La Sattanino: sì, sono raccomandata

La Sattanino; sì, sono raccomandata «Non me ne vergogno, mi ero laureata a pieni voti e conoscevo tre lingue» | La Sattanino; sì, sono raccomandata «Fui segnalata alla Rai dal presidente dell'Iri» LAVORO E TV PROMA ER ciò che mi riguarda sono stata segnalata dal presidente dell'Iri (già presidente dell'Eni), Pietro Sette e ne vado molto orgogliosa», conferma Mariolina Sattanino, conduttrice del Tg2, commentando l'intervista rilasciata dal suo ex direttore, Alessandro Curzi al Secolo d'Italia sulle lottizzazioni in Rai. «In Rai le assunzioni si facevano per partito - aveva dichiarato Curzi E al Tg3, per scegliere giornalisti bravi, dovevo farli passare per comunisti. Ricordo interminabili discussioni con Agnes per accaparrarci i più bravi, anche se entrambi sapevamo che appartenevano alla "quota" dell'altro. Il caso limite fu la Sattanino: era brava, la volevo io, ma era raccomandata da uno dell'Eni, un de. Bene, decidemmo di etichettarla "50 e 50"». «Caso limite», «Etichettata "50 e 50"». Ne sapeva qualcosa? «E come potevo? Diciamo che queste erano strategie di squadra di cui non eravamo al corrente. Certo, Curzi e Agnes andavano molto d'accordo, quindi cercavano di tenersi i migliori. Ma si trattava di decisioni prese fra loro, all'interno dei loro uffici. Noi pensavamo a fare il nostro lavoro». Non le dispiace che il suo ex direttore abbia tirato in ballo l'interessamento di Pietro Sette nei suoi confronti? «Assolutamente. Sette riteneva di fare una grande cortesia alla Rai segnalandomi, visto che ero laureata con il massimo dei voti e parlavo tre lingue: so di dovergli molto. Del resto mio padre era un dirigente dell'Eni, quindi si trattava di normali frequentazioni famigliari. Concludendo, Sette era un grande dirigente di Stato da tutti molto apprezzato ed io ero e sono una professionista. Tutto qui». Insomma, nulla più di una raccomandazione. «E allora? Non ci vedo nulla di strano se allora aveva messo una buona parola per me. Voglio precisare, invece, che non sono entrata in Rai con una tessera di partito in tasca. Sono gli altri che mettono etichette a lui, a me, a tutti quanti». Gli altri chi? «Gli altri, quelli che allora come oggi sentivano e sentono il bisogno di sindacare su tutto e su tutti, creando malintesi ed equivoci». Curzi parla di vere e proprie operazioni di «ricoloritura politica» nei confronti dei redattori più promettenti. «Guardi, innazitutto mi lasci dire che ho apprezzato molto l'intervista rilasciata al Secolo: la volontà di trattarsi non da nemici ma da avversari, la disponibilità al dialogo, i toni moderati. L'ho trovata molto equilibrata, ed è stata l'ennesima conferma che Curzi ha sempre qualcosa di nuovo da dire». Anche in tempi di «buonismo» imperante... «Già, ma questi sono concetti che lui ha sempre ribadito anche in tempi non sospetti. Sul lavoro badava molto alle capacità del singolo, alla sua professionalità. Vuole che le racconti un piccolo segreto? Ebbene, nell'87 Curzi voleva prendere Clemente Mimun come capo degli Interni. Lo stimava molto e ha fatto di tutto per averlo». Ma le sembra verosimile la ricostruzione del clima di quegli anni in Rai? «Quanto allo scambio dei redattori e alle "ricoloriture politiche", beh direi che si tratta di forzature, di coloriture legate ai ricordi di un tempo passato. No, personalmente non ho elementi per dire che sia andata proprio cosi». [ale. mon.l «Curzi e Agnes volevano i giornalisti migliori ma io ero all'oscuro delle loro strategie» Nella foto, la conduttrice del Tg2 Mariolina Sattanino

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