Una torta per il «terzo uomo»

Una torta gli hotel letterari. Da Schnitzler a Greene, la Vienna dei misteri Una torta Nel '48 arrivò il re delle spy-stories: fu la folgorazione scrittore Friedrich Torberg, come si può vedere dal suo spiritosissimo scritto Sacher e contro-Sacher. Stufo dell'eterna e stucchevole questione, non risolta ancora oggi, sull'originalità della Sachertorte, che a lui fra l'altro non piaceva, si di \per il «terzo uomo» E-, VIENNA / celebre in tutto il mondo per la torta a cui ha dato il nome, ma non è né il più I antico né il più grande della città. In compenso l'Hotel Sacher, sorto nel 1876, è il più prestigioso e ricco di memorie. Il suo fondatore, Eduard Sacher, era figlio di quel Franz Sacher che nel 1832, come cuoco di Mettermeli, aveva inventato il famoso dolce. Eduard morì nel 1892, ma già da tempo l'anima e l'animatrice dell'albergo era diventata la moglie Anna, che lo diresse per cinquant'anni e lo portò a fama internazionale. Piuttosto atticciata, tutt'altro che bella, Anna Sacher, vissuta dal 1859 al 1930, era una donna energica e dalle maniere spicce. Con aria caporalesca e fumando continuamente il sigaro, si aggirava come un cerbero per le varie stanze e faceva scattare non solo il personale di servizio, ma anche i clienti che non si comportavano come voleva lei, compresi gli arciduchi. «L'Hotel Sacher sono io - diceva - e nessun altro!». Ecco come ce la descrive un testimone: «E' una dama patrizia con cuffia e grembiule bianco. Tra lei e i suoi aristocratici clienti esiste una sorta di dimestichezza intima e cordiale, però solo da parte della signora Sacher, la quale sa sempre tenere la distanza». In realtà lei era figlia di un macellaio e non aveva nulla di patrizio; ma seppe farsi strada e, da brava viennese, riuscì anche a fabbricarsi una patacca di nobiltà. Ma se lei diceva «il Sacher sono io», il Sacher potrebbe a sua volta dire «Vienna sono io». Infatti se Vienna è un grande teatro, come pure è stato detto, il Sacher è il suo camerino. Qui passò la fauna arti stica e letteraria che fece della capitale, a cavallo dei due secoli, uno dei centri più importanti della cui tura europea: attori e registi, can tanti e direttori d'orchestra, suonatori e compositori, scrittori critici, celebrità laureate e celebrità scettrate. Non sappiamo, e forse non lo avrebbe saputo neanche lui, quante donne Arthur Schnitzler abbia concupite nei famosi séparés del Sacher, al quale volle far dono, come direbbe Nietzsche, di una fama immortale. Infatti la Cena d'addio, scritta nel novem bre del 1891 e che sa tanto di au tobiografico, è ambientata prò prio nel Sacher. Fa parte del ciclo di Anatol; ma Anatol, come ebbe subito a rilevare Karl Kraus, «è solo uno pseudonimo di Arthur Schnitzler. Per lo più è con lui il suo amico Max, che anch'io conosco, e ogni volta c'è una donna di versa». Ma è possibile che un predone d'alcove e un cottimista del l'amore come Schnitzler abbia detto addio a una donna? Molto più facile immaginare che, rinfor zKto dalle «ostriche» e dallo «champagne» del Sacher, abbia detto: via l'una e avanti l'altra! La cucina del Sacher stuzzicò anche l'appetito e l'estro dello scrittore Friedrich Torberg, come si può vedere dal suo spiritosissimo scritto Sacher e contro-Sacher. Stufo dell'eterna e stucchevole questione, non risolta ancora oggi, sull'originalità della Sachertorte, che a lui fra l'altro non piaceva, si divertì a lanciare un appello di tipo salomonico. Il Sacher e il Caffè Demel, disse, continuino a fare il primo l'impareggiabile bollito e il secondo l'altrettanto impareggiabile Crème de Jour; e la smettano, per favore, di litigare sulla ricetta originale della torta, «la quale o appartiene a tutti e due o a nessuno». Una storia ampia e circostanziata del Sacher non è stata ancora scritta, anche se esiste una ricca letteratura. Nel suo romanzo Hotel Sacher, pubblicato nel 1938, Emil Seeliger, che nell'albergo aveva vissuto per oltre dieci anni, descrisse abbastanza realisticamente ciò che si svolgeva in quelle stanze tra la fine del secolo scorso e l'inizio del nostro. Si può parlare di un vero e proprio giardino di Epicuro. I più scapestrati, anche perché soffrivano di un eccesso di ozio e non sapevano come ammazzare la noia, erano naturalmente gli arciduchi. E non mancavano gli scandali. Il più famoso riguarda l'arciduca Otto, detto anche «il bell'Otto». Si trattava di un nipote di Francesco Giuseppe e del padre di Carlo, l'ultimo imperatore. Un giorno, forse per far mostra della sua avvenenza, entrò nel Sacher con i \ pantaloni aperti ed esibendo il suo arciducale pudendum. Non ancora soddisfatto della bravata, andò in camera, si spogliò e ricomparve completamente nudo, avendo solo la sciabola legata a una cordicella intorno alla pancia. Le cronache non dicono