L'ultima sfida di Superman «Trasformatemi in una cavia»

L'ultima sfida di Superman «Trasformatemi in una cavia» L'ultima sfida di Superman «Trasformatemi in una cavia» SI può capire tutto l'orrore di questa vicenda solo se si percepisce la sconvolgente ironia di chi diventa un «morto vivente» - con un corpo incapace persino di espletare le più elementari funzioni vitali e ne è pienamente consapevole, trasformandosi in una mente senza un corpo. Se si aggiunge poi la drammatica ironia che si è infortunato secondo lo stile che era proprio della sua vita, e cioè esibendosi durante un exploit, è perfettamente comprensibie che Reeve abbia deciso che ciò che ò rimasto della sua esistenza debba essere messo in gioco nella speranza di poter tornare a essere ciò che era. Ma la situazione di Reeve non è diversa da ([nella di moltissimi altri - vittime di incidenti stradali e di malattie degenerative - che si trovano ad affrontare lo stesso interrogativo: vale la pena continuare a vivere in condizioni simili? Essendo famoso, avendo suscitato una gigantesca ondata di corrispondenza da tutto il mondo, Reeve pone in primo piano un problema che nell'ultimo decennio ha tormentato molte persone nelle nazioni più ricche: per i popoli poveri la morte è parte della vita, ma per i popoli ricchi la vita ha un significato diverso, è qualcosa che dev'essere vissuta completamente. E se non può essere sperimentata in questo modo, allora non è meglio porle un termine? Ciò che Reeve ha chiesto - come molti altri nelle sue condizioni o come i malati di cancro o di Aids - è che le terapie convenzionali, quelle già note e sperimentate, approvate dal governo, siano lasciate da parte e che si provino cure più radicali. Ma la ragione per cui queste terapie non sono ancora disponibili è molto semplice: possono essere fatali per i loro effetti collaterali. E qui sta il problema. Per Reeve è comunque meglio morire che continuare a vivere. «Preferisco morire piuttosto che non camminare di nuovo», ha detto. «E per farlo sono disposto a qualunque cosa». Questo «qualunque cosa» è in realtà pressoché sconosciuto e pochi giorni fa una di queste sostanze miracolose è già stata provata su Reeve. Con risultati quasi fatali. I medici sono riusciti a salvarlo per un soffio dolio un arresto cardiaco. I farmaci per malati come lui sono noti come «farmaci di crescita». Stimolano la crescita di nuove cellule e sono ancora in fase sperimentale, ma alcuni ricercatori sono convinti che possano salvare quelli come Reeve che soffrono di gravi lesioni alla spina dorsale. L'aspetto drammatico è che sono anche cancerogeni, danneggiano il cuore e in persone gravemente indebolite possono produrre una quantità di conseguenze mortali. Non solo Reeve è pienamente consapevole di questa situazione, ma è anche in grado di parlare e di comunicare. La sua vita, almeno per quanto riguarda il suo cervello, non è ancora finita. Come Stephen Hawking e come tanti altri che soffrono per incidenti e malattie che -Nocarto qmigtChquaro I av•Nomonaanavsap• TuTu•/ tspepoM avrebbero stroncato la maggior parte di noi, Reeve e ancora in grado di fare qualcosa. Ma per "ui non è abbastanza. Colpito da una comprensibile depressione, ha chiamato a raccolta la sua famiglia e ha chiesto «luce verde» per tentare ciò che non è mai stato tentato. «So che quelle medicine probabilmente mi uccideranno, ma devo provarle. Siete d'accordo?». Sebbene terrorizzati da una scelta del genere, la moglie, il fratello e la madre hanno acconsentito. Superman ha ragione? Potrà anche non essere il migliore attore del mondo, ma ò un uomo pensante. Di recente si è schierato in modo netto. Per esempio, in favore dei finanziamenti federali per le attività artistiche oppure per l'imposizione di una «tassa per le arti» che non debba essere soggetta alle continue autorizzazioni del Congresso. Insomma, un uomo pensante, famoso e ricco, che gode