L'Eni Spa ferma al palo di Roberto IppolitoGiuseppe Guarino

Prima di vendere Dini vuole un parere del Consiglio di Stato Prima di vendere Dini vuole un parere del Consiglio di Stato L'Eni Spa ferma al palo Inodi sono due: Vauthority e il controllo diltalgas Ma un precedente c'è già: il caso Stet-Telecom Italia ROMA. La partita s'infiamma. Scende in campo il Consiglio di Stato. Ed entrano in gioco anche due giuristi del calibro di Giuseppe Guarino e Paolo Barile, ex ministri rispettivamente dell'Industria e per i Rapporti con il Parlamento. La loro parola sarà decisiva per sbloccare davvero la privatizzazione dell'Eni. E avviare la vendita del 10-15% delle azioni del gruppo petrolchimico entro fine anno. Il presidente del Consiglio Lamberto Dini, nella qualità di ministro del Tesoro, ha infatti chiesto un parere al Consiglio di Stato e ad alcuni giuristi. Dini chiede se è legittimo mettere sul mercato l'Eni senza attendere il sì del Parlamento al disegno di legge che istituisce le authority, gli organi di tutela di utenti e investitori da costituire prima di privatizzare le aziende dei servizi pubblici. Lo scorso 9 agosto il comitato dei ministri per le privatizzazioni (formato da Dini e dai titolari di Industria e Bilancio, Alberto Ciò e Rainer Masera) ha deciso di anticipare la vendita delle azioni dell'Eni per rimediare al forzato stop della cessione di Enel e Stet a causa del mancato varo delle authority. Secondo il governo, le azioni Eni sono quindi cedibili anche se all'interno del gruppo guidato da Franco Bernabè c'è l'Italgas che fornisce il gas casa per casa. Ma non è questo un servizio pubblico? E' possibile fare a meno dell'authority? Per non imbattersi in ulteriori ostacoli sulla strada della privatizzazione dell'Eni, Dini ha chiesto il parere del Consiglio di Stato, di Guarino e di Barile. Il loro verdetto riguarderà il significato dell'articolo uno bis della legge 474 sulle privatizzazioni che prescrive la costituzione delle authority per la dismissione delle società dello Sta- to che gestiscono servizi pubblici. Si dovrà chiarire che cosa la legge intenda per dismissione: perdita del controllo da parte dello Stato o vendere una quota di minoranza? Se per il Consiglio di Stato e i giuristi interpellati la dismissione ha luogo solo con la cessione della maggioranza, il governo avrebbe mano libera. Volendo vendere in tempi brevi il 10-15% delle azioni dell'Eni, come annunciato da Ciò, Dini non avrebbe pertanto problemi. Dovrebbe invece attendere l'authority (di cui tornerà a occuparsi il Senato all'inizio di settembre) solo per vendere più del 50%, cosa che avverrà con il successivo collocamento di altre quote del gruppo. Sarà positivo il parere del Consiglio di Stato, di Guarino e di Barile? Tutto fa pensare di sì. Del resto il 35,8% della Stet è già posseduto da soci privati, pur non esistendo l'authority per le telecomunicazioni. La presenza dell'Italgas non dovrebbe quindi fermare una privatizzazione sulla quale Dini sta giocando tutte le sue carte. E per fare il punto sulla cessione delle aziende pubbliche non si riunirà oggi, come previsto, ma la prossima settimana il comitato dei tre ministri. Si prevede che si parli innanzitutto proprio dell'Eni. Se possibile sarà effettuata una ricognizione sulla vendita della seconda tranche dell'Ina (di cui il Tesoro ha già ceduto il 47,25%). La banca d'affari Schroeder's sta completando i contatti con gli investitori istituzionali (banche, assicurazioni, fondi) interessati a comprare una parte del 20-30% in vendita. L'operazione dovrà concludersi all'inizio di settembre. E' inevitabile poi che si parli dell'Enel, al centro di aspre polemiche fra Ciò (che ha preparato un progetto basato sulla liberalizzazione della produzione di energia elettrica) e il presidente dell'Antitrust Giuliano Amato (che vorrebbe dividere l'azienda, separando le attività per produzione, trasmissione e distribuzione). Masera immagina che si possa vendere in un primo tempo il 70-80% rivolgendosi «al largo pubblico». Restando in possesso per un periodo limitato del 20-30%, il Tesoro avrebbe la possibilità di definire le scelte strategiche per il settore elettrico salvando «il carattere unitario» dell'Enel. Secondo Masera, «tra due o tre anni» si potrebbe dar vita a un nucleo di azionisti stabili, cioè i soci che con piccole quote conquistano la gestione. Roberto Ippolito Masera, un piano per vendere l'Enel in due tempi COSA CE' IN VENDITA Giuseppe Guarino interpellato sul caso Eni

Luoghi citati: Barile, Roma