«Ho sbagliato ma dovevo farlo» di Giovanni Bianconi

All'avvocato: non mi ha tradito una talpa " "i»iv-.>... , , ,(,11. rvKii- wu<t«t>iu m ' •''>" mimU' i ' -ti""" uu.'.'l U '.III- i *"» • -• «Ho sbagliato, ma dovevo farlo» All'avvocato: non mi ha tradito una talpa RETROSCENA L'AUTODIFESA DELL'EX BOSS A ROMA WOCATO, che fai, mi rimproveri?». «E che ti devo dire, bravo? Hai visto che cosa hai combinato?». «Lo so che ho sbagliato, avvocato, però mi dovete capire: dovevo dimostrare a Cristina e a Stefano che io sono un uomo capace di dare loro anche delle gioie, oltre che dolori e preoccupazioni, che anche loro possono essere delle persone normali. Per 25 anni sono state vittime del mio passato, gli ho fatto un regalo». «Potevi almeno avvisarmi, chiedere un parere...». «Mi avreste detto di no, e io magari avrei pure rinunciato. Invece dovevo farlo, perché quest'anno ci sono, l'anno prossimo non lo so. Questa campagna contro i pentiti, chissà come va a finire...». Tommaso Buscetta e Luigi Ligotti, il pentito e l'avvocato, l'accusatore di Andreotti reduce dalla «crociera dello scandalo» e il professionista che l'assiste e l'aiuta. Si sono sentiti al telefono l'altra sera. Un colloquio franco, nel quale l'ex boss ha dato la sua versione dei fatti e ha cercato di spiegare le sue ragioni. E ha dovuto sentire le reprimende del legale. La ricostruzione dei fatti, secondo il pentito, è semplice: «Se è vero che quel giornalista ha prenotato il viaggio a giugno, allora non può esserci nessuna talpa, perché io ho prenotato a luglio e la decisione definitiva l'ho presa solo pochi giorni prima e comunicata alla Dia all'ultimo momento. Certo, loro mi hanno sconsigliato, ma io il viaggio l'ho fatto lo stesso. Te l'ho detto, avvocato, era un regalo che dovevo fare a mia moglie e a mio figlio, do po venticinque anni di sofferenze e privazioni. Adesso la mia amarezza più grande è proprio per loro, per il fatto di aver perso la sicurezza che le loro immagini, i loro volti erano sconosciuti. Ora invece esistono le foto, quella di Cristina l'hanno pure pubblicata, quella di Stefano deformata perché dice che è minorenne. Sono stati pure ipocriti, perché uno se è maggiorenne nuò rischiare di morire, se è mino renne no? Avvocato, te l'assicuro, io ero convinto di passare inosservato...». Invece no, è arrivato il giornalista che si è presentato come tale «Ma io - continua Buscetta - gli avevo promesso che, se taceva, ap pena sbarcati chiedevo il permesso per un'intervista vera. Pensavo di averlo convinto». E quelle frasi su Andreotti? Quelle rivelazioni su Berlusconi? «Tutte bugie, avvoca to. Io su Andreotti quello che avevo da dire l'ho detto, sui suoi rapporti coi Salvo non so altro, altrimenti l'avrei riferito già ai giudici. Certo, in un dibattimento possono venire fuori piccoli particolari, non lo so, ma la sostanza è quella che ho riferito. Berlusconi e la Fininvest, poi, che ne so io che ho passato l'ultima parte della mia vita tra Brasile e Stati Uniti, e che da 12 anni faccio il pentito? No, queste cose se le sono inventate, e se l'incontro è stato casuale, queste false rivelazioni e quello che ci hanno costruito intorno no, penso che facciano parte di una manovra». Anche le notazioni di colore riportate dal giornalista di «Oggi», secondo quanto ha detto «don Masino» al suo avvocato, non sono vere e tendono solo a screditarlo e danneggiarlo. «Avvocato, hanno scritto che ho pasteggiato a champagne, ma tu lo sai che io sono astemio, e in tutto il viaggio ho comprato solo una bottiglia di vino per Cristina. Io soffro pure la nave, e gran parte del tempo l'ho passata con quel cerotto che ti danno con- tra il mal di mare. Il giornalista e le altre due persone le ho incontrate tre o quattro volte in tutto, di sera, e si parlava del più e del meno. Ma di politica poco e niente, perché io poco e niente ne so. Mi ricordo che quel Tramontano si lamentava col suo partito perché non gli avevano fatto avere i finanziamenti per un suo progetto, cose così, niente di più». Ma si rende conto, Tommaso Buscetta, di aver messo a repentaglio la credibilità della sua figura, anche attraverso una leggerezza come quella che ammette di aver FRE del 1994 TIZIA compiuto? Il legale cerca di spiegarglielo, ricominciano i rimproveri, don Masino dice di comprendere, ma di non capire come è possibile che una vacanza in nave possa avere a che fare con le sue testimonianze davanti ai giudici: «Avvocato, le mie dichiarazioni possono essere credute o non credute, ma sulla base del codice e dei processi, non di una crociera che ho voluto regalare a mia moglie e mio figlio. Che c'entrano le mie testimonianze col fatto che sono andato a visitare il Muro del Pianto? La mia posizione non cambia, quello che ho detto è quello che so, e lo confermerò nelle aule. E se vogliono risponderò pure sulla crociera». Andreotti, l'accusato più illu- stre di Buscetta, ha detto che i fatti si commentano da soli. E secondo quello che ha riferito don Masino all'avvocato Ligotti ha ragione: «E' vero, e i fatti sono una crociera e basta». Una vacanza in cui moglie e figlio del super-pentito, forse per la prima volta dopo tanti anni, si sono sentite persone normali, gente comune che faceva la vita di nave e le visite alle città mescolata a turisti di ogni genere. «Sapessi che gioia, avvocato, che commozione vedere Stefano fare amicizia con gli altri ragazzi, che anche dopo aver saputo chi era lo facevano sentire uno come loro. E sentire Cristina che davanti ai luoghi che abbiamo visitato raccontava e spiegava... Sapeva più cose delle guide». Giovanni Bianconi

Luoghi citati: Brasile, Roma, Stati Uniti