Cerotti sulla menopausa

Cerotti sulla menopausa Cerotti sulla menopausa //punto sulle terapie ormonali M di recente apparso sul !■ New England Journal of Medicine a firma di Colditz l'aggiornamento di un ampio studio statunitense riguardante le terapie ormonali per la menopausa e il rischio di tumore del seno. Questo lavoro merita la massima attenzione e giustamente ha fatto notizia, anche se è stato commentato in modo inevitabilmente sommario e non sempre preciso. Innanzitutto sono da ricordare due peculiarità delle terapie ormonali «made in Usa». La dose di estrogeni più frequentemente impiegata è stata per anni doppia rispetto a quella ritenuta oggi ottimale (che, appunto, gli americani definiscono «bassa»): la dose elevata era utilizzata da circa due donne su tre negli Anni 70, e da oltre una donna su tre ancora negli Anni 80. Inoltre sono stati usati i soli estrogeni senza l'aggiunta del progestinico, causando l'aumento di tumore dell'endometrio rilevato a metà degli Anni 70. Successivamente, anche negli Usa, si è dimostrato come l'aggiunta del progestinico elimini l'aumento del rischio per l'endometrio. E veniamo allo studio di Colditz. Riguardo al tumore del seno se ne ricava: 1. Nessun aumento del rischio per trattamenti di durata inferiore ai 5 anni; 2. Un moderato, ma significativo aumento del rischio per le donne con trattamento in atto da più di 5 anni; 3. Nessuna sostanziale variazione del rischio per l'aggiunta del progestinico; 4. Nessun aumento del rischio a partire da 2 anni dalla fme del trattamento, anche se effettuato per più di 10 anni. Lo studio si è esteso dagli Anni 70 sino al 1992. E' certo che un'ampia parte della casistica faceva uso di dosi troppo elevate di estrogeni. La dose «bassa», quando usata senza progestinico, ha causato un rischio di tumore endometriale sicuramente minore. Inoltre due recenti studi di meta-analisi, comprendenti anche casistiche dall'Europa dove da sempre la dose usata è quella «bassa», indicano che quest'ultima non è causa di rischio'per il seno. Lo studio di Colditz era già stato pubblicate nel 1990; in quell'occasione l'autore aveva distinto le diverse dosi di estrogeni (sul cui impiego aveva informazioni a partire dal 1980) e non erano risultate differenze I risultati di un ampio studio che dovrebbe rassicurare tutte le donne nel rischio per il seno. E' da considerare la possibilità di fattori di confusione, come il fatto che negli Usa la dose «bassa» venisse prescritta di preferenza alle donne già a rischio per motivi che possono essere sfuggiti alla pur accurata analisi statistica. Ma il fatto che nell'ultima pubblicazione, riferita a una casistica più che raddoppiata, non si faccia distinzione tra le dosi merita attenta considerazione. Quali sono i riflessi pratici per le donne italiane? Assoluta LE trasfusioni di sangue sono un grande problema medico e sociale. In medicina l'impiego delle trasfusioni si è dilatato anche per il bisogno di grandi quantità di sangue umano negli interventi di trapianto d'organo. Senza parlare del bisogno di derivati del sangue indispensabili per garantire la sopravvivenza di individui affetti da gravi malattie come l'emofilia. Siamo quindi costretti a importare sangue e a controllarlo in modo accurato e dispensioso, a evitare che capitino guai, peraltro sempre in agguato. Ci manca il sangue per carenza di donatori e quando la stampa riporta scandali o incidenti da trasfusione, invece di accusare la nostra scarsa generosità, ci piangiamo su lacrime di coccodrillo. Invece, è molto probabile che avremo bisogno in futuro, non di lacrime, ma di sangue di coccodrillo. Non sto scherzando. Sto semplicemente guardando al futuro di una recente scoperta che è stata riportata qualche tempo fa da Nature e che ora gode di seria considerazione. Il coccodrillo è un grande cacciatore subacqueo e riesce a stare immerso per lungo tempo senza respirare e a tendere così pazienti agguati alle sue prede. tranquillità per chi segua una terapia a medio termine (fino a 5 anni) o sia stata trattata in passato (ovviamente ciò non esime dai consueti controlli ai quali anche le «non trattate» debbono sottoporsi). D'altro canto, per alcune donne è necessario un trattamento di lunga durata: per menopausa precoce o per maggior rischio di fratture da osteoporosi (la terapia estrogenica è per ora l'unica sicuramente in grado di ridurre le fratture, sebbene la protezione svanisca nell'arco di qualche anno dalla sospensione). Le prime non si considerino più a rischio delle loro coetanee non ancora in menopausa. Per le seconde il suggerimento è di prendere tempo, frenando il peggioramento dell'osteoporosi tramite l'avvio o il proseguimento del trattamento ormonale: è presumibile che i residui dubbi sulla sicurezza della terapia di lunga durata saranno chiariti entro pochi anni. Cario Campagnoli Piero Sismondi INGEGNER

Persone citate: Campagnoli, Piero Sismondi

Luoghi citati: Europa, Usa