«Sarà pace in Bosnia a ogni costo»

Riunione dopo la morte dei diplomatici a Sarajevo: state certi, non sarà una fatica di Sisifo Riunione dopo la morte dei diplomatici a Sarajevo: state certi, non sarà una fatica di Sisifo «Sarà pace in Bosnia, a ogni costo» 1 / nuovi progetti della Casa Bianca NEW YORK NOSTRO SERVIZIO Riportare la pace in Bosnia è come la fatica di Sisifo, il personaggio della mitologia greca condannato a portare una roccia in cima al monte e a vederla sistematicamente rotolare a valle, «ma 0 nostro sforzo avrà un esito diverso. Un giorno le bombe finiranno di cadere in Bosnia e noi porremo quella roccia stabilmente in cima alla montagna». Così il segretario di Stato americano Warren Cliristopher ha voluto ieri onorare i tre diplonatici americani morti l'altro giorno nei pressi di Sarajevo a causa dell'uscita di strada dell'automoblindo su cui viaggiavano. I loro corpi sono arrivati ieri alla base militare di St. Andrew, nei pressi di Washington, e ad accoglierli c'erano, oltre a Christopher, il segretrio alla Difesa William Perry e il consigliere del Presidente per la sicurezza nazionale Robert Lake. Bill Clinton è rimasto a Jackson Hole, nel Wyomimg, dove sta trascorrendo una vacanza, ma domani la interromperà per partecipare alla cerimonia di sepoltura ad Arlington, il cimitero destinato ad acco¬ gliere gli americani eccellenti. Dell'inviato speciale per l'ex Jugoslavia Robert Frasure, uno dei tre (gli altri sono Joseph Kruzel, assistente del segretario alla Difesa, e Nelson Drew, colonnello dell'Aeronautica), si sa che aveva intrapreso la missione con scetticismo. Non era convinto che il piano messo in piedi dagli Stati Uniti portasse a qualche risultato. Ma nelle parole di commiato pronunciate da Christopher e dagli altri non c'era traccia di quelle sue idee. «Erano per la pace e sono morti per la pace ha detto Perry - e noi la perseguiremo per tutto il tempo che sarà necessario». «La perdita è terribile - ha soggiunto Christopher ma gli sforzi per portare la pace in Bosnia proseguiranno, con un rinnovato impegno». Anche Clinton, al quale è stato chiesto se la tragedia dell'altro giorno avesse in qualche modo pregiudicato il tentativo americano, ha risposto: «Spero che lo abbia rafforzato». C'era sicuramente una buona dose di commozione in quelle parole, ma da quanto si è capito il governo americano crede ancora che la «finestra di opportunità» aperta dall'offensiva croata che ha ricacciato indietro le forze serbe, possa essere sfruttata. Il piano di Washington, per quanto se ne sa, contempla un'offerta ai serbi di una parte di territorio bosniaco più vasta di quel 30 per cento di cui si parlava tempo addietro. Loro, che al culmine della loro forza militare erano arrivati a occupare il 70 per cento di quel territorio, l'offerta iniziale l'avevano sempre sdegnosamente rifiutata. Ma ora, dopo la sconfitta subita dai croati, c'è la possibilità che le loro pretese vengano attenuate. Questa è almeno la convinzione americana e su questo si sta lavorando. In pratica, l'offerta di territorio da porre sotto il loro controllo sarebbe di una quantità fra il 30 per cento inziale e il 70 per cento di cui i serbi disponevano prima dell'offensiva croata. Nessuno conosce i termini esatti di quella via di mezzo, ma Christopher, Perry e Lake, ieri, si sono messi al lavoro subito dopo la cerimonia funebre di Arlington. Per nominare i sostituti delle tre vittime («Sì, lo so che sono insostituibili, ma il nostro lavoro deve andare avanti», ha detto Cliristopher), ma anche per mettere a punto un «aggiornamento» del loro piano, che prevede anche la fine del¬ l'embargo contro la Serbia se riconoscerà i nuovi «vicini» scaturiti dall'accordo e anche una «dura punizione», non meglio precisata, alla fazione che dopo la stipula dovesse rimangiarsi la parola data Sempre stando a quanto dicono gli americani, il loro piano sta anche «guadagnando consensi» presso gli europei e presso le parti interessate, e insomma nonostante la tristezza della cerimonia di ieri, a Washington si poteva comunque percepire un certo ottimismo. «Ci stiamo muovendo in fretta per non perdere questa opportunità - ha detto ai giornalisti il portavoce del dipartimento di Stato - e scoraggerei chiunque dal ritenere che il piano stia fallendo. Non è così». Oltre ad aprire la «finestra di opportunità» per un accordo di pace, l'offensiva croata secondo gli americani ha anche reso le cose sul terreno più «facili». Ora, per esempio, il ritiro dei Caschi blu dcll'Onu sarchile meno difficile e pericoloso di quanto veniva calcolato settimane fa. E questa è un'altra ragione per nuoversi in fretta. 1 A destra il presidente americano Bill Clinton Sotto, il funerale dell'inviato Usa ucciso nel corso della missione a Sarajevo

Persone citate: Bill Clinton, Clinton, Joseph Kruzel, Nelson Drew, Robert Frasure, Robert Lake, Warren Cliristopher, William Perry