CUCINOTTA vivo di coccole e di film

L'attrice, che sarà a Venezia con «El dia de la bestia», racconta il suo periodo d'oro L'attrice, che sarà a Venezia con «El dia de la bestia», racconta il suo periodo d'oro CUCINOTTA vivo di coccole ROMA. Dalla Sicilia con tenacia, forte di una bellezza perentoria che mette quasi soggezione, di una solidità emotiva che le ha fatto attraversare indenne il classico itinerario riservato alle ragazze in cerca di successo: provini su provini, tanti spot pubblicitari, particine, apparizioni senza nome, e anche un tuffo nel mondo della moda, «un ambiente freddo che non ti dà niente». Maria Grazia Cucinotta vive soddisfatta la sua estate d'oro: in Italia passa di set in set, da «I laureati» di Pieraccioni a «Italiani» di Ponzi in cui reciterà la scena di un parto in treno; in America «Il postino» di Massimo Traisi, film che l'ha lanciata alla grande proprio un anno fa, incassa molto bene. E già sono pronti progetti di lavoro oltreoceano con grandi major e attori famosi. E poi c'è settembre, con due appuntamenti importanti: la presentazione alla Mostra del cinema di Venezia di «El dia de la bestia», commedia surreale firmata dall'allievo di Almodóvar, Alex De La Iglesia, dove la Cucinotta sarà in versione biondo platino; e l'inizio delle riprese di un film tv in due puntate per Canale 5, diretto da Sergio Martino e basato sulla vicenda drammatica di un prete che si scopre padre. Tanto successo tutto insieme: come fa a restare in equilibrio? «Prima di tutto mantenendo la mia vita privata separata dal resto. Ho avuto la fortuna di incontrare un ragazzo che, fin dal primo momento, mi ha dato grande stabilità: una volta chiusa la porta di casa siamo io e lui, non esiste nient'altro. Anche la mia famiglia è stata importante: nessuno mi ha ostacolato, pure quando ho deciso di lasciare la Sicilia. E se non mi sono persa in tutto questo casino lo devo a loro». Soffre di nostalgie? «Ho 26 anni, da otto vivo a Roma, all'inizio la mia città mi mancava poi, a poco a poco, ho messo su casa e adesso sto benissimo qui». Naturalmente c'entra anche l'amore... «Certo, sono contenta perché ogni mattina mi sveglio e ho vicino una persona che mi fa le coccole, esattamente la persona che cercavo». L'uomo ideale? «Sì, uno che non si maschera, un uomo vero. Ci siamo incontrati a una festa, e il primo segnale positivo che mi ha dato è stato che indossava jeans e maglietta, in un posto dove tutti portavano la giacca». Ha raccontato che il mondo della moda l'ha delusa: perché? «E' un ambiente triste, in cui pochissime riescono a venir fuori e in cui è difficilissimo farsi delle amicizie vere. Io, poi, ero tutta da cambiare: volevano che mi rifacessi il naso perchè troppo lungo, il seno perchè troppo grosso... Ma se io non andavo bene a loro, neanche loro andavano bene a me: sono troppo me stessa per farmi schiacciare dal fascino dei soldi». Lasciata la passerella è approdata alla tv: era l'odalisca di «Indietro tutta». Che ricordi ha di quell'esperienza? «Il provino fu disastroso: eravamo tantissime ragazze in un grande albergo di Roma, quando è arrivato il mio turno mi sono presentata, senza esperienza e senza trucco, e ho fatto una gran figuraccia. Pensavo: "Peggio di così non posso". E quando poi mi hanno presa mi sono detta: "Evidentemente gli ho fatto pena"». E Arbore che impressione le faceva? «Lo vedevo imponente, m'imbranava, ogni volta che lo incontravo non sapevo come comportarmi, che cosa dirgli, se dargli del tu o del lei». C'è un personaggio che vorrebbe interpretare? «Sì, mi piace molto quello della "Ciociara"». Quindi la Loren è il suo modello? «Non mi rifaccio a nessun modello, la Loren, certo, esiste come mito ed è chiaro che io, per come sono fatta, non possa interpretare altro che ruoli di donna mediterranea». Come sceglie i suoi vestiti? «Scelgo Armani: il mio fisico ha bisogno di quella linearità, di quei colori tenui, di cose che spengano invece di accendere». Che cosa preferisce fare nel tempo libero? «Invitare a casa gli amici e cucinare: da piccola stavo vicino ai fornelli insieme con mia madre. Così ho imparato qualcosa: i cannelloni, lo sformato di patate e la pizza che adoro». Che cosa la fa arrabbiare più di ogni altra cosa? «Mi arrabbio di rado: crescendo ho capito che è inutile. Però non sopporto le persone indecise perchè causano danni alla vita degli altri, ma soprattutto vado in bestia quando incontro gente convinta che tu stia lì per i loro comodi... Nel lavoro succede, ed è una cosa che mi fa perdere le staffe perché io ho scelto di fare l'attrice e non la prostituta». Qual è il lato del suo carattere con cui è più difficile fare i conti? «L'orgoglio. Sono terribilmente orgogliosa, fin da quando ero bambina e mi dava un fastidio da morire ricevere rimproveri». Fulvia Caprara «Mi vedrete bionda per l'allievo di Almodóvar. Il successo? Lo devo al mio amore felice. Furiosa contro chi mi vuole per i suoi comodi» Gli italiani E'già polemica con Pontecorvo ROMA. Sono tre i film italiani in concorso a Venezia: «Romanzo di un giovane povero» di Ettore Scola, sulla condizione giovanile con Alberto Sordi e il giovane e sconosciuto Rolando Ravello; «L'uomo delle stelle» di Peppuccio Tornatore con Sergio Castellitto, il racconto di una Sicilia Anni 50 visto con gli occhi di un imbroglioncello che gira le campagne promettendo soldi e successo a Cinecittà; «Pasolini: un delitto italiano» di Marco Tullio Giordana, la ricostruzione a vent'anni dalla morte di Pier Paolo Pasolini dell'omicidio commesso dal ragazzo di vita Pino Pelosi. Gli altri, i moltissimi altri film italiani presenti alla Mostra, sono sparsi nelle sezioni collaterali da «Panorama» alle «Notti veneziane», da «Finestra sulle immagini» a «Corsia di sorpasso»Ed è proprio la scelta fatta da Gillo Pontecorvo di restringere a soli tre titoli la rosa dei candidati al Leone d'oro, che ha suscitato il disappunto di Daniele Cipri e Franco Maresco, famosa coppia di Cinico tv, invitati a Venezia con il loro film «Lo zio di Brooklyn», ma solo nella sezione «Finestra sulle immagini». Da qui la decisione dei due autori di non mandare per qualunque ragione questa loro opera prima al festival, decisione contrastata dal produttore Aurelio De Laurentiis cui la pubblicità derivata dall'esser comunque al Lido sarebbe andata bene, ma compresa da Gillo Pontecorvo che ha sempre difeso i diritti degli autori. Una polemica, questa, che s'è trascinata per l'intero mese dagosto, fuori e dentro il giro decinematografari, di quelli che fanno tv. di quelli che si occupano di cose culturali e affiniTant'è che, per risolvere il casoPontecorvo aveva anche pensa Nelle foto grandi Maria Grazia Cucinotta (in alto in versione bionda) Qui a sinistra Massimo Troisi e Sofia Loren nella «Ciociara» Nella foto piccola in alto, Giuseppe Tornatore