Ornella Vanoni in ricordo diPratt; Los Angeles ama il nostro cinema

Ornella Vanoni in ricordo diPratt; Los Angeles ama il nostro cinema LETTERE AL GIORNALE Ornella Vanoni in ricordo diPratt; Los Angeles ama il nostro cinema Quei tuoi occhi come Ulisse Non speravo più di riuscire a parlarti, dopo tanti giorni volevo risentire la tua voce, ma tu dormivi. Ti facevano dormire. Poi una sera mi hanno detto che era un momento buono e ti ho sentito. Non volevo stancarti, ma volevo dirti tutto. Hugo, che cazzata. Si, mi hai detto, è proprio una cazzata. Sai, ti penso sempre come se vivessi su due livelli, parlo, faccio, ma ti penso con- I tinuamente. Ti arrivo? mi senti? Sì, ti sento. Sono a Capri, il mare qui è : proprio blu, mi tuffo dentro come nei tuoi occhi perché sono come i) | mare e non soltanto perché sono blu. Ti ho fatto ridere. Ti ho detto ti amo e ho riappeso. Anche se non ti sentissi più mi resta la tua risata, era così che volevo che fosse. Mi ha sempre incantato la tua risata, veniva da lontano, era pacata profonda come il ricordo di tante risate. Sai come quando senti parlare tanta gente tutta insieme in uno spazio molto grande e molto pieno perché c'è una festa. Pochi giorni prima eravamo così felici del nostro prossimo incontro. Io poi lo dicevo a tutti. Vado a trovare Hugo. Tra due giorni vedo Hugo. Sono felice perché starò qualche giorno con Hugo. Per dodici anni ho rimandato questo incontro e spesso mi sono chiesta il perché. Perché non riuscivo a raggiungerti. Vieni, mi hai sempre detto, io sono qui, sei tu che sei sempre fidanzata che non si capisce mai a che punto è. Un pomeriggio, una domenica; stavo cantando in un teatro gremito, c'era gente in piedi. Mi sono sentita osservata, mi sono girata verso destra, e ti ho visto. Eri lì con dei libri sotto il braccio. Non sapevo che fossi a Milano, non mi avevi avvertita. A quel tempo non c'erano abitudini tra noi. Non sei neppure venuto a salutarmi. Dopo, quando ti ho timidamente rimproverato: troppa gente, mi hai detto, paura di dare fastidio. Ma mi prendi in giro? Insomma io con te ho cincischiato per anni. Nell'84 al Lido sei venuto a sentirmi cantare all'Excelsior. Ti avevo telefonato a casa e ti ho trovato (miracolo). Poi mi hai detto: sei stupenda, così sofisticata con quella sensualità elegante che aveva soltanto Marlene Dietrich. La mattina dopo mi hai invitata a Malamocco, tua ultima residenza veneziana. Sono venuta scortata da un fidanzato, ovviamente, ma tuo fan spericolato, in quel caso eravamo in due ad essere contenti. Una gran festa sul prato, gioiosa, colorata, semplice, c'era anche il postino con la borsa a tracolla. E' in tuo onore, mi hai detto: non ci credevano che ci saresti venuta. Ma tu Hugo, perché sei così grasso? Ciò, mi hai risposto, el magnar, el bever, le done. Se no, saria trasparente come un termometro. Dopo poche ore io ero piena come un uovo, e passando davanti a una trattoria ti ho visto parlare fitto con un amico, totalmente assorbito davanti a un piatto pieno di una roba fumante che intravedevo attraverso gli spazi lasciati da alcune bottiglie di vino. Ho pensato, gli amici, nell'elenco ti sci dimenticato gli amici, ma nel magnar e nel bever sono sempre inclusi gli amici. Sai, è soltanto da un anno che mi sono decisa a metter in cornice i disegni e gli acquerelli che mi hai fatto. Li ho divisi in tre strisce, prima i profili a matita, poi le facce a china, poi le facce a colori, col nome, senza il nome, più bocca, più occhi e davanti agli occhi quella lieve striscia rossa che hanno spesso le tue donne, le donne di Corto. Mi hai fatto troppo bella, non sono così io. Cossa ti voressi che te fasesse bruta? Era un mio momento no. Ne ho avuti molti di momenti no, dal giorno in cui ci siamo conosciuti. Era autunno quando ci siamo conosciuti in una libreria. Io degli occhi cosi non li avevo mai visti, occhi abituati 3 guardare l'infinito, come quelli di Ulisse, forse. Questi sono gli occhi di chi ha doppiato Capo Horn e ce l'ha sempre fatta, e tu mi hai detto Boccq dorata, sei perfetta per Bocca dorata. Per favore mi disegni una luna? Mi hai fatto Venezia, una gondola, la luna. Romanticamente scontato come tutto ciò che è assoluto. Ornella Vanoni, Capri Istituti di cultura per gli stranieri La lettera del signor Valobra de Giovanni sulle attività dell'Istituto di Cultura di Los Angeles (18 agosto) ha bisogno di un commento, o qualche lettore rischia di restarne fuorviato. Questo signore protesta