DUMAS

DUMAS DUMAS Alla garibaldina da Palermo a Napoli zione, fiumi di parole. Poi nel Palazzo Pretorio, dove a tavola fa sedere l'attricetta accanto al Generale sotto lo sguardo inorridito dei presenti, ecco il primattore spolpare cosciotti d'agnello uno dietro l'altro e seguitare a parlare, solo lui, in quel suo italiano irto di regretti, amusamenti e afrosita. Per magnificare la bontà della cassata di cui s'è riempito il piatto con porzioni pantagrueliche, balza in piedi intonando il Magnificat. L'anfitrione è così divertito che, dimentico del ruolo, con gesto più da banchetto di campagna che da pranzo ufficiale, gli fa incartare il resto perché lo porti al palazzo regio dove l'ha alloggiato in un appartamento vicino al suo. «Lei m'ha offerto una delizia, ma io posso ricompensarla con un dono», rilancia con un magnifico coup de ihéàtre quel filibustiere di francese, alzando il calice riempito per l'ennesima volta di marsala. «Di fatto, tutto il tesoro consisteva in sette, otto sciabole da cavalleria e una dozzina di vecchie carabine arrugginite commenta ironico il capitano incaricato di prelevare il carico -. Le consegnammo al generale che rise molto paragonando i doni minuscoli del grande romanziere alla magnificenza delle sue promesse». Per un paio di giorni, tra una perlustrazione negli acquartieramenti, un incontro con i protagonisti e una corsa al telegrafo per dettare l'articolo, c'è solo il tempo di ammirare le cupole rosse di San Giovanni degli Eremiti, il castello di Federico che con la sua pietra bionda spicca tra giardini lussureggianti, e l'esuberante smerlatura della cattedrale, tanto nuda all'interno quanto rifulgente d'oro e quella di Monreale col suo Cristo pantòcrate e i suoi mosaici. Fucile in spalla, il nostro eroe parte per «accompagnare» una spedizione del colonnello Turr che si muove alla conquista del resto della Sicilia. «Sulla piaz¬ za di Santa Caterina (di Villa Hermosa, n.d.r.) si drizzano due tende, e sulla più bella sventola la bandiera francese - racconta Cesare Abba in Da Quarto al Voltar no -. Di sfuggita, all'interno ho visto non so se una donna o una ragazza, comunque assai bella, e con gli occhi splendenti. Le stava di fianco, disteso su mi tappeto variopinto, Alexandre Dumas... La sorveglia con la massima gelosia... Ha solo un domestico vestito da marinaio». Ma a Caltanissetta, dove il domestico brianzolo viene fatto passare per un circasso, la graziosa accompagnatrice è ancora più malvista da militari e aristocratici locali che frequentano la villa dei baroni Fiandacca di cui Dumas è ospite. E con minore simpatia di Abba, il tenente Giulio Adamoli annota: «Il romanziere viaggiava con un corteo di segretari e stava appiccicato a Sa petite come la chiamava... Stufi dei modi di Dumas che si permetteva parecchie licenze, e urtati da quella sfrontatella che lo seguiva in abiti maschili, non nascondevano una certa freddezza verso l'ospite». Inevitabili, malumori e attriti. Bisogna dare una lezione a quello «stravagante» - decidono siciliani e piemontesi. Succede invece che il conte Tasca, incaricato di mettere in riga il libertino, ne resti affascinato. E la ragione è che Dumas, saputo che l'ospite aveva percorso Persia, Caucaso e Urali, «infiammato d'entusiasmo» lo copre di cortesie, lo tempesta di domande, lo ascolta in religioso silenzio. Quei racconti diventeranno - ci informano i maligni - due avventurosi capitoli dei suoi Viaggi. Tutt'intomo, il teatro di guerra e la battaglia di Milazzo. Altro che fantasmi di Luigi XIII è Mazzarino, della regina Margot e di Enrico IV. Altro che pirati e fantaccini da romanzo. E poi, oltre che con la letteratura, la nobile causa si può servire anche facendo la spola Marsiglia-Palermo con la goletta che batte bandiera francese, zeppa di armi. La stessa che tra fine agosto e i primi di settembre funge da ufficio di arruolamento e da sala di riunione de governo provvisorio. Potrebbe fruttarmi «un beneficio di diecimila franchi» confida al figlio la vecchia volpe che ha lanciato per primo la proposta ma che faticherà a incassare anche il denaro anticipato perché quell'onestuomo di Garibaldi s'è dimenticato di aggiungere «dittatore» sotto alla firma del decreto. Per fortuna, c'è Depretis a saldare il conto. Ora Vhistorien ha preso cosi tanto gusto all'avventura che decide di restare non senza aver sollecitato il dittatore a chiederglielo espressamente. «Amico mio, la sua penna può esserci molto utile» gli risponde il generale, suggerendo il titolo del giornale che entrambi hanno in niente. L'Indipendente si farà, ma a Napoli dove Garibaldi s'insedia il 7 settembre tra un tripudio di l'olla e il disappunto dell'arcivescovo. E (mi Dumas non perde tempo a chiedere qualche ricompensa per i suoi servigi. Punta alto, vuole la direzione dei Musei reali e degli scavi di Pompei ed Ercolano. Anche senza compenso. Non c'è problema, assicura Garibaldi ma il decreto che firma riguarda un incarico di «direttore onorario». Ecco allora infittirsi una corrispondenza dai risvolti comici che Annie Collet ha ricostruito insieme a un interessantissimo dossier in Alexandre Dumas et Naples, uno dei tremila volumi del Cirvi, il Centro interuniversitario di ricerche sul viaggio in Italia, diretto da Emanuele Kanceff, con sede a Moncalieri. Il francese, che ha idee grandiose ma troppo cartesiane in quel marasma ancora troppo intriso di borbonismo, scrive le velme dei decreti che vorrebbe ricevere. L'altro consente in parte, tace o risponde che sta facendo «quel che c'è possibile». Intanto, i fondi non arrivano e a nulla vale perorare la causa degli impiegati non pagati, degli atelier per gli artisti, delle scuole per gli assistenti, delle entrate a pagamente, della sezione «erotica» da organizzare. Dopo qualche settimana il direttore è, di fatto, esautorato tra un susseguirsi di vignette e attacchi più o meno ironici. Chi lo definisce il «novello Omero della novella Italia», chi il lg l didisedi e seguì il Generale come uno dei suoi Moschettieri e Dumas risto da Levine In a/lo. il porlo di Marsala nel 1860