«Non si fermano così i corrotti»

«Non si fermano così i corrotti» «Non si fermano così i corrotti» Violante: prima i processi, poi vedremo IL DOPO TANGENTOPOLI ESSUNA amnistia e nessun condono. Si diano anzitutto i mezzi ai magistrati per fare in fretta i processi aperti; poi, penseremo, se risulterà necessario, alle soluzioni politiche per Tangentopoli». Luciano Violante, deputato progressista, vicepresidente della Camera, non vuole commentare le proposte di Giovanni Maria Flick (consigliere giuridico dell'Ulivo di Romano Prodil e di Carlo Taormina (difensore di imputati illustri, tra cui Bettino Craxi e il generale Cerciello): «Nessun ha sinora tracciato un quadro esauriente dei processi in corso per tangenti in tutta Italia. Se non si conoscono i dati, non si pud decidere. E poi c'è una riforma pregiudiziale...». E quale sarebbe, onorevole? «Prima di modificare le leggi, interferendo con i processi in corso che riguardano i fenomeni del passato, bisogna impedire che il sistema della corruzione possa riprodursi». Ha una proposta? «L'esempio viene dall'Australia e dalla Francia. Bisogna istituire una autorità anticorruzione che abbia il potere di acquisire tutti gli elementi per valutare la spesa pubblica e giudicare sulla correttezza di appalti, forniture, contratti; che possa cogliere le divergenze sospette rispetto alla normalità ed intervenire immediatamente». Se ne parla dai tempi delle «lenzuola d'oro»... Perché non se ne è fatto nulla? «Lenzuola d'oro? Se ci fossimo dati un'autorità amministrativa in grado di fare una autentica prevenzione, non avremmo avuto Tangentopoli. Perché lì la corruzione era visibilissima. Al Senato, c'è un progetto di legge che si ispira - secondo me in modo ancora insufficiente - alla prevenzione della corruzione. Ma quel progetto non riesce ad andare avanti. Chi non vuole una forte autorità che impedisca le tangenti? Sarebbe bene alla ripresa dei lavori parlamentari dare una assoluta priorità a quel provvedimento; non fermarsi alle superficialità ferragostane». E' un giudizio drastico... «Se vogliamo fare qualcosa di utile, dobbiamo procedere con ordine. Primo, ripeto, dotarci di una autorità anticorruzione. Poi, aver ben chiaro il quadro della situazione. Ciascuno magistrato o avvocato parla solo per lo spicchio di realtà che conosce. Invece, il legislatore non può muoversi su dati parziali: deve sapere quanti sono i processi aperti, a che puli¬ sono, quanto gente ha patteggiato, chi è entrato in carcere e chi ne è uscito... Terzo: dobbiamo chiarire gli obiettivi di un eventuale intervento legislativo. Perché dobbiamo modificare le norme in vigore? Per ridurre le responsabilità dei corrotti? Per evitare la prescrizione? Per recuperare il maltolto? Per allontanare i corrotti dalla vita politica ed amministrativa? Su questo punto occorre la massima chiarezza. Non si fa una riforma se non è chiaro per che cosa la sia fa». C'è chi sostiene che l'Italia vuole chiudere in fretta questa brutta pagina della Prima Repubblica. «Vede, il rapporto tra politica e corruzione è solo una delle malattie strutturali di questi primi 50 anni di Repubblica. Ma, se in¬ I tfmHiamn affmntnrln militici- I tendiamo affrontarlo politicamente, per avviare un nuovo capitolo della vita del Paese, non possiamo dimonticare altre vicende drammatiche della nostra storia. Che dire allora della stagione del terrorismo, che dire della criminalità organizzata? Non possiamo trovare soluzioni politiche per Tangentopoli e tralasciare le altre vicende drammatiche, altrettanto strutturali alla nostra storia reconte». E lei intravede un modo per affrontare tutti questi problemi insieme? «Non sarà facile. Anche perché i problemi sono tanti e delicati. Duo soli esempi: come si fa a chiudere i conti con la stagione del terrorismo, senza pensare anche allo vittime, molte delle quali, quello più dimenticate, vedove ed orfani di poliziotti ed agenti di custodia, attendono ancora un risarcimento adeguato7 Altro problema: ci sono centinaia di imprenditori, specie nel Sud, sostanzialmente onesti, che hanno operato in condizioni di coercizione ambientale, che sono stati costretti a scendere a patti con mafia, camorra e 'ndrangheta por salvare le aziende ed i posti di la¬ i/nrn AHptccn militi rigeli i.i nn voro. Adesso, molti rischiano di essere arrestati' le loro aziende salteranno e perderemo migliaia di posti di lavoro. So quelle imprese sono sane, perché non dare una mano a questi imprenditori por uscire dal tunnel nel quale si sono ritrovati, loro malgrado ed anche per responsabilità di sottori dello Stato? Ma, insisto: anche per questi aspetti, è prioritario costituire una forte autorità amministrativa anticorruziono». L'Italia è proprio così corrotta? «Molti mi dicono che le tangenti si continuano a pagare anche oggi. Non so so e vero. Ma il problema della corruzione non è solo italiano. E' una piaga di tutti gli Stati democratici; più le democrazie sono sviluppate;, più il potere è decentrato, più aumentano i rischi. Prevenirli si può: i controlli sull'utilizzo del denaro pubblico devono diventare capillari, anche per contribuire al risanamento del bilancio dolio Stato. Infatti: una parte del debito pubblico è proprio servita per pagare le corruzioni di Tangentopoli». Mario Tortello «Serve un'autorità che controlli i contratti e gli appalti; ma in Parlamento c'è chi non la vuole» SSSHfiSI^BSSfl.'GBPWÌ!| SS - A sinistra: Luciano Violante Sotto: Mario Cicala (Anm) A destra: l'avvocato Giovanni Maria Flick

Persone citate: Bettino Craxi, Carlo Taormina, Cerciello, Giovanni Maria Flick, Luciano Violante, Mario Cicala, Mario Tortello

Luoghi citati: Australia, Francia, Italia