Chiudere Tangentopoli? Politici divisi

Si moltiplicano le proposte: soluzione politica, amnistia, maxi-condono, processi rapidi Si moltiplicano le proposte: soluzione politica, amnistia, maxi-condono, processi rapidi Chiudere Tangentopoli? Politici divisi Pesano le elezioni e i tintori dell'impopolarità ROMA DALLA REDAZIONE Amnistia, propone Giovanni Maria Flick, «consigliere giuridico» di Prodi che vuole a tutti i costi una «soluzione di tipo politico» per Tangentopoli. Processi semplificati e sconti di pena, ribatte Carlo Taormina, difensore di tanti imputati eccellenti. La parola è agli esperti, ma i politici che dicono? A onor del vero sono stati proprio loro, in questi ultimi mesi, i primi a cercare di dipanare la matassa della giustizia. All'avanguardia, in questo senso, gli esponenti della sinistra, con Massimo D'Alema che ha chiesto ai magistrati di tornare nei limiti previsti dalla Costituzione. Con l'ex presidente della Lega dello cooperative Lanfranco Turci, che ha ipotizzato un «maxi-condono». E al congresso del pds, a luglio, è stato anche stilato un decalogo che in altri tempi avrebbe suscitato durissime reazioni, visto che prevede il divieto per i magistrati di rilasciare dichiarazioni e interviste sui processi che stanno gestendo. Prima, l'ex partito dei giudici che si affranca dalla magistratura, e adesso il riaccendersi di un dibattito tra gli «esperti» su Mani Pulite, sono episodi che sembrano dimostrare che è in atto un processo che dovrebbe portare ad una soluzione politica di Tangentopoli. Ed è sicuro che con la ripresa politica verranno compiuti altri passi in questa direzione, come si può arguire dal fatto che un esponente della segrete¬ ria del pds, come Franco Bassanini, non abbia voluto lasciar cadere nel vuoto l'«ipotesi Taormina». Ma gli ostacoli sono molti. Innanzitutto nel mondo politico c'è uno schieramento trasversale che si oppone a questa prospettiva. I motivi sono diversi. C'è una parte della sinistra che è rimasta ancora fortemente legata alla cultura predominante nei primi due anni di Tangentopoli. E nell'Ulivo sono presenti alcuni magistrati, come, per esempio, Giuseppe Ayala, secondo il quale la via da percorrere è tutt'altra: quella di «accelerare i processi, ricorrendo ai riti alternativi». A destra, invece, c'è chi non accetta che non venga fatta luce su alcuni filoni che sono rimasti in ombra. Come spiega uno dei massimi di¬ rigenti di an, Maurizio Gasparri. «Questo dibattito tra avvocati che sostengono gli interessi dei loro imputati non mi convince. Io capisco che in questo momento l'Ulivo, che si è alleato con personaggi come De Mita, debba garantire a questi signori un lasciapassare. E comprendo che a sinistra, ora che stanno procedendo le indagini sulle cooperative, ci sia tutto l'interesse a chiudere la faccenda. Però una cosa del genere sarebbe inaccettabile. Piuttosto si pensi a fare i processi in tempi rapidi, perché da quando è scoppiata Tangentopoli di processi ne sono stati l'atti pochi». Resistenze nel mondo politico, quindi. E, anche se può apparire paradossale, resistenze tra gli inquisiti eccellenti. Più volte, infatti, perso¬ naggi come Craxi e Di; Michelis hanno respinto l'ipotesi di un'amnistia. L'ex ministro degli Esteri socialista ha spiegato il perché quest'estate, sottolineando che in questo modo il pds e le cooperative, che pure erano dentro il «sistema», uscirebbero indenni da Tangentopoli. Ma c'è anche un altro ostacolo da non sottovalutare: varare una «soluzione politica» prima delle elezioni può comportare dei «costi» che non è affatto detto che i partiti vogliano sobbarcarsi E anche se l'ipotesi del voto entro il '95 appare ormai tramontata, il dilemma della data delle consultazioni non è stato ancora sciolto. E sotto l'ipoteca di questa incertezza, è difficile che la classe politica corra il rischio di scelte che potrebbero essere impopolari.

Luoghi citati: Roma, Taormina