«Difendo quelle norme ma condanno i giudici» di Guido Tiberga

«Difendo quelle norme ma condanno i giudici» «Difendo quelle norme ma condanno i giudici» INTERVISTA L'AVVOCATO Ai WOCATO Taormina, alla vigìlia dell'entrata in vigore della nuova legge sulla custodia cautelare lei aveva commentato: «Giustizia è fatta». Proprio grazie a quella legge, uno stupratore reo confesso è stato lasciato libero di minacciare di morte la donna che l'aveva denunciato. Che ne dice adesso? «Che è stato un errore». Non dirà che ha cambiato opinione sulla legge? «Niente affatto. Lo sbaglio lo hanno commesso i magistrati che hanno ritenuto di non assicurare alla giustizia quell'uomo. La legge non c'entra nulla. Bipeto: la nuova normativa sulla custodia è un successo degli avvocati italiani contro il partito dei giudici». Avvocato, qui non siamo a Tangentopoli. Qui c'è una ragazza violentata che trova il coraggio di denunciare il suo stupratore, e che poche ore più tardi si ritrova davanti lo stesso uomo che le punta un coltello alla gola. C'è una bella differenza, non crede? «Vede, il punto è un altro. Quei magistrati avevano la possibilità di tenere in carcere l'indagato. Se hanno deciso diversamente, avranno avuto le loro ragioni. Ma una cosa è sicura: non lo hanno fatto in conseguenza della nuova legge sulla custodia cautelare». Loro, però, sostengono il contrario. Perché? «Non lo so perché. So però che da questo punto di vista, per i magistrati non è cambiato nulla. Lo ha ammesso persino D'Ambrosio: e se lo dice lui vuol proprio dire che è vero. La custodia cautelare non è ammessa quando non ci sia il pericolo di inquinare le prove, oppure quando manchi la possibilità che l'indagato fugga o ripeta 0 reato. Era così ieri, è così oggi, e sarà così domani. Ma in certi casi, come questo, la confessione potrebbe anche non essere ritenuta sufficiente per far cessare le indagini». In che senso, scusi? «Beh, potrebbe essere ritenuta un escamotage dell'indagato per uscire subito dal carcere. E allora il magistrato potrebbe anche decidere di trattenerlo». E' vero o no che la nuova legge sulla custodia cautelare ha ridotto i margini della custodia cautelare obbligatoria? «Certo che è vero. L'articolo 275 ha ridotto il numero dei reati per i quali è prevista l'inversione dell'onere della prova. E' possibile soltanto per i reati di mafia». E allora? «E allora niente. Anche prima, quando le possibilità erano più ampie, il reato di violenza carnale non era contemplato tra quelli che prevedevano l'obbligo della custodia in carcere». Non può negare che un caso come quello di Laives non si era mai verificato, con la vecchia legge. Come lo spiega? «Un errore, gliel'ho già detto. Ma potrebbe essere anche qualcos'altro». Per esempio? «Vede, in questo momento, una decisione del genere potrebbe anche essere avvertita come una provocazione». Provocazione dei magistrati? «No, non ho detto questo. Però sono convinto che fino a ieri nessun pm e nessun gip avrebbe preso una decisione del genere, pur avendo la possibilità teorica di farlo. Hanno cambiato linea proprio il 23 agosto 1995, senza esserne affatto obbligati dalla legge. Preferisco credere che sia stato un caso». Guido Tiberga «Avevano la possibilità di tenere quell'uomo ancora in carcere»

Persone citate: D'ambrosio

Luoghi citati: Laives, Taormina