta un'aria). Tu: - E allora? Io: - Questa sarebbe la fine del primo atto. Tu: - Un atto, questo? Io: - Diciamo allora la fine della prima lettera. Non mi resta che chiudere coi saluti più affettuosi, dal tuo Italo Italo Calvino // «laboratorio» di due grandi: nasce fra Barthes e Kafka l'opera «Un re in ascolto» a .appi- ..<«* ' .-■>■.-:-■ ' - Qui accanto Luciano Berio;

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