Scene di caccia ai Parioli per stanare i «potenti»

Scene di caccia ai Paridi per stanare i «potenti» Scene di caccia ai Paridi per stanare i «potenti» RETROSCENA NOBILI DIMORE IN «OFFERTA» CROMA ASA, non più dolce casa (Inps), rifugio sempre più incerto, scandalo infinito... Nel senso che è cominciato ben prima di Tangentopoli, lo scandalo delle case (degli enti), e che di questo passo, dopo la vigorosa campagna del Giornale, rischia di allargarsi in progressione geometrica e di moltipllcarsi secondo ritmi esponenziali. L'altro ieri il sindacalista D'Antoni, ieri D'Alema. A chi tocca, oggi? A tutti. La distribuzione degli elenchi ha colto di sorpresa il verde Pecoraro Scanio, che invano aveva invitato alla Grande Confessione. Per giorni comunque ha pianto il citofono, nella città politica. «A caccia di vip» titolava il quotidiano di Feltri. E squillavano a vuoto i campanelli, filtravano anche nel deserto di Montecitorio le segnalazioni anonime: controllate la vedova Pertini, aprite il filone Assitalia, verificate il domicilio comunale di Lucio Magri, battete di nuovo la pista del Demanio... Così, non di rado la muta dei cronisti ha travolto le guardiole, guadagnato androni, riuscendo talvolta ad espugnare porte blindate. Così, insieme alla scoperta di vasche da bagno Jacuzzi come di situazioni familiari irregolari («Eh no: in quell'appartamento io non ci abito più, ci sta mia moglie...») è ritornata in auge la figura letteraria del portiere («Mi mostri il tesserino!»), arcigno o chiacchierone che sia, mentre nell'imprevisto turbinio condominiale si estende vano a pioggia le delazioni dei vi cini, antichi rancori di scala o di caseggiato cooperando al grande smascheramento dei privilegi. Che ci sono, figurarsi, anche al di là di quei nomi infine sputati fuori malvolentieri dal ministro del Lavoro (lavoro?). Un po' come la corruzione, il malcostume poli tico-amministrativo nell'assegna zione di case è stato e forse continuerà ancora ad essere, oltre che un vero schifo, un punto fermo del sistema clientelare italiano; e «raccomandati» - tra cui sicuramente non mancano i giornalisti un esercito. Il diritto alla casa, negli ultimi cinquant'anni, i partiti di governo e anche d'opposizione, l'hanno sempre inteso a loro modo: una graziosa concessione in genere non priva di ritorni; oppure una manifestazione, appunto, di un potere e di un'identità speciale. Abito lì, quindi sono (e pago meno di quello che dovrei). Vedi il caso di De Mita, che appena nominato presidente del Consiglio, pensò bene di traslocare dalla periferia in uno splendido attico e superattico dietro Fontana di Trevi. Come pure si possono ricordare le fortunatissime opportunità abitative che portarono il procuratore generale Giudiceandrea e diversi politici (i socialisti Colucci, Alma Cappiello, Benvenuto, Curci, i de Grillo e Bonsignore, il liberale De Luca e il pidiessino Bellocchio) ad insediarsi a palazzo Blumensthil e a Sant'Andrea al Quirinale, di proprietà del Demanio, con un fitto irrisorio. Anche allora, c'è da dire, i giornali smossero le acque. Quel che fa la differenza con l'oggi è probabilmente Tangentopoli, che non per caso ha portato alla caduta di ministri (Martelli, Pomicino) che abitavano in belle ville sull'Appia Antica o che si facevano ristrutturare gli appartamenti dai servizi segreti. I privilegiati di adesso - e un po', veramente, pure gli omonimi hanno probabilmente meno responsabilità, ma si vedono necessariamente esecrati dopo aver vis¬ suto giorni di paura. Chi si è negato, chi ha collaborato nella speranza di salvarsi, chi s'è camuffato staccando o cambiando la targhetta, chi è rientrato in casa nella notte, quando i giornali erano ormai in