come abbia reagito Anna Sacher, cioè se abbia messo mano al trinciapolli o al mattarello. Un'eco di quello e di altri scandali commessi dai debosciati ramponi della famiglia regnante la troviamo nelle poesie, pubblicate solo di recente, dell'imperatrice Sissi. Dati questi precedenti, non si capiscono le voci di sdegno che nel 1971 si levarono contro l'opera teatrale di Wolfgang Bauer San Silvestro o il massacro dell'Hotel Sacher, dove si parla di ammucchiate sessuali («Voi siete i porci del Sacher») con pistolettate alla fine. Il critico della Presse Piero Rismondo, un triestino trapiantato a Vienna, scrisse: «Perché nell'Hotel Sacher?». E si meravigliava che proprio in quel «distintissimo» albergo venissero ambientate scene di una dissolutezza sconvolgente. Ma questo, caro Rismondo, non l'avevano già fatto gli arciduchi? La musa del Sacher, però, ha ispirato anche fantasie più acconce. Fu lì che Graham Greene concepì Il terzo uomo. Il romanzile, ex ufficiale del servizio segreto, giunse a Vienna nel febbraio del 1948 e prese alloggio nel Sacher, che allora era requisito dagli ingle¬ si. Su commissione del produttore Alexander Korda, doveva scrivere un testo per il regista Carol Reed. L'idea fondamentale era quella di fare qualche cosa sulla città divisa in quattro. Greene andava e veniva dal Sacher, percorrendo le desolate vie della Vienna di quel tempo, senza però riuscire a trovare l'ispirazione. Ma un giorno, mentre mangiava nel ristorante dell'albergo, un giovane ufficiale inglese, anche lui del servizio segreto, gli parlò dei sotterranei di Vienna, che pochi conoscevano e attraverso i quali si svolgeva il mercato nero, specialmente di penicillina. Come elettrizzato, Greene volle subito visitare quel mondo sotterraneo, dove trovò l'idea che cercava. Appena tornato al Sacher si chiuse nella sua camera e incominciò a scrivere. Il terzo uomo era ormai nato. Anche la fortuna cinematografica di Rosemarie Albach, in arte Romy Schneider, nacque nel Sacher. Una sera si trovava nel ristorante dell'albergo. Più in là, al tavolo numero 30, c'era il produttore Hubert Marischka, il quale guardava ora il ritratto della Sissi appeso a una parete ora il volto della Schneider. Alla fine, quasi folgorato, esclamò: «Perdio, ma queste si somigliano come gocce d'acqua!». E così Romy Schneider si trasformò nell'imperatrice Sissi. Ma è soprattutto in campo musicale che il Sacher ha fatto da musa ispiratrice. E' stato messo in musica diverse volte e in tutte le forme, dal Lied al balletto. Perfino Anna Sacher e la Sachertorte sono state messe in musica. Il Lied composto da Josef Fiedler si chiama per l'appunto La signora Sacher. L'opera 500 di Peter Kreuder, invece, ha per titolo Sachertorte. Numerosi i balletti intitolati al celebre albergo. Quello che fu rappresentato per la prima alla Staatsoper il 19 maggio 1957 ebbe particolare fortuna. Forse Anna Sacher, per quanto ambiziosa, non immaginava che un giorno sarebbe resuscitata per ballare sul palco dell'Opera nelle vesti della ballerina Mady Weiss. Uno dei primi a pentagrammare il Sacher, però con la mente rivolta ai séparés, fu il compositore Richard Heuberger. Un giorno arrivò tutto trafelato al tavolo dove erano seduti Hugo Wolf, Hugo von Hofmannsthal e il violinista Fritz Kreisler. Aveva sotto il braccio la partitura della sua operetta Der Opernball e, rivolto al terzetto, disse con aria sconsolata: «Il direttore del teatro vuole che in questa partitura ci metta anche un valzer. Come diavolo posso fare, se nel testo non trovo una frase che si adatti, nel ritmo, al tempo di tre quarti?». Il problema fu subito risolto da Hofmannsthal, che, accorciando la frase «vieni dunque adesso con me nella chambre séparée» in «vien con me nella chambre séparée», accorciò anche la distanza che divideva il compositore dal séparé vero e proprio. Quando ebbe letto il nuovo testo, Heuberger disse: «Molto bene! Come posso sdebitarmi?». Risposta dei tre: «Paga un caffè». E ora andiamo a prenderlo anche noi, un caffè al Sacher, e guardiamoci intorno. In una grande teca è esposto, come se si trattasse della Sacra Sindone, il lenzuolo su cui Anna Sacher, simile a una Penelope danubiana, volle ricamare le firme degli ospiti illustri. Ce ne sono più di quattrocento, tutte di principi, di duchi e di arciduchi. Meglio chiudere gli occhi e ascoltare con la mente la musica ispirata dalla ricamatrice e dal suo celebre albergo. Anacleto Verrecchia Nel '48 arrivò il re delle spy-stories: fu la folgorazione L'hotel Sacher a Vienna e in basso la preparazione della celebre torta nelle cucine dell'albergo Qui sopra Romy Schneider e sotto altri due ospiti illustri: Graham Greene e Arthur Schnitzler Sesso e spie per oltre un secolo e un arciduca nudo nella hall

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