Quinzio la guerra è invincibile di Alberto PapuzziSergio Quinzio

Tutti e due con Bobbio: «Mette a nudo la verità» Quinzio: la guerra è invincibile Chiara Ingrao: no, ma servono scelte politiche IL FRONTE PACIFISTA LA guerra è invincibile? Si, risponde il biblista Sergio Quinzio, intellettuale che nei suoi libri s'interroga sul Male nel mondo. No, replica Chiara Ingrao, leader dell'Associazione per la Pace, che fa parte con altri duecento gruppi del Consorzio italiano di solidarietà con l'ex Jugoslavia. «Quando ero giovane il sistema migliore per risolvere i conflitti internazionali sembrava fosse l'azione di guerra. Si mandava qualche cannoniera davanti ai Paesi coloniali che creavano problemi e ci si sentiva a posto - spiega Quinzio -. Quando si è visto che la cosa non funzionava, si è deciso di puntare sulle "politiche di pace", mettendo i contendenti attorno a un tavolo. Ma ormai abbiamo imparato o dovremmo avere imparato che neppure i tavoli di pace riescono a scon- figgere la guerra. Perché meravigliarsi se, mettendo a discutere lupi e agnelli, i primi tendono a sbranare i secondi? Perciò oggi siamo in un cul-de-sac: non abbiamo più fiducia nell'uso istituzionale della violenza ma abbiamo anche perso la speranza nella politica della pace. Questa e la nostra quotidiana tragedia, che Norberto Bobbio ha messo lucidamente e nobil¬ mente a nudo». «Io sento innanzitutto l'esigenza di una riflessione teoricofilosofica sul problema della guerra, che Bobbio adombra: c'è bisogno di un pensiero nuovo, perché le guerre che ci circondano - dice la Ingrao - non rappresentano un ritorno al passato bensì appartengono alla modernità. Però io sento anche la necessità dell'azione po- litica, da parte dei governi, dell'Onu, delle istituzioni internazionali, tema che non si può oscurare con il fatalismo: forse la guerra è un flagello che non si estirpa, ma prima di dirlo bisogna tentarla sul serio, una politica di pace. Si sarebbe potuto fare moltissimo e non lo si è fatto: si potevano per esempio schierare i caschi blu attorno alla Bosnia già nel 1991, come noi, nel nostro piccolo, avevamo chiesto. Continuo a credere nella possibilità di azione dell'Onu e dei governi, però vedo scelte politiche esattamente opposte». «Quali vie d'uscita? Io non ne vedo - continua Quinzio -, ma se c'è una possibilità di salvezza è proprio a partire dalla consapevolezza che non ci sono vie d'uscita. Bisogna uscire dagli equivoci, dalle illusioni. Altrimenti resteremo sempre prigionieri di un'arida alternativa tra i fautori della guerra e i (autori della guerra. Se pensiamo che la Guerra del Golfo con tutti i suoi morti è stata eufemisticamente chiamata un'operazione di polizia internazionale! E anche il Papa, a proposito dell'ex Jugoslavia, come può pensare alla possibilità di una "ingenerenza internazionale", quando sa benissimo che questa espressione significa concretamente il ricorso alla guerra? Ma forse la mia è soprattutto l'opinione di un pessimista». «Che cosa possiamo fare noi, singoli cittadini? Da questo interrogativo sono nate le manifestazioni e le marce, per combattere una cultura di guerra risponde la Ingrao -. Però io credo che ci sia bisogno soprattutto di un concreto lavoro sul campo e di quella solidarietà che anima il volontariato. Certo queste azioni non possono fermare la guerra, ma è importante tenere vivi quei germi che un giorno dovranno risorgere, nelle forme di convivenza economica, politica, culturale e religiosa. E' un lavoro nell'ombra, ma molto più capillare e politico di quanto non si creda. Piccole cose, ma io penso che di fronte alle tragedie che viviamo si debbano avere l'umiltà e il coraggio di agire convivenendo con l'impotenza». Alberto Papuzzi Tutti e due con Bobbio: «Mette a nudo la verità» A lato, il filosofo Norberto Bobbio Sergio Quinzio, sopra Chiara Ingrao

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