Zaire 60 mila ruandesi in fuga verso il nulla di Luigi Grassia

 <à Zaire, 60 mila ruandesi in fuga verso il nulla UNA TRAGEDIA AFRICANA EL cuore più nero dell'Africa, tra le dense foreste appena sotto l'Equatore, il mondo assiste impotente a un'altra tragedia, forse peggiore di quelle consuete al Continente perché stavolta le organizzazioni umanitarie non hanno alcun modo di recare conforto alle vittime: 60 mila uomini, donne, bambini delle tribù hutu su cui pendeva l'ordine di espulsione dai campi-profughi dello Zaire vagano senza meta, senza cibo e senz'acqua potabile nella «terra di nessuno» infestata di zanzare, miasmi e malattie al confine con il Ruanda, la madrepatria a cui non vogliono tornare perché rientrandoci e mettendosi nelle mani dell'etnia rivale tutsi rischierebbero di finire dritto in una fossa comune. Non possono andare avanti né tornare indietro. Undicimila loro compatrioti sono già stati prelevati a forza dagli zairesi e consegnati alle milizie di Rigali. Alcuni di questi sarebbero stati subito eliminati (ma le autorità locali smentiscono), negli altri si è diffuso il terrore e piuttosto che cadere in mano al nemico si danno alla macchia, anche se così non fanno altro che andare incontro a un altro tipo di morte. Gli espulsi e i fuggiaschi appartengono a quell'etnia hutu che è uscita sconfitta e decimala dalla guerra e dalle atrocità intertribali ruandesi del '94. Non tutti sono vittime innocenti del destino: fra essi migliaia sono i massacratori in divisa, che hanno fatto scempio dei tutsi prima di esserne sopraffatti e scacciati. Turbolenti, ben armati, spesso aggressivi (uno di loro, forse in modo strumentale, è stato accusato proprio ieri di aver massacrato i sei italiani nel parco di Virunga), accolti l'anno scorso dal¬ le autorità del confinante Zaire che in precedenza ne avevano sostenuto politicamente la fazione in Ruanda, col tempo questi rifugiati col mitra sono diventati un fardello economico e un problema di ordine pubblico per il governo ospite che ora li vuol cacciare assieme alle famiglie e ai connazionali tutti. Nei campi profughi i civili hutu senza colpa in attesa di espulsione, uomini, donne, bambini, sono più di un milione, forse un milione e 800 mila. Se davvero verranno spinti, tanti quanti sono, nell'inferno verde dove non c'è se non acqua infetta e nessuna struttura d'aiuto, l'Onu provede, e c'è da crederci, che sarà un'ecatombe. L'esodo forzato verso il Ruanda avviene fra molte violenze: i cooperanti internazionali riferiscono di sparatorie quanto meno nella località di Màgunga, presso Coma. I soldati zairesi hanno la mano pesante: derubano i profughi e stuprano le donne. Da molti luoghi si vede alzarsi il fumo di incendi, per quanto sembri elio ad appiccarli siano soprattutto gli stessi ruandesi prima di abbandonare le capanne. L'espulsione in massa è cominciata sabato: 181 persone prese nel campo di Goma sono state fatte salire a forza su bus e autocarri dagli zairesi e scaricate presso il confine a Cyangugu, a Sud del lago Kivu, poi spinte con le armi a dirigersi in territorio ruandese. Oltre a questi butti, le autorità tli Kinshasa hanno scacciato anche una cinquantina di burundesi, Altri undicimila uomini, donne e bambini sono stati espulsi fra domenica e ieri e l'operazione proseguirà oggi e nei giorni prossimi fino al completo svuotamento dei campi di Goma, sulle rive del Kivu, dove si trovano almeno 700 mila rifugiati hutu, di Buvaku, che ne ospita altri 350 mila, e di varie altre località vicino al lago Tanganika, al confine con il Burundi. E' da questi posti che decine di migliaia di persone per sfuggire all'espulsione si stanno spostando a piedi verso la terra di nessuno alle frontiere o verso le zone montagnose interne. Qui, però, e difficile trovare acqua potabile. Secondo l'allarme lanciato dal portavoce a Nairobi dell'Alto commissarialo per i rifugiati, Peter Kessler, «potrebbero contrarre facilmente infezioni, soprattutto colera, che rischiano di diffondersi rapidamente». D'altra parte, l'Onu può fare ben poco: «Non siamo in grado di occuparci di questa gente perché non sappiamo esaltamente dove si trovi». Il governo deilo Zaire ha respinto un appello dell'Onu a desistere dai rimpatri forzati. Fra i motivi per giustificarsi, Kinshasa ha accampato anche la decisione del Consiglio di sicurezza di togliere l'embargo sulle armi imposto un anno fa, sul modello della ex Jugoslavia, al Ruanda. Gli zairesi considerano ostile l'attuale governo tutsi di Kigaii, che ora potrà riarmarsi. La grande espulsione potrebbe perciò essere letta come una specie di tragico dispetto al Palazzo di Vetro che finora si era preso cura dei ruandesi. Luigi Grassia Un campo profughi nello Zaire: la tragedia ruandese non finisce mai

Persone citate: Coma, Goma, Peter Kessler, Rigali