della simpatia di buona parte dell'America e che adesso potrebbe raggiungere ciò che altri prima di lui non sono stati in grado di raggiungere. Dovrebbe allora rischiare la propria vita, perché allo stato attuale della ricerca medica difficilmente potrà tornare a essere ciò che era prima di quella caduta in Virginia? Dal punto di vista etico, il ca¬ so Reeve suscita alcuni interrogativi affascinanti e controversi. Certo, si presume che ciascuno di noi abbia il diritto di rischiare la propria esistenza in tutti i modi possibili e immaginabili: lo fanno i soldati e lo fanno gli «stunt-men» e lo facciamo tutti noi quando decidiamo di attraversare la strada. Ma tra l'affrontare un rischio noto o prevedibile, che può essere misurato, e affrontarne uno sconosciuto, che può rivelarsi mortale, c'è una grande differenza. Il desiderio di porre fine alla propria vita, se questa ò diventata insopportabile, è perfettamente comprensibile. I filosofi non hanno mai preso nella dovuta considerazione questo problema, mentre il cristianesimo esalta il martirio, che ò una forma di morte volontaria. Ma il suicidio o le forme pili estreme con le quali si mette a repentaglio la propria esistenza - e quella di Reeve è una di queste - appartengono a una categoria etica del tutto diver- sa, perché la ragione per voler scegliere la morte (0, nel caso di Reeve, il rischio di una probabile morte) non sembra - agli occhi di molti - sufficiente. Per metterla in un altro modo, «l'altissimo fine» che ò evidente nel martirio non e invece così evidente nel caso di Reeve. Uno dovrebbe annullare se stesso solo per scongiurare il dolore, per quanto estremo? Ma una decisione del genere non sarebbe un peccato di disperazione? Non sarebbe la paura di non essere più ciò che si era? E questa realtà è sufficiente per considerare la morte come unica e possibile alternativa? In America questo problema e stato a lungo dibattuto, soprattutto a causa delle macchine per il suicidio assistito del dottor Kevorkian. Detto in modo molto semplice, come ha scritto Margaret Pabst Battili, la maggior parte degli americani - i quali per definizione vivono nel migliore dei inondi possibili e credono che l'immortalità sia dietro l'angolo - è convinta che la morte non sia solo un fat¬ to che accade alle persone ma anche, almeno in certi casi, un diritto individuale. Come dice ì Battili, questo è forse un modo di aùtopreseryarsi, E come Reeve potrebbe aggiungere, la vita che ho e la persona che sono dipendono dalla mio auto sufficienza, dalla mia capacita di esistere nel senso pieno della paiola. E se non sono in grado di garantirmi queste condizioni, allora l'essere umano che continua a sopravvivere nonostante tutto non è piii l'io che conoscevo e, quindi, non voglio avere niente a che farci. E' uno spettacolo straziante non molto diverso da quello degli anziani ormai alla fine, incapaci di comunicare, privati della memoria, rinchiusi in cronicari, fisicamente debilitati, che vorrebbero essere in grado di esprimere il desiderio di essere sollevati dall'insostenibile fardello dell'esistenza. Chi può dire che non abbiano ragione e che non abbiano il diritto ili vivere le loro vite e le loro morti? Ma il fatto è che la società cerca di impedire la morte, non di assisterla, (ìli psichiatri tentano ogni strada per prevenire i suicidi, non cercano certo di assisterli. Il concetto fondamentale di tutti i pensatori contemporanei è che la vita è sacra e questa idea accompagna tutte le credenze religiose, anche quelle elicgli intellettuali liberali sono pronti a condannare. Dopo tutto, in un'immaginaria scala di valori, il suicidio non dovrebbe sembrare un atto eccessivo. Il pensiero secolarizzalo è il seguente: fai qualunque cosa, purché non danneggi gli altri. E la morte volontaria, almeno in teoria, non danneggia nessuno al di fuori del suicida stesso. Se tolta la questione è legata al sé che si