«Via l'embargo contro Saddam»

8 Il capo della commissione Onu: Baghdad non costituisce più una minaccia «Via l'embargo contro Saddam» Parere favorevole di Ekeus AMMAN. L'Iraq non costituisce più una minaccia militare per i Paesi confinanti. Lo ha dichiarato Rolf Ekeus, capo della commissione speciale Onu incaricata di verificare se il regime di Baghdad abbia ottemperato alle clausole della resa imposta dall'Onu, con cui si concluse nel 1991 la guerra nel Golfo. Ekeus ha affermato che la sua missione a Baghdad la settimana scorsa lo ha persuaso che l'Iraq non è più in grado di colpire i Paesi confinanti con armi chimiche o missili a lunga gittata. Il regime di Saddam Hussein, secondo l'ispettore, ha fatto «un cambiamento di 180 gradi» rispetto all'atteggiamento iniziale. «Il vertice iracheno mi ha assicurato che la sua politica da ora in avanti sarà quella di rispettare al cento per cento le intese del cessate-il-fuoco», ha detto Ekeus in una conferenza stampa. Egli ha d'altro canto riferito di aver ricevuto la settimana scorsa a Baghdad importanti informazioni sulle capacità militari irachene. In particolare, ha detto, Baghdad ha rivelato di aver avuto culture di «Antrax», un importante elemento per gli armamenti batteriologici, molto più vaste di quanto non si fosse ritenuto sinora. «Fino a pochi giorni fa, per molti anni l'Iraq ha tenuto segreta una ampia disponibilità di agenti batteriologici per armamenti» che erano utilizzati «in munizioni, bombe e missili», ha affermato Ekeus. «Non voglio entrare nei particolari - ha detto Ekeus - ma posso dire che l'Iraq ha prodotto più Antrax di quanto non avesse finora riconosciuto». Ekeus sulla questione delle armi batteriologiche si è riservato una ulteriore più approfondi- ta verifica. Se la conclusione sarà positiva, si rafforzerà la posizione di Baghdad che da tempo chiede la revoca delle sanzioni imposte dal Consiglio di sicurezza dell'Orni all'indomani dell'invasione del Kuwait. Frattanto Re Hussein di Giordania ha formalmente «scaricato» Saddam Hussein con un drammatico ed accorato messaggio radiotelevisivo alla «Nazione giordana e araba» - interpretabile anche come un appello al popolo e all'esercito iracheni trasmesso dal Palazzo Reale di Amman. Il monarca giordano ha detto tra l'altro: «Molto è stato detto dell'Iraq, che era e rimarrà un Paese fratello. Siamo coscienti delle sofferenze del suo popolo, così come della sua no- biltà e delle sue tradizioni, del suo pieno diritto a prendere il suo posto tra le nazioni del mondo. Per l'Iraq culla della civiltà umana, abbiamo un posto speciale nel nostro cuore. Giordani ed iracheni sono sempre stati fianco a fianco, come durante la guerra contro l'Iran. Non ho rivendicazioni sull'Iraq, Dio mi sia testimone, non ho motivi o ambizioni ulteriori, ma solo quella di essere testimone del giorno in cui l'Iraq lascerà la notte della sofferenza per arrivare all'alba delia libertà e della pace». Il navigatissimo monarca hascemita è poi passato all'ultima attualità, la fuga in Giordania dell'ex ministro dell'Industria iracheno Hussein Kamel Hassan. «Ora l'Iraq torna a mettere in dubbio la nostra integrità e credibilità, ma noi non abbiamo mai cospirato contro i nostri amici e fratelli - ha continuato Re Hussein, denunciando *le "pratiche irachene che negano i più elementari diritti umani" -; il generale Hussein Kamel ci ha aiutato a comprendere meglio il dolore del caro popolo iracheno. E' nostro ospite ed è sotto la nostra protezione in un Paese fraterno, un Paese che ama l'Iraq e gli iracheni e che spera che la notte buia della sofferenza irachena sarà sostituita da una nuova alba». Quindi ha precisato: «Questo fratello iracheno non è un agente o un traditore e ha chiesto la mia protezione. Mi ha rivelato l'intenzione irachena di rioccupare il Kuwait ed attaccare l'Arabia Saudita, un'evento che avrebbe distrutto l'Iraq e il suo esercito - ha spiegato il re di Giordania - è venuto in quest'altra parte della sua patria, la grande patria araba, per parlare al suo popolo e salvare la sua nazione. Cari fratelli, questi sono i fatti sui recenti sviluppi nel fraterno Iraq e le tragiche sofferenze della sua popolazione». E Re Hussein ha concluso il suo messaggio affermando: «Abbiamo dimostrato che non ci pieghiamo alle pressioni, ma solo alla volontà di Dio, e ci siamo guadagnati il rispetto del mondo intero». [Agi-Ansa-AdnKronos] E Re Hussein rompe formalmente con un messaggio alla nazione l'alleanza col raiss Rolf Ekeus guida la commissione Onu sugli armamenti iracheni