«Viaggiatore alla ricerca di storie»

«Viaggiatore alla ricerca di storie» «Viaggiatore alla ricerca di storie» «Così la scrittura si è trasformata in disegno» RICORDO D'AUTORE ON era possibile che Pratt non incontrasse SaintExupéry. Mi scuso per la doppia negazione, nel caso questo testo dovesse essere tradotto in lingue che non la sopportano. Diciamo: era impossibile che Pratt non incontrasse Saint-Exupéry. Ovvero: Saint-Exupery e Pratt dovevano incontrarsi, prima o poi. Primo punto in comune: è incerto se Saint-Exupéry volasse per scrivere o scrivesse per volare. E di Pratt direi che è incerto se ha viaggiato (e di persona, e su portolani) per raccontare le sue storie o se racconta storie per avere un pretesto per viaggiare (magari anche solo su portolani). Non è un gioco di parole. Dapprima le due cose sono parallele, scrivi, viaggi, poi decidi di raccontare i tuoi viaggi, poi viaggi ancora per trarre ispirazione per la tua scrit- tura, poi finisce che scrivi per avere ancora occasioni di viaggiare... Io lo so, in termini ben più modesti è accaduto anche a me: a un certo punto mi sono accorto che mi veniva l'idea di scrivere su qualcosa perché così avrei avuto una buona ragione per viaggiare verso qualcosa. D'altra parte la scrittura traccia un solco - da destra a sinistra per alcuni popoli, da sinistra a destra per altri, poi si torna a capo, ma non così per le strutture bustrofediche che procedono ad aratro, iniziano da sinistra a destra, arrivano a destra, procedono per la li¬ nea inferiore da destra a sinistra, e così via... Scrivere è tracciare percorsi nello spazio. E così è per la scrittura a fumetti: ci sono fumetti levogiri, fumetti destrogiri, gli esperti sanno che ci sono anche fumetti bustrofedici (magari per imperizia sintattica del disegnatore) dove una freccia dice «devi passare a questa vignetta di formato duplice in basso a destra prima di arrivare all'altra a sinistra, come il tuo istinto ti suggerirebbe». Ci sono autori che diventano un mito. Per quello che hanno scritto, ma in ura certa misura anche indipendentemente da quello che hanno scritto. Talora la loro opera diventa una chiosa alla loro vita, almeno per coloro che si dedicano al loro culto. Non parliamo di SaintExupéry: che sia un mito lo dice questa storia di Pratt; non è una ricostruzione della sua opera, è una chiosa fantastica alla sua vita. Ma sospetto che anche Pratt, per molti dei suoi lettori, sia diventato un mito. Ne ho le prove. Un mite e rigoroso studioso (se vi dicessi chi è, e se conosceste le sue opere scientifiche, vi chiedereste come mai questo visionario di mondi quasi matematici possa sognare sui deserti e sugli oceani di Pratt) una sera che gli ho detto che poteva venire al bar con me e incontrare Pratt, sognava. Non credo che volesse vedere l'autore di tante storie di continenti lontani. Voleva vedere chi era stato (con lui lettore incantato) in quei continenti. Che Pratt sappia di essere mito (se non lui, i suoi personaggi! lo dice il fatto che gran parte della sua opera grafica più interessante sia dedicata a documentare i mondi di cui parla nelle sue storie. Pratt si chiosa. Non è immodestia: fa quello che gli chiedono i suoi let¬ tori. Vogliono sapere se era vero quello che aveva raccontato. Torniamo a Saint-Exupéry. Com'è, come non è, scompare nei cieli, come un Piccolo Principe. Dove è andato? Non lo saprete mai. Rimangono le sue opere, e la sua leggenda, che va al di là della sua opera. Non si sarebbe formata senza la sua opera, ma si forma attorno, e al di là, e ai margini della sua opera. E' accaduto ad altri. In modo più banale, a D'Annunzio, a Hemingway o a Pasolini (ritengo che la loro opera sia molto meglio della loro leggenda); in modo più intrigante a certi fondatori eli religioni (l'opera è solo rifacimento e commento dei discepoli, il resto è leggenda, ed esemplare). Non bisogna scrivere libri magici: a un certo punto, per milioni di lettori, Saint-Exupéry non è più l'autore del Piccolo Principe, è il suo personaggio, e i confini si confondono. Dico subito: Saint-Exupéry o è un autore che incontri da giovane, e ne sei conquistato, o lo incontri nel corso della tua maturità, e allora lo leggi col dovuto distacco critico, lo l'ho incontrato troppo tardi, non ne sono un lettore de¬ voto. Lo leggo come ho letto tanti altri autori, che cerco di storicizzare. Ma la sua leggenda mi affascina. E dunque mi piace che Pratt, a modo suo, ne riscriva la leggenda. Come? In modo abbastanza impalpabile. Non sai bene che cosa accada (se non conosci la leggenda). Avverti un profumo di leggenda. E se la conosci? Ne sei ripreso. Trovo nei Taccuini di SaintExupéry (44) una annotazione: «E' certo divertente il paradosso cui metto subito di fronte gli imbecilli. "Sapete perché una pietra cade?". "Si, essa viene attratta verso la terra". "Che cosa vudI dire essere attratto?". "Vuol dire 'tendere a dirigersi verso' ". "Che cosa si definisce 'dirigersi verso', quando si tratta della verticale discendente?". "Cadere". "Una pietra cade dunque perché cade? E siete soddisfatto di voi?"». Alla fine di questa storia di Pratt, Saint-Exupéry cade. Apparentemente non in verticale, forse in diagonale, ma non è chiaro. Le leggende sono a prova di imbecille. E mettono in crisi anche i saggi. Umberto Eco «Tra lui e il principe dei cieli Saint-Exupéry un incontro inevitabile» Questo scritto di Umberto Eco fu concepito come prefazione per un album di Pratt su Saint-Exupéry, destinato a uscire in Francia e in Italia ma ritirato prima della stampa. Ora, in ricordo del disegnatore scomparso, Umberto Eco ci concede di pubblicarlo.

Luoghi citati: Francia, Italia