Gonciarova-Cvetaeva diario di una passione

Gonciarova-Cvetaeva diario di una passione La pittrice e la poetessa in una mansarda di Parigi: la nascita di un mito Gonciarova-Cvetaeva diario di una passione 1 PARIGI L primo viaggio della Gonciarova al Sud. Il primo Sud della prima Gonciarova. Un arido Sud, non marino, pre-marino. La steppa, il Dnestr. Campi di cocomeri. Erbe odorose: salvia, assenzio, timo. «Certi tipi di ebrei così diversi dai nostri, così spagnoli. Guardando le mie spagnole, poi li ho riconosciuti». E ancora: «Hanno tutto della cattedrale. I battenti, la verticalità, la pietrosità, il merletto. Le spagnole della Gonciarova sono proprio cattedrali sotto un merletto... La loro patria è quel primo arido Sud, quei "tipi ebrei"». E' l'inverno fra il '28 e il '29. La pittrice Natalja Gonciarova riceve, nel suo atelier parigino in rue Visconti, la poetessa Marina Cvetaeva. Lunghe conversazioni. Su pittura, letteratura, sulla Tuia dell'infanzia, sul Sud della Russia dove si incontrano le ebree-spagnole, sulla Mosca comune: da piccole abitavano a un numero di distanza nel vicolo Triochprudnyj, sull'altra Natalja Gonciarova, la bisnonna, la fatale moglie di Puskin che per la sua inconsapevole leggerezza e consapevole bellezza condusse il marito poeta al duello, alla morte. Due donne russe in una mansarda d'artista a Parigi. Ne nasce una bellissima prosa poetica, Natalja Gonciarova, vita e creazione: la testimonianza di una fervida creatività, in cui la dimensione della pittura e l'arte di Natalja si innalzano nell'atemporale e invulnerabile dimensione del mito, un procedimento con cui la Cvetaeva eleva le immagini di coloro che ama. Proprio quei quadri della Gonciarova descritti da Marina, per esempio le Spagnole simili alla ebree del Sud della Russia, sono esposti in queste settimane al Centre Georges Pompidou in una grande mostra dedicata a Natalja Gonciarova e al marito Mikhail Larionov che resterà aperta sino al 18 settembre e che è stata realizzata con le opere entrate a far parte della collezione del museo mediante diverse acquisizioni e i lasciti della famiglia Larionov dopo la morte dei due pittori all'inizio degli Anni 60. Dal 24 febbraio al 26 maggio prossimo la mostra sarà ospitata presso la sede della Fondazione Mazzotta di Milano. Ma non basta. Il volume della Cvetaeva sull'amica pittrice, edito 15 anni fa dalla Tartaruga, e ormai introvabile, è stato meritoriamente ripubblicato in questi giorni da Einaudi con traduzione e postfazione di Luciana M ontagn a ni. La prosa poetica di Marina diventa così una guida preziosa e intimistica alla mostra, oltre che la testimonianza di una passione intellettuale. Perché un amore artistico, una intimità fra donne creatrici si stabilì quell'inverno fra la pittrice e la poetessa. Marina aveva saputo di Natalja dall'amico Marc Slonim e l'omonimia con l'altra Gonciarova, la moglie del «suo» Puskin, aveva fatto sì che se ne innamorasse prima ancora di conoscerla. Ritrovarla nel suo atelier di rue Visconti è un'avventura: «Non una viuzza, bensì una gola. Alla distanza di un braccio dal corpo c'e il muro. Il fianco della montagna. Non sono case, ma montagne, montagne vecchissime». E lo studio in mansarda è «un ponte di nave! La parete di destra non c'è, c'è - a destra - un vetro, e dietro il vetro: il mare. Di sera nelle ore in cui non si lavora, quando il pennello riposa e l'ospite arriva, la parte di vetro, di mare, scompare dietro un'altra, fluente». L'incontro è un momento magico. Natalja è nata nel 1881, come il marito, Mikhail Larionov, e insieme con lui è ancora uno dei personaggi chiave dell'arte parigina di quegli anni: entrambi, all'inizio del secolo, hanno perlustrato tutte le possibili avanguardie, il ritorno alla pittura contadina, l'ingenuità delle illustrazioni popolari, delle insegne commerciali, la ieraticità delle icone russe, il raggismo. Poi c'è stata l'emigrazione. La collaborazione con i Ballets Russes di Djagilev. Marina ha alle spalle trentasei anni turbinosi: un'infanzia felice che la consacra presto poetessa, un matrimonio con il giovane e debole Sergej Efron, amori burrascosi, la guerra civile, la fame a Mosca quando le muore una figlia piccola, l'emigrazione a Parigi. Dove ritrova il marito passato con i bianchi; dove collabora con giornali e riviste; dove è ancora lontana la tragica realtà del ritorno in Urss che la indurrà al suicidio nel '41 a Elabuga. Marina ricorda: «Natalja Gonciarova è nata nella Russia centrale, proprio nel suo cuore, nel governatorato di Tuia... Cresce nella tenuta della nonna... Ogni sera si conversa sul terrazzo. A chi è nato un vitello - un puledro -, un figlio, chi ha qualche malanno - come curarlo... Stagioni nel lavoro, stagioni nella gioia... Mietitura, vendemmia, la piantagione delle patate, la raccolta delle mele. E intrecciate a esse le icone. Tra le opere contadine la vendem¬ mia e la mietitura provengono dall'Apocalisse. A olio. Grandi come la parete dell'atelier». Nelle sale al terzo piano del Beaubourg eccole le contadine che piantano patate, il ciclo della vendemmia, gli ubriaconi, la venditrice di pane. Quadri che ben testimoniano il legame di Gonciarova alla sua terra. E a proposito di icone, ecco la tavole che illustrano i personaggi per Liturgie, balletto commissionato da Djagilev a Massino, Stravinskij, Gonciarova, e mai realizzato. Restano, del balletto mai nato, proprio quelle tavole con le immagini di santi, angeli, apostoli. Uno dei tanti lavori realizzati dalla pittrice per la compagnia di Djagilev insieme con Uccello di fuoco, Il gallo d'oro, Le noz ze. Ma la pittrice sembra non amasse questa attività: «Le scenografie sono soltanto un triste lavoro. Perché sono belle soltanto la prima volta, la quinta... Ma poi cominciano a trasportarli, a trascinarli - alla ventesima volta sono irriconoscibili... E non rimane niente cenci, brandelli. E capita anche che prendano fuoco...». Preferiva i temi religiosi, il Vangelo e la Bibbia, confessa all'amica poetessa: «Sino a oggi non ha abbandonato il sogno, ma "per realizzarli, per almeno un anno è necessario non fare nient'altro, rifiutare tutte le ordinazioni Se io fossi un mecenate o uno Stato commissionerei senz'altro alla Gonciarova la Bibbia». Sergio Trombetta // Beaubourg celebra l'artista, mentre esce il ritratto che le dedicò l'amica Lunghe conversazioni fra letteratura, quadri e ricordi d'infanzia in Russia % Marina Cvetaeva: dalla sua esperienza parigina nell'inverno 1928-79 nacque «Natalja Gonciarova, vita e creazione» In alto, la Gonciarova ritratta dal marito Michail Larionov «Contadini che raccolgono mele» dipinto dalla Gonciarova nel 1911