perché quell'Istituto gli ha scritto chiedendogli di «dar prova della sua reale intenzione a prendere parto alle attività del centro», evidentemente ignorando che si tratta di prassi applicata da tutte le organizzazioni culturali del mondo al sacrosanto scopo di non sprecare carta e denaro. Il suddetto signore definisce poi scadente l'iniziativa, da parte di quell'Istituto di Cultu¬ ra, di allestire una retrospettiva di Rossellini, asserendo che quando lui vuole vedere un film di Rossellini si affitta la cassetta («eccettuate un paio di noiosissime "chicche"»). Forse qui le sue dichiarazioni si commentano da sé. Dove però bisogna ancora una volta chiarire le cose è quando egli parla di «naturale tendenza dell'i¬ stituto ad assecondare i gusti degli italo-americani nel Sud della California». Ho avuto di recente occasione di visitare l'Istituto e di prendere visione dei suoi programmi, e questi mi sono parsi, per fortuna, tutt'altro che mirati a soddisfare i gusti delle comunità di nostri immigrati. Compito infatti degli Istituti dovrebb'essere quello di promuovere la cultura italiana presso il pubblico straniero; e quello di Los Angeles, per inciso, è particolarmente curioso di cinema, nonché poco esposto a quello nostro, che non è tutto da buttar via. Suso Cecchi d'Amico Castiglioncello (Livorno) Come valutare i diplomatici La lettera dell'ambasciatore Solari Bozzi [La Stampa del 6 agosto) ha suscitato viva perplessità tra gli iscritti a questo sindacato, in particolare direttori ed addetti degli Istituti italiani di Cultura all'estero. Non sorprende la vocazione al molo di tuttologo da parte del diplomatico, ma suona veramente beffardo il riferimento per la direzione degli Istituti di Cultura alla migliore preparazione, soprattutto sotto il profilo dei contatti umani, da parte della carriera diplomatica rispetto alla specifica professionalità direttiva e dirigenziale dell'area della promozione culturale, di ruolo del ministero dgli Esteri, volute dal Parlamento con la legge 22 dicembre 1990, n. 401. Dirigiamo le argomentazioni a temi come la separazione tra politica e amministrazione, il ruolo dei diplomatici in questa distinzione, le connesse responsabilità e il controllo di gestione per la valutazione dei risultati, meritevoli di auspicabili approfondimenti nell'interesse dei servizi ai cittadini in tutte le opportune sedi, da quelle parlamentari a quelle dell'informazione pubblica. Nella dogmatica analisi dell'ambasciatore Solari Bozzi viene completamente ignorato che i parametri di valutazione per la direzione degli Istituti di Cultura riguardano la professionalità, la qua¬ lità e l'efficienza del servizio di un promotore istituzionale della cultura italiana all'estero, gestore, organizzatore e responsabile delle spese per le attività culturali in tutta la loro ampiezza e complessità. Per una efficace promozione della cultura italiana all'estero non può essere, infatti, dimenticata l'importanza di strutture ed organici adeguati per l'essenziale funzione da espletare e di un direttore formato e preparato non soltanto nelle pubbliche relazioni, ma dotato di un solido bagaglio culturale e, qualità fondamentale, caratteristica non propriamente genetica sia dei diplomatici, che dei direttori di «chiara fama» di nomina politica, organizzatore e manager delle spese e delle attività culturali all'estero. Si confida, pertanto, che, nell'invocata e necessaria riforma della legge 401/90 sulla promozione della cultura italiana all'estero da collcgare ad un chiaro progetto riorganizzativo di tutto il ministero degli Affari Esteri il suggerimento dell'ambasciatore Solari Bozzi non sia condiviso dalle forze parlamentari, dall'opinione pubblica e dalla stessa Farnesina, che appare determinata a curare mediante l'impegno della Direzione generale delle relazioni culturali, la formazione e lo sviluppo della specifica professionalità direttiva e dirigenziale istituita con la legge 401/90. Massimo Civitelli, Roma segretario generale della Dirstat-Fsteri Una lezione agghiacciante Stiamo assistendo a un'agghiacciante lezione: vediamo, in molte parti del mondo, che la libertà non porta buoni frutti quando viene intesa e usata solo come la possibilità di vendicare soprusi antichi o recenti. Ne consegue che la libertà, e di conseguenza la democrazia, è nociva là dove non esiste salda coscienza morale e grande senso di responsabilità. Questo triste discorso vale anche per l'Italia. Ugo Canale, Torino