Don Masino l'ultima fuga verso una vita normale di Francesco La Licata

Don Masino, Puh ima fuga verso una vita normale Don Masino, Puh ima fuga verso una vita normale I SOGNI DELL'EX BOSS POVERO don Masino, ogni volta che azzarda una manovra verso la tanta sognata normalità fa la fine del topo e finisce sui giornali. Il guaio (per lui naturalmente) è che il suo nome fa notizia. Sempre: nel bene e nel male. Sia che venga additato come il «boss buono» che rinnega una mafia divenuta per lui irriconoscibile ed inaccettabile, sia che finisca per diventare facile bersaglio di quanti immaginano i pentiti soltanto come cinici opportunisti che - dopo una vita «trascorsa a delinquere» - hanno trovato la facile «via della redenzione a pagamento». Eppure Buscetta non è né l'uno né l'altro. Chi lo ha conosciuto non ha potuto fare a meno di riconoscere all'uomo una «serietà di fondo» che gli ha consentito di ergersi sempre un po' più in alto degli altri, fossero suoi «colleghi» o anche osservatori di quel mondo variegato che è divenuto l'ambiente della lotta alla mafia. Anch'io ho conosciuto Buscetta: accadde per avventura, entrando casualmente in un ristorante del centro di Roma. Era mia giornata di novembre, pochi mesi dopo la tragica fine del suo amico Giovarmi Falcone. Si trovava in Italia per testimoniare. Anche quella volta fu tradito dalla voglia di trasgressione che lo accompagna da quando ha conquistato il nuovo status di uomo libero. Quel giorno cedette alla voglia di un piatto di pasta alle vongole in trattoria, proprio come una persona qualunque, come un vecchio siciliano per troppo tempo costretto a nascondersi. Don Masino se ne stava al tavolo del ristorante come un perfetto turista, proprio come se ne starà adesso sul «lettino» al sole, sul ponto della «Monterey». Certo, erano altri tempi quelli del 1992: Falcone era morto da poco, i pentiti erano troppo utili perché qualcuno potesse andare un po' al di là della canonica protesta per i privilegi concessi ai collaboratori. Oggi, ne siamo certi, questa crociera - ammesso che sia vera - non mancherà di far insorgere più di un moralista che pentiti e dissociati vede come fumo negli occhi. A dire il vero non trovo inverosimile la notizia che don Masino, Cristina e «Tommasino Junior» se ne siano andati in giro a visitare le piramidi, Gerusalemme e il colosso di Rodi. Esattamente quello che Buscetta sogna di fare da almeno dieci anni, da quando cioè dopo aver vuotalo il sacco con Giovanni Falcone e poi con i magistrati che hanno indagato sulla mattanza di Capaci e sull'intreccio tra mafia e politica, si avvia alla normalità. Dopo l'incontro al ristorante, ho rivisto altre volte don Masino. Ricordo tm uomo provato: se non dall'età, certamente dal peso del suo passato. Don Masino è come schiacciato dal ricordo di tutti i familiari morti per «causa sua». «Potrò mai chiedere e ricevere perdono per tutto quel sangue innocente?». No, il vecchio boss non vuol finire i suoi giorni chiuso come un topo in gabbia. Sorpreso al ristorarne, aveva chiuso il suo sfogo con un auspicio: «Tornerò a Palermo, ne sono certo. Andro a Mondello a gustare un gelato. E soprattutto tornerò in una città che non è più quella, perché sarà liberata dalla mafia, anche per merito mio. Vorrei tanto che questo potesse vederlo anche Falcone». Qualche tempo dopo ci siamo rivisti: questa volta per appuntamento. Avevo da farmi perdonare il non aver saputo resistere alla tentazione dello scoop di «Buscetta al ristorante». Anche quella volta don Masino volle assaggiare il pesce, spigola alla brace. Anche in quel¬ l'occasione ricordo un uomo alla ricerca di normalità. Mi raccontò le «imprese» del piccolo Tommasino «troppo vivace» Come immagina il suo futuro? Gli feci la domanda con qualche pudore. Mi disse che avrebbe fatto di tutto per essere una persona normale, lui che la normalità non l'ha mai gustata. E' proprio cosi difficile, dunque, comprendere la voglia di concedersi una crociera con la moglie e il ragazzino? Non lo hanno riconosciuto, questa volta. Questa volta qualcuno ha fatto la spia, perché don Masino ha una faccia nuova che nessuno ha mai visto. L'operazione di plastica e ancora fresca e il «boss buono» ha evitato di mostrarla in giro. Era più al sicuro su quella nave, con nome falso e volto sconosciuto, che dentro qualunque bun¬ ker dove si sapesse che c'era lui. Questa volta la «spia» potrebbe essere interessata e in sintonia con la campagna sui collaboratori della giustizia. E' stato ancora sfortunato, don Masino. Forse e destino che il suo ritorno alla normalità debba essere più lento di quanto lui pensasse. Ma uno con la testa come la sua non demorde Siamo certi che riuscirà persino a mangiare il gelato a Mondello e a sentire ancora il profumo delle zagare ili Ciaculli. Le Piramidi le ha viste, Gerusalemme pure. Chi volesse indignarsi per questo «abuso di libertà» tenga presente che Buscetta è un uomo formalmente libero e che, a quasi settant'anni, può scegliere di andare dove vuole. Francesco La Licata «Ho un desiderio: mangiare il gelato a Palermo» A destra Buscetta. A sinistra il superpentito in crociera [foto da oggi)

Luoghi citati: Capaci, Gerusalemme, Italia, Palermo, Rodi, Roma