OLMI l'albero delle nozze

OLMI il matrimonio. Ermanno e Loredana: dal set alla battaglia contro la «cattiva sorte» OLMI L'albero delle nozze LASIAGO A casa ha due entrate, una dalla parte della strada, l'altra dalla parte dei bo Ischi. Stranamente, l'entrala principale è la seconda, come se gli ospiti più attesi l'ossero alberi e animali. Olmi è insaccato nel divano, mi siedo di fronte a lui. Sta parlando con due fidanzati, che son venuti a trovarlo, il colloquio sta finendo. La moglie Loredana, scura di pelle, dritta e asciutta come un'adolescente, si alza e si muove per il salotto, in silenzio come se non toccasse il pavimento. Chiedo a Olmi: Ma tu non vai in vacanza? «La mia vacanza e questa. Faccio un lavoro che mi gratifica moltissimo, perché risponde alla mia vocazione. Nelle vacanze vedo gli amici, che durante l'anno sono occupati». Una vacanza come rapporto. Il contrario delle vacanze di tutti. Le vacanze sono un periodo di separazione, della famiglia, dei genitori dai figli: ognuno va per conto proprio. Sono pericolose. «La famiglia ormai, salvo nei momenti di crisi (un malato in casa), è un gruppo di estranci, che hanno interessi diversi, culture diverse. Spesso tra madri e figli ci sono fratture incolmabili. La famiglia Sta unita per convenienze pratiche, il figlio trova chi gli lava i calzini, il marito trova una minestra che gli fa meno male del ristorante. E la vacanza è il momento in cui non tengono più neanche le convenienze pratiche, non resiste la coartazione coatta». Non so quali problemi abbiano i padri adesso, ma quelli che son diventati padri un quarto, un terzo di secolo fa, formano veramente la «generazione fregata»: per loro la paternità ha avuto il costo più alto, e ha dato le soddisfazioni più basse. Non hanno avuto padri, e non hanno avuto figli. I loro padri erano quelli della generazione fascista, mdegna di educare, e i loro figli furono quelli della generazione ribelle, che preferiva la strada alla famiglia. I cinquantenni-sessantenni danno, ma non ricevono. «Ma le fratture culturali e morali si intensificheranno. Le professioni si fanno sempre più specializzate, nel 202C ci saranno circa 200 specializzazioni nuove, oggi sconosciute. La frantumazione delle culture tradizionali, che una volta si modificavano lentamente, oggi è tale per cui le separazioni si moltiplicheranno non solo fra le generazioni, ma all'interno di una stessa generazione, con la differenza anche di pochissimi anni: tre-quattro-cinque. Oggi non solo tra padri e figli nascono fratture, ma tra fratelli. Le possibilità di intendersi sono calate e caleranno ancora». Io credo però che i cinquantenni-sessantenrù abbiano avuto anche il matrimonio piti difficile, sottoposto a pressioni da ogni parte: dal femminismo, che spingeva alla ribellione la donna, dalla rivoluzione giovanile, che spingeva alla ribellione i figli. E' un valore, secondo te, 3 matrimonio indissolubile, o è un errore? «Io credo all'importanza delle responsabilità individuali. Ciò che distingue l'uomo dalle altre creature è il fatto che lui è consapevole dei propri atti, e quindi ò responsabile di ciò che là e che sceglie. L'indissolubilità, dici. Se poniamo il discorso sotto l'aspetto religioso, finisce li. Se uno è credente-osservante, ha poco da discutere. Ma se uno dice: Sono credente... anzi, nel mio caso: Aspiro a trovare i motivi per credere..., perché penso che essere credenti sia una grande conquista, ma una conquista che...». Non ò mai raggiunta. «Non solo non è mai raggiunta, ma non è mai raggiungibile. Da questa posizione l'indissolubilità la considero un valore se si sente il valore della responsabilità. Se non hai questa consapevolezza, non è più un valore. Quando uno dice: lo prendo te come moglie, e lei risponde: Io prendo te come marito, nasce un patto. Questo patto è una responsabilità che va rispettata. Ognuno dei due affida all'altro il carico della propria esistenza, il senso