Jacques nato per vincere di Cristiano Chiavegato

Il figlio di Gilles si prepara alla sfida con Schumacher e Hill Il figlio di Gilles si prepara alla sfida con Schumacher e Hill Jacques, nato per vincere «Dalla Williams offerta irripetibile» IN ARRIVO VELLENEUVEJR IL Mondiale di Formula 1 riparte da +11. Sono i punti che dividono Schumacher e Hill in vetta alla classifica. Dopo il passo falso del tedesco in Ungheria, l'inglese ha dimezzato il suo svantaggio. Ora si presenterà a Spa, da venerdì a domenica nel GP del Belgio, per tentare di ridurre ancora le distanze. Damon è caricatissimo: prima di Budapest la Williams gli ha rinnovato il contratto e lo pagherà circa 20 miliardi l'anno, il triplo di quanto aveva percepito sinora. Son cose che fanno bene al morale... Diversa la situazione invece per Michael. Il clamoroso annuncio dell'ingaggio per il 1996 del campione del mondo da parte della Ferrari, ha creato non poco scalpore. E anche qualche polemica. Oltre ai dubbi sulla «politica» che potrà adottare la Renault, fornitrice dei motori sia alla Williams che alla Benetton. Ma non dimentichiamo che Schumi ha un temperamento di ferro. E che sulla pista di SpaFrancorchamps si trova come a casa. Nel circuito delle Ardenne il ragazzo di Kerpen (che si trova solo a un centinaio di chilometri di distanza) ha mosso i primi passi agonistici e ha segnato il suo roboante esordio in FI con la Jordan. C'è da attendersi dunque una pronta risposta nella sfida iridata. Damon Hill fra l'altro crede di poter dormire fra due guanciali. Il compagno di squadra Coulthard è ormai tagliato fuori, forse finirà alla McLaren. E anche per il prossimo anno si annuncia un coequipier che sulla carta non dovrebbe dargli troppi fastidi: il debuttante Jacques Villeneuve. Ma attenzione: il ventiquattrenne canadese potrebbe diventare la classica serpe in seno per Damon. Intanto Williams gli ha fatto firmare un contratto di 5 anni, segno che il costruttore inglese punta molto sul figlio di Gilles. «E' un pilota fuori dal comune», ha detto dopo tre giorni di test a Silverstone, affrettandosi a offrirgli un contratto da 6 miliardi tondi all'anno, tanto per cominciare. Perché subito la FI? Non aveva detto che avrebbe preferito fare ancora un anno d'esperienza nella Indy? «Queste erano le mie intenzioni - dice -, ma ci sono due motivi che mi hanno indotto a cambiare idea. Il primo deriva dal fatto che ho una possibilità concreta di vincere il campionato americano. Non sarà facilissimo, ma sono in ottima posizione. Poi mi sono già aggiudicato la «500 miglia». Insomma negli Usa mi sono già preso delle belle soddisfazioni». E il secondo motivo? «E' semplice. Mi è stata offerta un'opportunità irripetibile. Pensavo che avrei dovuto iniziare in salita, con un team di secondo piano. Invece eccomi offerta su un piatto d'argento una delle migliori scuderie. Ho guidato la vettura, mi è piaciuta moltissi¬ mo. Ho deciso di accettare». Per vincere subito? ((Andiamoci piano. Ogni anno in FI, a quanto ne so, può cambiare molto. Io credo che la Williams sarà sempre in vetta, tuttavia sarà necessario vedere. Spero di potermi allenare molto durante l'inverno. Ho bisogno di conoscere alcune piste che non ho mai visto. E poi, soprattutto, di capire il clima che si trova in ga¬ ra, come sono i rivali». Un'eredità pesante, il nome Villeneuve... «Non ci ho mai pensato troppo. Come ho già avuto modo di spiegare, mio padre lo vedevo soprattutto come un genitore (avevo 11 anni quando è mancato), non come un pilota. Tanto è vero che al principio pensavo di fare lo sciatore. E ci ho anche provato quando abitavo a Montecarlo, disputando molte gare sulle Alpi. Ma è evidente che avevo preso il germe delle corse, senza accorgermene. Mi sono trovato seduto su una monoposto come un altro ragazzo si troverebbe a dare un calcio al pallone». E poi il numero 27 sulla vettura Indy... «Mah, quello è stato un caso. Non credo nelle cabale. E poi penso di essere molto diverso da mio padre. Io non cerco di andare oltre il limite della vettura. Voglio solo avvicinarlo, usando sempre il cervello. E' bello partecipare alla messa a punto dell'auto, capire perché si debbono fare certe cose. La sensibilità in un pilota sta nello spremere il massimo da se stesso e dal mezzo che ha a disposizione. Se una vettura vale il quinto posto, piazzarsi in quinta posizione equivale ad una vittoria. Se vale il primo, ovviamente il successo non deve sfuggire». Non ha mai pensato alla Ferrari? «La Ferrari ha Schumacher. Credo sia molto forte. Non si possono inseguire i sogni, meglio essere concreti. Chissà, magari un giorno... Ma non è questo che mi interessa, ora». Tre lingue parlate bene, l'aspetto da collegiale o da manager in carriera, occhiali alla moda, capelli sempre in ordine. Jacques sembra essere un pilota in doppiopetto. Ma forse è proprio il futuro campione dell'ultima generazione. Cristiano Chiavegato

Persone citate: Coulthard, Damon Hill, Hill Jacques, Jacques Villeneuve, Schumacher

Luoghi citati: Ardenne, Belgio, Budapest, Montecarlo, Silverstone, Ungheria, Usa