E il vip si mette in fila per l'alloggio «scontato» di Francesco Grignetti

E il vip si mette in fila per Palleggio «scontato» E il vip si mette in fila per Palleggio «scontato» POLITICA E PRIVILEGI ROMA ON è ancora finita la settimana di ferragosto, ma non importa. Si riunisca d'urgenza il consiglio di amministrazione dell'Inps, ha ordinato il presidente Gianni Billia. Sono in Fericolo le pensioni? Macché. Alordine del giorno è la questione degli «immobili da reddito». Tanto ha potuto una polemica giornalistica di mezza estate. Qualche giorno di tambureggiamento del Giornale. Piccole indiscrezioni. E alla fine il colpo grosso: «Ecco i primi nomi eccellenti». In verità, a scorrere la lista delle rivelazioni, non c'è un granché. Tanto più considerando che l'Inps dispone di 5000 appartamenti sparsi in tutt'Italia. Nomi imparentati alla lontana con la politica: la figlia di Luciano Lama, i genitori di Achille Oc- chetto, la figlia di Nilde lotti e di Palmiro Togliatti. Ma tanto è bastato a sollevare il caso. A leggere le cronache del Giornale, tra i beneficiati dell'Inps ci sarebbe anche l'onorevole progressista Ottaviano Del Turco, già leader in seconda della Cgil e per un breve periodo segretario del psi. Lui però smentisce con un ruggito: «Io abito in via Laurina, in casa di un privato. Non ho nulla a che vedere con l'Inps. Non ne posso più di questo giornalismo d'accatto». Qualcuno in passato scriveva anche di Ago¬ stino Marianetti, socialista e sindacalista anche lui. Che precisa: «Mai abitato in case dell'Inps. Ho già smentito diverse volte». Lo «scandalo» degli Inquilini d'oro è presto detto: l'Inps, come peraltro tutti gli enti previdenziali, gestisce un fior di patrimonio in appartamenti. Le case migliori, secondo lo stile corrente della Prima Repubblica, venivano date preferibilmente in affitto ai potenti. Politici e non solo. Anche banchieri, sindacalisti, boiardi di Stato e giornalisti hanno trovato facile udienza. E già si sono scritti fiumi di inchiostro sulle case milanesi della Baggina, quelle che il famoso «mariuolo» Mario Chiesa dava in giro a prezzi semi-stracciati. Ma scandali simili li hanno registrati anche il Comune di Roma e quello di Milano, che hanno un eccezionale patrimonio residenziale. Per non dire dei diversi Iacp, che nemmeno chiedono la pigione agli affittuari morosi. Oppure della Cassa dipendenti del Tesoro, che attirò l'attenzione dell'allora ministro Giuliano Amato. O del Demanio, gestito dal ministero delle Finanze e messo sotto accusa dai suoi stessi ispettori. E poi ci sono gli enti di previdenza. Ma l'elenco è lungo e si potrebbe andare avanti a lungo. Adesso l'Inps si difende: forniremo tutti i chiarimenti, criteri di assegnazione e livelli di reddi¬ tività. Si rinvia a una circolare che Gianni Billia - oggi presidente, allora direttore generale emise nel 1990. E intanto, aspettando la riunione del cda, all'Inps si ammette «qualche caso particolare» e niente di più. Però forse la questione non è così semplice. E' del 1988 il proclama dell'allora presidente, Giacinto Militello, di estrazione Cgil: basta con le case dell'Inps per i politici. Come spia di un malcostume, non era male. Le uniche deroghe ammesse da Militello erano per la figlia di Nilde lotti, che in quel momento era presidente della Camera, e per i genitori di Achille Occhetto, allora segretario generale del pei. Di queste assegnazioni si seppe per via di interrogazioni parlamentari. All'epoca venne coinvolto anche il deputato socialista Paris Dell'Unto, che in quel momento era un ras della politica capitolina. Il problema delle case pubbliche in affitto, insomma, da qualunque parte lo si prenda, rinvia ai privilegi della nomenklatura italiana. Molto s'è scritto, ad esempio, del palazzo di via del Corso dove era ospite il psi. Non fece scandalo la presenza di un partito, però, quanto i lavori all'ultimo piano: sfrattando il custode, che ci viveva dai tempi di Nenni, l'Inps rimise a posto l'attico per darlo in uso a Bettino Craxi. Addirittura fu restaurata l'uscita posteriore, in via Soderini, per permettere entrata e uscita più discrete al leader. Poi però la vicenda socialista è finita come tutti sanno e di quell'appartamento non s'è più parlato. Il psi adesso nemmeno esiste più. Nel palazzo è subentrata l'Aran, la struttura della presidenza del Consiglio che sigla gli accordi sindacali del pubblico impiego. Gira e rigira, insomma, la questione rinvia ai dirigenti dell'ente. «E all'Inps probabilmente non sono nemmeno i peggiori!», tuona Marco Pannella, che si scaglia contro Rutelli e la gestione delle case comunali di Roma. Ma nel caso dell'Inps serve una postilla: a dirigere l'ente che eroga 19 milioni di pensioni si sono sempre alternati esponenti di Cisl, Cgil e Uil. L'ultimo presidente della vecchia gestione è stato Mario Colombo, già segretario generale aggiunto della Cisl, fedelissimo di Pierre Camiti. Prima di lui c'era Giacinto Militello, della Cgil. E prima ancora c'era stato Ruggero Ravenna, della Uil. Il «colore» di casacca del presidente probabilmente non era indifferente al momento delle assegnazioni. E questo spiega, tra gli affittuari dell'Inps, la predominanza di sindacalisti e uomini di sinistra. Anche perché c'è un particolare - nel meccanismo delle assegnazioni - che pochi conoscono: i diversi presidenti dell'Inps hanno sempre delegato agli uffici, in Lombardia come in Piemonte, la gestione delle abitazioni. Tranne in un caso, quello più succulento. A Roma, dove peraltro c'è la maggioranza delle case, i presidenti Ravenna, Militello e Colombo non hanno mai delegato nulla. Si sono tenuti ben stretto il potere di firma. A Roma, insomma, la famosa circolare emessa da Billia con i criteri oggettivi per le assegnazioni non ha mai funzionato. Qui le assegnazioni si facevano a «loro» discrezione. Francesco Grignetti Craxi (sopra) e il ministro Treu (qui a fianco)