del proprio vivere. Non parliamo poi di cpjando arrivano i figli. Dalla loro nascita, e lino a quando non avranno una maturità, intorno ai vent'anni, tu sei "responsabile" di loro. Anche se loro stessi ti ritengono libero da ogni responsabilità, libero non sei. Scelte indissolubili ne facciamo altre, oltre a quella del matrimonio. Per esempio, col diventare cittadini di uno Stato, componenti di una comunità». Mi domando però come si difende l'indissolubilità, se i sentimenti cambiano, se le persone cambiano. La coppia cattolica ò indissolubile perché i due partner non sono legati tra di loro, mutevoli, ma a un terzo elemento, immutabile. Non è così? «Il rapporto fra due persone può col tempo arricchirsi o impoverirsi, trovare motivi per l'unione, o motivi per la divisione. Ma questo non intacca la responsabilità che ci siamo assunti con la scelta, perché più passa il tempo più la responsabilità cresce. Nessuno di noi può dire: Ho fatto la scelta migliore. Può soltanto dire: Ho fatto una scelta della quale non mi pento. Vorrei parlarti di me e Loredana. Loredana, mi senti?». Loredana (invisibile, da un altro angolo, dove sta sistemando dei vasi): - Sii. «Tra me e Loredana, alcune cose, che ini sembravano importanti, sono rimaste quel che erano. Hai visto i due fidanzati, qui, poco fa, che si tenevano per mano. Il con- tatto fisico è un'esigenza che non e legata alla sessualità, è una ricerca di calore. Noi ci tenevamo per mano quando andavamo al cinema, o addirittura quando guidavo l'automobile. Adesso sono subentrate altre forme di contatto, di "scambio di calore". Col tempo ho sentito l'importanza dei fruscii. C'è un'ora del pomeriggio in cui riconosco i fruscii dei passi di Loredana. Io sono fuori, nel giardmo, e sento questi fruscii qui dentro la casa. Tu non hai un'idea di quanto calore mi trasmettano questi suoni. Da come si muove nella casa, capisco cosa sta facendo. Se sta preparando il camino. Se sta preparando la cena. Ci sono cose la cui importanza la scopro col tempo, e probabilmente (arrivo al nodo) perché mi sono sentito responsabile delle scelte che ho fatto. Non avrei mai scoperto il valore del fruscio, se non avessi imparato ad attendere, rispettando la mia responsabilità». C'è chi sostiene la bellezza del secondo, del terzo matrimonio, perché la convivenza con una nuova persona è una co¬ noscenza che riparte da zero, eccitante, emozionante. E c'è chi sostiene che la conoscenza di una persona non è mai esaurita: ci convivi cento anni, e ci trovi ancora qualcosa di attraente. Non c'è ripetizione. E' così, per te? «Pensa alla grande invenzione di Bach. Una melodia dovrebbe avere sempre un fraseggio nuovo, per essere appagante. Bach invece mette insieme sei note, e le ripete continuamente: la continua ripetizione diventa continua invenzione. Se tu fai sentire a uno sprovveduto una "fuga" di Bach, dira che è una musica noiosa. Così molta gente dice: Il mio matrimonio è noioso». Quindi tu trovi giusto che la formula sia: «Nella buona e nella cattiva sorte»? «Certo. Per esperienza personale. La cattiva sorte ci ha fortemente arricchiti». Aggiungeresti: «Nella salute e nella malattia»? «Certo. Nel mio caso, la cattiva sorte è stata proprio la malattia». Aggiungeresti: «Nella saggez¬ za e nella pazzia»? «Quale pazzia? La pazzia del saggio?». No: la pazzia del pazzo, in senso clinico. «Allora mi porrei la questione: quanto è rimasto, di quella persona, nella pazzia? Pensa a una madre che ha un figlio cerebroleso...». Ma quello è un legame di natura, di sangue, non di scelta... «No no no, non parlo del legame. Parlo della madre che riesce sempre a trovare, anche nel figlio escluso da ogni tipo di rapporto consapevole, una comunicazione. Chi non è messo alla prova, non lo scoprirà mai». Non hai la sensazione che vivere con una donna (depressa o espansiva, vitale o nevrotica...) condizioni tutta la vita, anche le opere che uno fa, libri, film, anche se nessuna