Bianchi è rimasto solo nella bufera

Campionato in arrivo: i kappaò in amichevole hanno turbato l'Inter (e un po' il Parma) Campionato in arrivo: i kappaò in amichevole hanno turbato l'Inter (e un po' il Parma) Bianchi è rimasto solo nella bufera Moratti sta perdendo la pazienza Pagliuca: siamo forti sulla carta... MILANO. Che brutte facce, all'Inter, dopo la sbandata di Udine. Occhiate che sono nuvoloni, frasi buttate lì con l'aria dello studente che più studia, meno apprende. Moratti è a Forte dei Marmi, combattuto fra due aggettivi: avvilito e furibondo. Bianchi sparge polvere, e la polvere, si sa, può far starnutire ma può anche nascondere verità scottanti. Dice, al telefono da Bergamo: «Il gruppo è interessante, ma avremo il tempo per svilupparne le potenzialità?». E poi: «Non mi si chiede di venire giù dallo Stelvio senza freni: se così fosse, mi fermerei alla prima curva, lo giuro». L'Ottavio è un grande. Eppure, riuscire là dove non è riuscito un altro grande, Bagnoli, sta diventando un supplizio. Ne girano molte, di voci e di cattiverie, basta raccoglierle e leggerle attraverso i risultati, mediocri, delle ultime uscite. Questa Inter non ha gioco. E' un pianto. Domenica si comincia e il Vicenza, parola di Pagliuca, corre il doppio dell'Udinese. Mormorano che Moratti si sia pentito: sognava Van Gaal, il demiurgo dell'Ajax, cambiò idea alla quinta vittoria consecutiva (fu nel derby, ricordate?) di una striscia irripetibile. Non sarà da scudetto, la nuova Inter che la vecchia Inter (Moratti, Mazzola, Facchetti, Corso, Suarez, Angelillo) ha costruito in estate, ma guai se fosse quel deprimente carrozzone intravisto a Livorno, con il Psv, poi a Venezia e a Udine. «Come nomi spiega Pagliuca - eravamo più forti la stagione scorsa. Bergkamp, Sosa, Jonk e compagnia bella. Adesso, se non altro, dovremmo essere più determinati, più affamati». Invece? Sorride. I nuovi, un esercito, sono smarriti, perplessi. Fra i dirigenti c'è chi sponsorizza la svolta traumatica e chi nasconde il coltello dietro ai prossimi risultati, pronto a brandirlo. Bianchi è sempre più solo. Ogni tanto, e da qualche giorno sempre più di frequente, salta fuori il nome di Oscar Washington Tabarez, l'allenatore uruguagio, ex Cagliari, che Moratti aveva contattato per primo, e scartato in preda a un rigurgito d'amore bianchista. Non si è legato a nessuno, attende una telefonata a Montevideo. L'Ottavio, invece, frigge: «Se ho parlato con Moratti dopo Udine? Starei fresco se dovessi parlare con il presidente dopo ogni allenamento». Gli si rimprovera la vaghezza dell'indirizzo tattico, «difesa a quattro, difesa a cinque, tutte belle cose, ma sapremo mai recepirle e applicarle?» (Pagliuca, ancora). La fretta, ecco il problema. Come se fosse semplice inserire d'acchito Fresi e Zanetti, Ince e Carbone, Rambert e Ganz. Senza contare che Roberto Carlos debuterrà, se debutterà, non prima di domani, a Monza: oggi si sciropperà le visite mediche e, nel pomeriggio, un blitz commerciale a Monaco. Berti, che la sa lunga, srotola cali fisici e di tensione: senza pressing, non siamo nessuno. Pagliuca se la prende con i viaggi. Non avere un gioco, non saperlo trasmettere: per un allenatore, è un colpo al cuore. Possibile che Bianchi sia rincitnil¬ lito? Noi non lo pensiamo, Moratti comincia a crederlo. Le cifre, quelle dicono che in sette partite l'Inter ha imbarcato un solo gol (a Udine). Ma dicono anche che fra Arsenal, Psv e Udinese non ne ha realizzato manco uno. E che, più in generale, se il risultato non lo sblocca Ganz, a Rovereto, a Varese, a Salerno, a Venezia, non lo sblocca nessuno. L'Inter, questa Inter, è al massimo da zona Uefa. Non è colpa di Bianchi se Cantona, Baggio e Stoichkov sono sfuggi¬ ti al principale. Il francese resta nel mirino, a conferma di come, e di quanto, l'assenza di un «grande» pesi nell'economia della manovra e sul piano della personalità. Bianchi, contratto da direttore tecnico, non demorde: «Ho tanti acciaccati, a cominciare da Delvecchio (caviglia destra ko, niente Under, ndr), ma se li recupero, per domenica saremo pronti». Siamo ad agosto, ma la religione dell'immagine impone di scalare il Ghisallo con il fiato di un cicloturista. Per la cronaca, l'Inter a Udine aveva forato (21) anche nel pre-campionato scorso. Sappiamo tutti come è andata a finire. Da Pellegrini a Moratti, l'Uefa presa per la coda all'ultimo minuto dell'ultima partita. «Sono preoccupato», biascica Pagliuca. Tanto, la fine è nota: se la squadra ingrana, evviva; se non ingrana, pagherà uno solo, e sarà lui, l'orsaccio inviso a mezza società, il Bianchi dei lunghi grugniti. Troppo comodo. Roberto Beccantini INTER, ATTACCO A ZERO Soltanto l'Inter, tra le grandi del campionato, finora non è ancora riuscita a segnare; nella tabella che segue abbiamo preso in considerazione soltanto le partite contro squadre italiane e straniere di prima divisione. LAZIO 3 partite, 5 GOL, media 1,66 [2-4 Jubilo Iwata, 0-5 Ajax, 3-0 San Lorenzo] PARMA 3 partite, 5 GOL, media 1,66 [1-0 Anderlecht, 3-1 Boca Juniors, 1-3 Napoli] FIORENTINA 5 partite, 6 GOL, media 1,2 [1-2 Borussia Moenchengladbach, 1-1 Liverpool, 2-0 Bayern, 0-1 Vicenza (45'), 2-0 Barcellona (45')] SAMPDORIA 6 partite, 7 GOL, media 1,16 [2-0 Tottenham, 0-2 Rangers, 2-1 Verdy Kawasaki, 2-0 Gamba Osaka, 1-0 Vicenza (45'), 0-0 Cagliari (45')] ROMA 1 PARTITA, 1 GOL, media 1 [1-0 Siviglia] JUVENTUS 4 partite, 3 GOL, media 0,75 [0-1 Sporting Lisbona, 3-1 Borussia Dortmund, 0-0 Napoli (45'), 0-0 Milan] MILAN 4 partite, 3 GOL, media 0,75 [2-1 Standard Liegi, 0-0 Bayern, 1-2 Benfica, 0-0 Juventus] INTER 3 partite, 0 GOL, media 0 [0-0 Arsenal, 0-0 Psv Eindhoven, 0-1 Udinese] ...... ■ L'argentino Rambert, li simbolo del malessere interista