Un giardino d'arte in piazza d'Armi di Angelo Mistrangelo

Un giardino d'arte in piazza d'Armi Nell'ambito di «Giorni d'estate» una mostra di giovani artisti contemporanei Un giardino d'arte in piazza d'Armi Tra piante e laghetti alla scoperta delle sculture Sculture all'aperto. Nell'ambito della rassegna «Giorni d'Estate», organizzata dagli assessorati per l'Ambiente e per le Risorse Culturali del Comune, è possibile visitare nei «Giardini di Piazza d'Armivleorso'Sebastopoli, lato Stadio Comunale, sino al 15 settembre) la mostra «Giardino dell'Arte 2». Coordinata dal critico Edoardo Di Mauro, questa manifestazione consente al pubblico di accostarsi a una serie di opere realizzate da artisti contemporanei. In particolare, da quei giovani che attualmente sono alla ricerca di nuovi linguaggi e di nuove possibilità espressive legate a materiali come ferro, acciaio inox, calcestruzzo, plexiglass, legno, vetro, mentre utilizzano anche poltroncine bianche impiumate, forni da cucina, pupazzi di peluche, bidoni in ferro verniciati, tazzine in porcellana. Installate tra piante e cespugli, nei laghetti e in prossimità dei giochi per bambini, sulle verdeggianti collinette e dinanzi alla torre dello Stadio, queste composizioni si amalgamano con l'ambiente e, contemporaneamente, incidono sul tessuto urbano con la loro presenza. Le opere si mostrano - suggerisce, nel catalogo edito da Multidea, Edoardo Di Mauro - «nella loro nudità installativi!» e consentono «un'operazione davvero esaustiva di promozione artistica». E in tal senso, si «scoprono» la scultura «Pharus» di Bersezio e «Corteccia III», in lamiera, della Valentina la struttura della Tornerò di Castellamonte e le «Arpe pendule» della croata Patarcec, la rappresentazione de «L'ora dell'amore» di Mercurio e la «Capanna metropolitana» di D'Angelo. Si passa poi all'intervento del Gruppo Ace (Agostini, Arena, Cantono, Norese, Spalluto), al comasco Abate e alle scatole in alluminio di Bertoli, agli «Aeroplanini» di Bonomi e all'indagine fotografica di Botto & Bruno, sino al cambianese Carena e alla Domestico, al rumeno Dragomirescu e a Fasoli, all'albero di Alessandra Galbiati & Dario Ghibaudo (nella foto, «Albero di gaghi», 1995), a Grassino e Guzzetti, Lauretta, Iurilli, ai «Fili d'erba» in acciaio della Legnaghi, Manfrin e ['«Incubatrice» di Marengo. Si ricordano, inoltre, Momoli, Pamici, il «Pavone covone» di Pedullà, Picariello, Rovera, Sani, Sergio, Arzilli, Bach, Caredda, Cavenago, Cuoghi & Corsello, Goldoni, Gori. Angelo Mistrangelo

Luoghi citati: Castellamonte