Buon compleanno Rita Tu sei l'unica al mondo

Buon compleanno Rita Tu sei l'unica al mondo La Pavone domani compie cinquant'anni Buon compleanno Rita Tu sei l'unica al mondo Da «Gianburrasca» a Shakespeare una vita di canzoni e di successi ROMA. Cinquant'anni domani, un debutto di lusso annunciato il mese scorso e felicemente vissuto: «La dodicesima notte» di Shakespeare, regista Franco Branciaroli, in luglio a Verona; 31 milioni di dischi venduti in tutto il mondo nella sua lunghissima carriera di cantante-Gianburrasca, in Spagna e Sudamerica il suo disco «Non soltanto nostalgia» continua a mietere successi Rita Pavone, irrequieta, bizzarra, indiavolata, può essere felice di essere arrivata al mezzo secolo di vita in piena armonia con l'arte e con la vita: ha un marito, Teddy Reno, che l'adora, i figli ormai grandi, un'esperienza teatrale che farebbe invidia anche alla più smaliziata attrice britannica. Cinquant'anni da regina della canzone ritornata prepotentemente in scena grazie al suo indomito desiderio di vincere. Ha vinto sempre: da ragazzina allorché ha indossato i panni del «Gianburrasca» televisivo, affidandosi ad una regista esperta come Lina Wertmùller; ha vinto con «Rita la zanzara» al cinema, ha calcato le scene assieme a Macario; prepara il primo disco da cantautrice. Eppure Rita Pavone, ex «enfante prodige», ex «ragazza terribile» dice di sentirsi soltanto «una donna tranquilla che ama leggere, fare giardinaggio e seguire i figli come una qualunque mamma». Rita Pavone ha due anime: una che si scatena appena sento quattro note («una sorta di gemella schizofrenica») ed una quieta, remissiva. La prima non si ferma per nessuna ragione, neppure di fronte alle polemiche più roventi, come ai tempi in cui denunciava apertamente che la tv l'aveva dimenticata. L'altra conciliante: «Quando finisco di stare in scena, Rita Pavone stacco la spina e torno la ragazza tutta famiglia di sempre». Una doppia anima che si porta dietro sin da bambina e che ha coltivato con ostinazione: «Quando avevo nove anni, mio padre, il primo e più grande mio estimatore, mi accompagnava in Vespa a cantare. Dovevamo affrontare l'incredulità degli organizzatori, stupiti della mia apparente fragilità. Poi, quando mi sentivano cantare capivano quanta "birra" avessi in corpo ed era un successo. A 16 anni avevo fatto tante serate che avrei potuto smettere». Il primo quarto d'ora di gloria, per Rita, arriva a 17 anni: vince il Festival di Ariccia, organizzato da Teddy Reno, che da tempo aveva abbandonato «Trieste mia» per diventare talentscout. Nessuno l'avrebbe più fermata: nei sette anni successivi vende 10 milioni di dischi con successi come «La partita di pallone», «Il ballo del mattone», «Come te non c'è nessuno». «E anche con "Cuore" - dice il mio quarto disco, quello a cui ancora oggi sono più affezionata. Forse l'amo tanto perché è una canzone che ha avuto fortuna in tutte le lingue, e questo ne dimostra la capacità di parlare anche a persone di cultura diversissima». Rita Pavone, nonostante le esperienze teatrali e cinematografiche, si sente sostanzialmente una cantante, ma molti telespettatori, quelli di mezz'età, amano ricordarsela in «Gianburrasca». «Era il 1966 - dice - ed è bollissimo che ancora "La pappa col pomodoro" venga cantata ai bambini nelle culle. E' il personaggio che più mi ha portato fortuna, ma anche un po' d'amarezza, perché i miei genitori, a causa della mia minore età, mi impedirono il grande salto negli Stati Uniti». [ar. ca.) Rita Pavone

Luoghi citati: Ariccia, Roma, Spagna, Stati Uniti, Sudamerica, Trieste, Verona