Sharon la pace ci ucciderà

8 Il leader dell'ultradestra fa lo sciopero della fame: Rabin, vattene Sharon: la pace ci ucciderà «Bisogna prendere i terroristi a Gaza» IL GENERALE IRREDUCIBILE GERUSALEMME. Nell'attendamento eretto dai dimostranti di destra a Gerusalemme di fronte all'ufficio del premier Yitzhak Rabin, circondato da apparecchi radio e telefoni cellulari, il generale (riserva) Ariel Sharon torna forse in questi giorni col pensiero ad altre campagne, militari e politiche. Da due giorni osserva uno sciopero della fame, i cui fini politici spiega versandosi di tanto in tanto un bicchiere di succo di frutta, l'unica sua fonte di sostentamento fino a giovedì prossimo quando, assieme con altri dieci deputati di destra, porterà a termine l'insolita protesta. Mentre lui digiuna, membri del gruppo di destra Zu Arzenu hanno cercato a più riprese di invadere la strada principale e di avvicinarsi all'edificio in cui si trovava Rabin, ma sono stati respinti dalla polizia. E' lei che guida ora le proteste della destra? «No, mi sono limitato ad unirmi alla lotta intrapresa da migliaia di israeliani. Dato il mio passato militare, è ovvio che ho maggiori possibilità di rivolgermi all'opinione pubblica per sensibilizzarla sui pericoli che la politica di questo governo comporta. La situazione si è fatta talmente grave che d'ora in poi mi dedicherò anima e corpo per far pressione sul governo affinché lotti contro Hamas. I metodi ci sarebbero, ma non possono essere discussi in pubblico». Il governo di Yitzhak Rabin non lotta a sufficienza contro gli islamici? «No, e per due ragioni. La prima è che ha firmato un accordo con Arafat il quale è - secondo ogni criterio - un criminale di guerra. Dal periodo nazista, non c'è persona al mondo che abbia le mani più intrise del sangue ebraico di Arafat. Adesso Israele ha delegato ad Arafat il compito di combattere il terrorismo: ma anche quando abbiamo informazioni precise, non possiamo entrare nelle zone di autonomia. La seconda ragione è che Rabin ha costretto i nostri servizi di sicurezza a collaborare con quelli che, vergognosamente, sono definiti i "servizi di sicurezza palestinesi". Praticamente, ci siamo evirati. Non si può bere con qualcuno il caffè, andare con lui a pranzo al ristorante, sguazzare assieme nelle piscine di Zichron Yaakov e Eilat (dove si svolgono i negoziati israelo-palestinesi), e poi trattarlo con decisione. Con gli "amici" non si combatte. La verità è che gli accordi di Gaza e di Gerico si sono rivelati un fallimento totale. Arafat non combatte realmente contro il terrorismo, gli arresti che compie sono pura propaganda». Il suo sciopero della fame può servire a mutare la situazione ? «Le manifestazioni sono uno strumento legittimo per cambiare una politica. Se Martin Luther King poteva scendere in piazza, se negli Anni Sessanta gli studenti potevano dimostrare, lo possiamo fare anche noi. Io oggi sono solo un deputato: posso parlare alla Knesset, scrivere artico- li, indurre la gente ad esigere da Rabin che si fermi, che pensi a una politica diversa. Oppure che vada a elezioni anticipate». La sua candidatura alla carica di premier è sempre valida? «Finché persiste questo stato di emergenza, la questione è irrilevante». Come sono i suoi rapporti con Rabin? «Mi sforzo di non attaccarlo sul piano personale. Ma la sua politica è fondamentalmente errata e ha trascinato Israele verso una situazione pericolosa che potrebbe trascinarci, temo, verso un nuo¬ vo conflitto. Rabin dimentica che in passato le organizzazioni terroristiche palestinesi sono già riuscite a innescare conflitti in questa regione. Dagli accordi di Oslo in poi, abbiamo avuto 160 morti e 780 feriti: rispetto agli anni dell'intifada le nostre perdite si sono quasi quadruplicate». Ma si può realmente lottare contro i kamikaze islamici? «L'uso del termine kamikaze, suicida, serve solo a coprire le deficienze del governo. Vorrebbero farci credere che si tratta di squilibrati che, su propria ispirazione, decidono di farsi saltare in aria. In realtà sappiamo bene che c'è chi li seleziona, li educa, li addestra, fornisce loro gli esplosivi, li porta sul luogo dell'attentato. Esiste insomma una struttura contro cui Israele non combatte. A Gaza, Hamas opera alla luce del sole e si addestra. Adesso ci dicono che gli ordini vengono da Damasco: se è vero, bisogna chiarire ai siriani che è inaccettabile che ospiti la sede di quelle organizzazioni terroristiche». Israele dovrebbe tornare ad occupare Gaza? «No. Ma è essenziale che possiamo disporvi di libertà di azione». Non la imbarazza constatare che sia lei sia Hamas avete il medesimo obiettivo politico: abbattere il governo Rabin? «Molti dicono che Hamas è il nemico della pace. Guardi che non è vero, si tratta di un abbaglio. Hamas ha due scopi: uccidere quanti più ebrei possibile, ed estendere le sue aree di influenza. Per Hamas, dunque, l'Autonomia palestinese non è un nemico. Anzi gli giova: quest'anno a Gaza gli islamici hanno potuto estendere molto le loro attività. Insomma, Hamas non è il nemico della pace: è il nemico degli ebrei». Rina Matsliah «Non si può trattare con uno come Yasser Arafat Dopo i nazisti è l'uomo che ha ucciso più ebrei» Il leader delSharo«Bisog«Non scon unDopo che ha In alto Ariel Sharon. Qui a sinistra il premier Rabin Sopra, il leader dell'Olp Yasser Arafat