Prima rissa in casa Chirac

Alain Madelin preparava una stangata per il pubblico impiego Alain Madelin preparava una stangata per il pubblico impiego Prima rissa in casa Chirac Se ne va il ministro dell'Economia PARIGI. Nel giorno delle cento candeline, i cento giorni di Chirac all'Eliseo, la sorpresa gliel'ha confezionata il suo fido Alain Madelin, «grande elettore» del Presidente in campagna elettorale e poi ministro dell'Economia e delle Finanze del governo Juppé. Le dimissioni sono giunte al termine di quarantott'ore di fuoco, in cui la posizione di Madelin si era fatta insostenibile e il primo ministro non ha potuto fare altro che «invitarlo» a dare le dimissioni, vista la sua mancanza di «coerenza governativa». Madelin, 49 anni, è un lottatore nato, anche il suo viso con il naso rotto per una vecchia caduta lo disegna così, sanguigno, provocatore, mai domo. E, soprattutto, liberalista convinto, da due mesi spina nel fianco del governo Juppé. L'ultima sortita di Madelin - giovedì - era di quelle che lasciano il segno e non si possono digerire, il disaccordo di fondo con Juppé, moderato, prudente . e attento alla «solidarietà sociale» sempre sbandierata in campagna elettorale, si è fatto intollerabile. Madelin ce l'ha a morte con quelli che ha definito «privilegi» dei dipendenti pubblici e che invece Juppé ritiene «conquiste sociali». «Le dichiarazioni del ministro dell'Economia e delle Finanze contrastano con la volontà riformatrice del governo, fondata su una politica di giustizia sociale e fiscale e su un metodo di concertazione largo e responsabile», ha tuonato Juppé, immediatamente appoggiato da Chirac. Il momento scelto da Madelin per lanciare la sua personale offensiva contro le pensioni e i trattamenti sociali che - a suo dire - sfavoriscono i dipendenti privati nei confronti di quelli pubblici, è stato poi quello meno opportuno, proprio ventiquattr'ore dopo che Juppé aveva annunciato il suo programma di riforme ispirato a «ridurre la frattura sociale». La Francia sta mettendo in cantiere la grande riforma fiscale dell'assistenza che dovrebbe vedere la luce l'anno prossimo e che è stata il perno della campagna elettorale di Chirac accanto alla lotta per l'occupazione. L'intenzione annunciata è quella di «condurre la battaglia contro la disoccupazione riducendo contemporaneamente il grave deficit pubblico». Su questo accomodante scenario, l'iconoclasta Madelin ha lanciato la sua crociata: «E' normale - si è chiesto con l'abituale gusto per la polemica - che una famiglia con due figli e il sussidio di disoccupazione, aggiunto ai contributi sociali, abbia più entrate di una famiglia in cui ci si sveglia presto la mattina, o si rientra tardi la sera, dopo una giornata massacrante per guadagnare il minimo salariale? E' normale che, in materia di pensioni, si sia chiesto a tutti i dipendenti privati di calcolare la loro pensione su quarant'anni di contributi, mentre ci sono settori (quello dei funzionari pubblici, ndr) in cui si è rimasti a trentasette anni e mezzo? Sono piccole cose nelle quali bisogna tentare di mettere un po' di ordine, di fare pulizia, è inutile continuare con la politica dello struzzo». Frasi dettate dall'impeto, non concordate con il primo ministro, e che da parte sindacale hanno provocato una violenta levata di scudi. Juppé non poteva accettarle e stasera, con il volto duro, ma più sereno, come di chi si è tolto il sasso dalla scarpa, ha spiegato: «Io voglio aprire un vero dibattito con la massima concertazione possibile, aperto ai partner sociali, le associazioni e il Parlamento e tutti quelli che vivono le realtà quotidiane della Francia. Non è denunciando le conquiste sociali che si possono riunire le condizioni per una maggiore solidarietà». Madelin, come nel suo stile, è andato sino in fondo, mai rinunciando al suo ultraliberismo, al suo odio per l'assistenzialismo e per i tecnocrati, gente che - come ama ripetere citando Oscar Wilde - «conosce il prezzo di tutto, ma non conosce il valore di nulla». Ora, al secondo posto più importante del governo, lo sostituirà Jean Arthuis, finora disciplinato e discreto ministro dello Sviluppo economico. Tullio Giannorti

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