Si riaccende la miccia del leoncavallo

Si riaccende la miccia del leoncavallo Il sindaco Formentini: intervengano le forze dell'ordine. Il questore: troppo allarmismo Si riaccende la miccia del leoncavallo «E' zona franca e crocevia per il traffico di stupefacenti» UN QUARTIERE IN GUERRA GMILANO IU' le mani dal Leoncavallo», ripetono per l'ennesima volta i giovani del centro sociale di via Watteau. E se la prendono con il «Corriere della Sera» che in prima pagina spara: {'Allarme droga e pestaggi contro la polizia». Il questore Carnimeo smentisce tutto, ma la frittata è fatta. Quasi che basti un niente per riaccendere gli animi attorno a quella stamperia, regalo del costruttore Cabassi, ultima spiaggia per i leoncavallini, prima occupazione 1975. Al Leoncavallo annunciano una manifestazione davanti al «Corriere» per il 29 agosto. La Lega Nord ne promuove un'altra per «fermare la banda di via Watteau». Il sindaco Formentini chiede «che intervenga la forza pubblica». E due deputati, De Corato di An e Negri della Lega italiana federalista, presentano interrogazioni parlamentari. Vogliono sapere, come scrive il quotidiano, se è vero che il Leoncavallo è al centro di un traffico internazionale di stupefacenti, se è vero che i pestaggi a polizia e carabinieri sono stati tenuti nascosti. E se è vero che le forze dell'ordine hanno direttive che vietano agli agenti di frequentare troppo da vicino il centro sociale. In questa bufera cerca di fare un po' di ordine il questore Marcello Camimeo: «Non mi risultano in¬ dagini su presunti traffici di droga. I fatti riportati sono realmente accaduti, ma non con la gravità descritta». E ancora: «E' di dominio pubblico che il centro abbia organizzato una manifestazione a favore della liberalizzazione delle droghe leggere. Come lo è il fatto che dentro il centro si fumi hashish. Ma parlare di traffico internazionale di stupefacenti è un'altra cosa...». Ne sono state dette tante, in questi 20 anni, sui giovani del centro sociale: mai graditi a sindaci, pobzia, carabinieri, abitanti delle vicinanze, forze politiche di destra e di sinistra. Ma mai un questore aveva buttato acqua sul fuoco così. Quasi che la storia (giudiziaria) del centro sociale si sia fermata al lugbo scorso. Dopo l'ultùna occupazione e il regalo del costruttore Cabassi dell'area di via Watteau, fabbrica dismessa alla periferia Nord di Milano. Certo il volume della musica ai concerti è assordante. E gli abitanti di Greco protestano. Ci sono anche altre lagnanze: al Leoncavallo si beve molta birra, c'è qualche spinello di troppo, e i frequentatori non vestono in doppiopetto. Fine. Conferma il questore: «E' indubbio che per i concerti organizzati non vengono pagate né la Siae né le tasse. E' indubbio che molte attività del centro disturbino i residenti nella zona. Ma da qui...». E' anche indubbio che i giovani del Leoncavallo nelle loro manifestazioni non abbiano mai gradito troppo la vicinanza delle forze dell'ordine. Arrivando al lancio di monetine e pure alle mani. Ed è altrettanto indubbio che al Leoncavallo non amino troppo i giornalisti accusati di fare «giornalismospazzatura». Per loro l'ingresso è vietato. Qualche volta sono volati pure pugni e calci. «Ma è un'altra cosa scrivere che un quartiere è tenuto in ostaggio e che lì c'è un centro del traffico intemazionale di droga», ripete il questore. Che minimizza. E per una volta non ci sta a risolvere tutto come un problema di ordine pubblico. Amesso che - oggi - sia un problema l'esistenza di una stamperia, alla periferia delle periferie di Milano, oteupata da alcune centinaia di giovani, un mJgliaio la sera dei grandi concerti. Un problema sicuramente lo è per il sindaco Formentini, che nei giorni scorsi ha dichiarato off-limits anche le gradinate del Duomo. E adesso del Leoncavallo dice: «Io non ho poteri, faccia qualcosa la polizia». Qualcosa la faranno anche i giovani del centro sociale. Che per l'8, 9 e 10 settembre hanno indetto in via Watteau una tre giorni di festa antiproibizionista contro la legge Craxi sulla droga. E per stare idealmente vicini, se qualcuno non avesse ancora capito, «a quei giovani di Riccione che si sono difesi contro la polizia». [f. poi.] La Lega annuncia una marcia «per fermare la banda di via Watteau» Una manifestazione dei giovani del Leonka. Il sindaco Formentini

Luoghi citati: Milano, Riccione