«Questo è l'uItimo monito» di Flavia Amabile

«Questo è hiItimo monito» «Questo è hiItimo monito» Baldassarre: il governo passi ai fatti INCONSULTA ALL'ATTACCO SROMA ONO tornato ieri dalle vacanze, qui a casa è ancora tutto sottosopra...», esordisce Antonio Baldassarre, presidente della Corte Costituzionale. Presidente, questo vuol dire che le sono bastate poche ore per far scoppiare il primo caso. Se continua così... «Per la verità si tratta di una sentenza depositata a fine luglio, anzi si tratta dell'ultimo deposito fatto dalla Corte Costituzionale prima di andare in vacanza. Allora non se ne parlò. E' stata la pubblicazione sulla Gazzetta Ufficiale a dare il via al caso. Non so perché, questo bisognerebbe chiederlo agli altri. Mi sembra comunque che i giudizi siano stati positivi. Almeno da parte dei cittadini, che è quello che conta per la Corte Costituzionale». Oltre che di una sentenza depositata a fine luglio, si tratta di una vecchia storia... «Sono anni che la Corte fa moniti di questo tipo: la prima sentenza è la 179 del 1976: fra qualche mese saranno 19 anni». E lei spera che, non avendo fatto nulla in diciannove anni, il governo agisca ora? «Io non so che. cosa farà il governo. Certo, il tono e la formula utilizzata dalla Corte Costituzionale nella sentenza appena pubblicata era da ultimo anello dei moniti. Nel senso che sono venti anni che la Corte ammonisce il governo, lo spinge a risolvere il problema, ad agire. Ora, in più, si dice che il protrarsi delle sperequazioni nel trattamento fiscale delle famiglie monoreddito non sarà ulteriormente consentito». Se, nonostante l'ultimo anello dei moniti, come lo definisce, il governo non intervenisse? «La Corte Costituzionale può dichiarare demolita la legge impegnata. Questo però lascerebbe una lacuna nella legislazione. Proprio il timore di questa lacuna ha frenato nell'ultima sentenza la Corte dell'intervenire in maniera già più drastica. La situazione di diseguaglianza, però, è ormai di quelle che non si possono più tollerare. Credo che la prossima volta la questione verrebbe affrontata con maggiore severità». Lei ha qualche suggerimento da dare al governo su come intervenire per modificare il trattamento fiscale delle famiglie monoreddito? «La Corte ha indicato già nelle sentenze del 1976 e del 1983 quali erano le possibili strade maestre: un sistema totalmente diverso da affiancare in via opzionale all'attuale oppure rimodellare all'interno della tassazione separata il meccanismo degli oneri deducibili per fare in modo da non sfavorire le famiglie monoreddito». Fra queste due esiste una preferenza da parte della Corte Costituzionale? «Questo non è compito della Corte, è una scelta politica. Spetta al governo decidere qual è l'alternativa più idonea per ristabilire una posizione di uguaglianza, ponendo fine a questo regime di sfavore nei confronti di una parte della popolazione che dovrebbe essere favorita. Anche la legge-delega del '90 prevedeva modifiche, ma è rimasta inevasa. E alla Camera quest'anno sono state presentate 12 mozioni in questo senso. Ci sono tutte le premesse, dunque, per agire. Se il governo non lo fa vuol dire che mancai la volontà politica». C'è chi ha sottolineato come ancora una volta la Corte Costituzionale sia intervenuta indirizzando il Parlamento nella legislazione... «E' l'esatto contrario. Chi dice queste cose, o straparla o non ha letto la sentenza. Sotto la mia pre¬ sidenza la Corte non ha mai mancato di mostrare un rispetto totale nei confronti delle prerogative del Parlamento». E' vero però che lei si era impegnato ad una maggiore attenzione ai costi per lo Stato dei provvedimenti della Corte Costituzionale. Ancora una volta, invece, la sentenza sulle famiglie monoreddito mette in difficoltà il governo... «Non mettiamo in difficoltà nessuno. In primo luogo la sentenza era stata depositata già alla fine di luglio. In secondo luogo, si tratta di un seguito di altri moniti e di 12 mozioni presentate alla Camera in questo senso. La Corte questa volta non aveva proprio scelta. Infine, cerchiamo di non andare ad allungare l'elenco di quei Paesi che tentano di mettere il bavaglio ai propri organi di controllo». Flavia Amabile

Persone citate: Antonio Baldassarre