«Aziende, investite all'estero» di Roberto Ippolito

«Aziende, investite all'estero» «Aziende, investite all'estero» Calzoni: «Il cambio forte ci aiuterà» LA RICETTA DELL'ICE CROMA ROCE e delizia. La lira forte è un piacere. Ma anche un problema, almeno secondo l'opinione di Ugo Calzoni, commissario dell'Istituto per il commercio estero. «Non basta più saper esportare, bisogna anche investire all'estero» afferma Calzoni che in questa intervista spiega le sue idee sugli effetti dei movimenti valutari. Come vivevano le imprese con la lira debole? «Le esportazioni italiane sono andate molto bene per oltre tre anni in tutte le aree, dominate sia dal marco che dallo yen o dal dollaro. Sono cresciute le quote di mercato e non solo grazie al vantaggio del cambio». E' sicuro? «Una spinta analoga c'è stata in Gran Bretagna per il calo della sterlina, ma i prodotti inglesi non hanno avuto uguali risultati. La nostra produzione è stata apprezzata non solo per il prezzo, ma per la qualità, la tecnologia e quindi l'affidabilità». E' possibile dimostrarlo? •(Guardiamo al successo della subfornitura meccanica: per ricambi, pezzi di macchine, sistemi frenanti è sempre più competitiva la piccola impresa lombardo-veneta. Il cambio ha avuto riflessi sull'export, ma non è stato determinante». Ma cosa succede ora che il recupero sul marco fa perdere qualche vantaggio? «E' necessario un salto del nostro sistema industriale che non si deve preoccupare solo della capacità di esportare, ma deve internazionalizzarsi. Deve cioè aumentare la capacità produttiva con una nuova presenza sui mercati conquistati». Bisogna insediarsi all'estero? «Si, bisogna insediarsi oltre i confini. Questo processo è iniziato, ma non è diffuso come sarebbe necessario. E con il dollaro forte costerà di più». Quindi il recupero sul marco non è tutto oro? «Ci sono più opportunità per investire, acquisteremo più facilmente tecnologia pagata in marchi. Tuttavia avremo minori incassi in un'area che rappresenta gran parte del nostro export manifatturiero. Poi c'è la contemporanea crescita del dollaro». E questo cosa comporta? «Avremo ulteriori soddisfazioni sul mercato americano e orientale dove incassiamo in dollari. Ma avremo anche problemi per le importazioni strategiche (non solo per il petrolio pagato con la valuta americana) e cioè per l'acquisto di tecnologia, semilavorati e molto materie prime». Cosa fare quindi? «La piccola e media impresa, che realizza il 70% delle esportazioni italiane, deve impegnarsi su due fronti. Innanzitutto deve alzare ancora il livello della sua produzione attraverso ulteriori investimenti e la certificazione di qualità che rappresenta la nuova barriera della competitività». E poi? «Poiché abbiamo impianti saturati, servono investimenti in Italia e iniziative all'estero per accrescere la capacità produttiva. Bisogna cioè investire fuori dall'Italia, realizzare joint venture, definire collaborazioni industriali internazionali». Cosa serve? «Innanzitutto serve denaro a basso costo. Poi c'è un'esigenza più complessa. La piccola e media impresa deve aggregarsi per diventare un sistema, come è avvenuto in alcuni bacini pro¬ duttivi (per esempio il tessile a Prato). La competitività non riguarda una singola impresa, ma il sistema che c'è intorno a lei e che è composto dalla fornitura, dalla manutenzione, dai servizi, dalla banca locale». Così si potrà lavorare ancora meglio all'estero? «Bisogna spostare il bacino produttivo, creare stabilimenti in proprio o attraverso collaborazioni industriali nei Paesi dell'Est europeo o nel Sud Est asiatico e in Sud America. Oggi invece dalla Polonia alla Repubblica Ceca la subfornitura è interamente importata». Ma in sintesi è meglio avere la lira forte? «Dobbiamo batterci per una lira forte che dà più credibilità all'economia italiana, anche se in casi limitati potrebbe provocare problemi a chi esporta. E' importante garantire alle imprese servizi, assistenza, informazioni per farle sviluppare ancora di più all'estero. Si tratta di un problema strutturale». Roberto Ippolito Ugo Calzoni

Persone citate: Ugo Calzoni

Luoghi citati: Gran Bretagna, Italia, Polonia, Prato, Sud America