critica scoprirà mai l'apporto segreto della donna nelle opere di un uomo? Voglio dire: uno vede i tuoi figli, e scopre quanto hanno preso dalla ma- dre; uno che vede i tuoi film, non dovrebbe scoprire quan to han preso dalla tua donna? «Sicuramente. Che tu sia un pitto re, uno scrittore, un regista, ma anche un avvocato, un medico tutto ciò che ti lega al mondo torna fuori come sentimento o risenti mento in quello che fai. Ma questo non ti permette di scaricare su a tri la responsabilità di quel che fai. Non puoi fare un film mascalzone, in malafede, perché vivi tra gente in malafede: puoi fare un film "sulla" malafede». Il fatto di fare film complica la tua vita? Il tuo matrimonio? «Lo complica e lo favorisce. Ci sono momenti di grande gratificazio ne, io vivo un rapporto libero col mio tempo. Ma a volte porto in ca sa delle tensioni tremende, perché quando stai per abbandonarti a un'avventura che ha a che fare con la creatività, dentro di te c'è un au mento di tensione insostenibile Capita anche a chi scrive, sicura mente lo avrai sentito anche tu. Sei in moviola, o dietro la macchina da presa, e ti senti come caduto in mare, hai paura di perderti. Hai fatto un azzardo. Però dovevi abbandonare la riva dei mestieranti, dei confezionatori, dei furbi Queste tensioni non riesci a controllarle, e rompono fuori. La famiglia se n'accorgo». E magari la moglie pensa: Se avessi sposato un venditori; di frigoriferi. «Loredana non lo pensa, lo dice, tante volte: Era meglio se sposavo un impiegato tranquillo. E qui torna il discorso della responsabilità. Abbiamo deciso di percorrere insieme la vita, di arrivare in fondo al sentiero». Hai visto «Scene da un matrimonio» di Bergman? «Ebbene?». Dice lutto il contrario. ((Attenzione. Perché Bergman, nel dire il contrario, fa sentire la sofferenza, lo strazio. E' bellissima la scena disperata della moglie che vuol far l'amore prima che lui se ne vada. Non dice "Com'è bello rompere", ma "Com'è doloroso non avere il coraggio, la forza di restare". Bach ha capito che non era nella smania di trovare sempre nuovi motivi il suo appagamento creativo, ma nell'approfondire. «Devo dirti che io amo il cinema, ma non e la cosa che amo di più. La cosa che amo di più, è la mia vita. Poiché sono uomo, sono responsabile. La carta migliore della mia responsabilità, la gioco con la vita, più che col cinema. Sono disposto a rinunciare all'arte, alla cultura, al successo, a tutto, ma non rinuncio al fruscio di quei passi, al sapere che la mia giornata ha sempre un appuntamento con qualcuno che mi aspetta, e che io aspetto. Questo appuntamento, questo incontro quotidiano riguarda mia moglie, i miei amici, ma riguarda anche l'albero che ho qui davanti. «Questo cespuglio, che ho celebrato in tante conversazioni, arrivando a dire che fra la Pietà Rondanini e questa rosa canina, se si trattasse di una scelta tragica e definitiva, sceglierei questo cespuglio». Dov'è il cespuglio? Loredana arriva e mi accompagna alla finestra: «E' li». E' un roseto di montagna, basso e storto: si alza trenta centimetri, poi cresce tutto a sinistra, orizzontale. Olmi: «E' così vecchio, che d'inverno si carica di neve, si curva, e poi non riesce più a rialzarsi». Lo guardo e sento che Bergman chiuderebbe così: zoomata sul cespuglio e fine. Ferdinando Camon «La vita coniugale è un appuntamento con la quotidianità come con il cespuglio di rose che ho davanti» «Posso rinunciare all'arte, alla cultura, al successo, ma non alfruscio famigliare dei passi di mia moglie» «Il ménage è come una melodia di Bach: la ripetizione è continua invenzione» «Il cinema? Complica il mio rapporto, talvolta lo carica di tensioni tremende» RACCONTI D'ESTATI li 1M La chiesetta vicina a Treviglio dove Olmi ha sposato Loredana Detti: qui accanto, il regista coi tigli Andrea, Elisabetta, Fabio e la moglie; a destra, e sopra il titolo due immagini di Olmi con la consorte

Luoghi citati: Treviglio