desidera essere, alla ricerca della libertà e della vita, come si afferma nei documenti sacri della storia americana, allora Reeve ha tutto il diritto di continuare a essere se stesso, fino a quando non deciderà altrimenti. Potrebbe - ed evidentemente lo spera - sopravvivere ai rischi chi; sta per affrontare, proprio come un soldato si augura di non cadere in battaglia. Tutti questi assunti si basano sulla concezione dell'individuo come protagonista delle proprie Scelte. Ma come sottolineò il poeta inglese John Donne, nessun uomo ò un'isola. Donne voleva dire che ciò che condiziona ciascuno di noi ci influenza tutti. In ultima analisi, il suicidio è sempre un atto egoistico. Viene compiuto per sottrarsi da ciò che si considera peggio della morte stessa. Ma così facendo ci si sottrae anche alla propria umanità. Se ci fossero esistenze inutili, allora bisognerebbe temere il sorgere dello spettro dello Stato che decide chi deve vivere e chi no. Forse, proprio per questa ragione, Reeve dovrebbe prendere in considerazione la realta della propria sofferenza. Ma chi, non trovandosi nella stessa condizione, potrebbero decidere per lui? Keith Botsf ord «Preterisco morire piuttosto che non camminare più per il resto della mia vita» «Preterisco morire piuttosto che non camminare più per il resto della mia vita» sfida di Superman matemi in una cavia» e suscita alcuni interroffascinanti e controvero, si presume che ciascuoi abbia il diritto di ri la propria esistenza in modi possibili e immagilo fanno i soldati e lo li tt l facMa tra l'affrontare un rischio noto o prevedibile, che può essere misurato, e affrontarne uno sconosciuto, che può rivelarsi mortale, c'è una grande differenza. Il desiderio di porre fine alla propria vita, se questa ò dientata insopportabile è nella dovuta considerazione questo problema, mentre il cristianesimo esalta il martirio, che ò una forma di morte volontaria. Ma il suicidio o le forme pili estreme con le quali si mette a repentaglio la propria esistenza e quella di Reeve è una to che accadanche, almendiritto indiviì Battili, quedo di aùtoprReeve potrebvita che ho e no dipendonsufficienza, ddi esistere nepaiola. E se di garantirmni, allora l'econtinua a sstante tutto conoscevo e, avere niente E' uno spenon molto digli anziani orpaci di comula memoria, cari, fisicamvorrebbero eesprimere il sollevati daldello dell'esire che non che non abbvere le loro vMa il fatto è di impedire sisterla, (ìli ogni strada cidi, non cersterli. Il condi tutti i pennei è che la videa accompdenze religelicgli intellpronti a conto, in un'imvalori, il suisembrare upensiero seguente: faipurché non la morte voteoria, non al di fuori dSe tolta laal sé che si dricerca dellacome si affesacri della slora Reeve continuare fino a quantrimenti P «CHRIS, SIAMO CON TE» -Non ho nessun esempio da raccontarti per cercare di farti coraggio, dui multi hanno dimostrato quanto possano essere efficaci l'amore, la famiglia e la speranza in moment: carne questi' Pamela Pare. Massachusetts tChrislopIxr Uccie, sei ancora imi granile ili quanti) abbia dimostralo sitilo sclx'tvio Ti auguro ili cuore una pronta guarigione anche nelI avversità sarai un esempio straordinario". Christopher MacGowan. California •Non so perche, ma il ino incidente mi ha commosso Ilo sempre pensalo i he In /ossi una persona buona e sensibile e questa tragedia sembra ancora fini grande proprio per questo Non avrebbe mai dovuto succedere Se vuoi saperlo, sappi che prego per te e che conti imeni a tarloMark Schultz Florida • Tu sci un "super man' e non solo 'Superman Tutti i nostri migliori auguri: Famiglia Scrinali Stateri Island. New York •/ tuoi film ionie Superman mi ballili) dalli molta speranza quando ero un teenagei ed ero molto povero Non potrò mai ringrazimi! abbastanza' Anonimo Messaggi mandati su Internet dai fans dell'attore

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