macchina. Invano. Oltre ai pezzi grossissimi e ad alcuni dirigenti ed ex dirigenti dell'Inps, i cronisti del Giornale avevano già in qualche modo beccato ed esposto, alla rinfusa, la figlia di Lama, la segretaria di Treu, la Jotti e parenti, il senatore Landolfi, Onofrio Pirrotta, la vedova Pertini, la figlia di Cossutta, il fotografo craxiano Cicconi, la madre di Occhetto, la figlia di Nenni, elementi della famiglia Del Turco e della famiglia Danese (imparentati con An¬ dreotti). Ieri sera il quadretto completo, almeno per l'Inps. Ma non ha l'aria di essere finita, perché affitti di riguardo - il filone Ina, appunto - lambiscono nel frattempo Amato, Buttiglione e il sottosegretario di Palazzo Chigi Cardia. Quindi, se il tema è ancora caldo, si passerà ai comuni e poi chissà dove. E se ogni situazione, come è ovvio, è diversa da un'altra, nella crudele logica delle liste, anche al di là dei più torvi favoritismi e delle più atroci e lussuose ristrutturazioni con soldi pubblici, stavolta la dinamica dello scandalo è finita inevitabilmente per svolgersi secondo i moduli di una vera e propria caccia grossa. Scene di caccia al quartiere Prati o ai Parioli: «Lei perché vive qui? Chi gliela ha data? Quanto paga?». Forse sono gli esordi di un nuovo, impegnativo modo di far informazione; forse è qualche cos'altro che ancora non si capisce bene e che può portare a conflitti delicati nel campo della privacy (esistono già esempi di giornalisti denunciati per «molestie»). E' questa, in ogni caso, una novità rilevante nel costume nazionale. Di godibilissima lettura, jper la verità, mai a memoria di cronista s'era registrato un così esplicito esercizio giornalistico-venatorio, un così impietoso stanamento di potenti e parenti di potenti un tempo baciati dal privilegio e ora sottoposti alla gogna. Il terreno scelto per la battuta, c'è da dire, era perfetto. Non tanto e non solo perché lo scandalo vira decisamente a sinistra (i miliardari del Polo, d'altra parte, non hanno bisogno di farsi affittare appartamenti). C'entra l'Inps, piuttosto: ente nemico per antonomasia, consociativo per eccellenza, responsabile della voragine previdenziale e quindi anche dei recenti tagli alle pensioni. Ma rtiù ancora dell'Inps, in un'altra dimensione, c'entra la casa e più della casa, il suo valore simbolico, il suo essere da sempre - purtroppo, in Italia - un'area di assoluta e cruciale insoddisfazione sociale e quindi esposta al massimo risentimento. Troppo spesso il potere tende a trascurare l'invidia come poderoso veicolo di propagazione degli scandali. E così, con altrettanta frequenza, sia pure dopo aver ampiamente goduto dei loro preziosi benefici, gli «invidiati» si ritrovano a pagare tutto insieme e con i dovuti interessi il malanimo e poi, a scandalo scoppiato, la soddisfazione degli «esclusi». Filippo Ceccarell: Dall'attico di De Mita vicino a Fontana di Trevi ai contratti irrisori per palazzo Blumensthil m. quidrttl allltto allogglo mantlle Paris Oell'Unlo 241 2.171.000 Oltaviano Del Turco 110 605.000 Corrado Fiaccavento 107 533.000 Franca Chiaromonle 76 534.000 Giuliana Nenni 311 1.5SS.O0O Riccardo Boccia 202 1.236.000 Guide-Bolafli 174 731.000 Loca Danese 303 1.259.000 Gmliano Cazzola ,„ 63 410-000 Antonio landolfi ™ 153 622.000 Llliana De Curtis ,* J<90 311.000 Antonio Landolfi — 622.000 Carla Manzara 96 264.000 Roberto Garavini 143 420.000 L'Hotel Raphael, per anni «casa» del leader socialista Bettino Craxi A destra Masslrfib D'Alema* e Rocco Buttighone, nel mirino dei cacciatori di alloggi vip. A sinistra, il ministro del Lavoro Tiziano Treu Piazza di Trevi Nei pressi c'è la casa di Ciriaco De Mita

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