«Troppi Ponzio Pilato» di Guido Tiberga

«Troppi Ponzio Pilato» «Troppi Ponzio Pilato» Rumi: perché accuso gli intellettuali LA POLEMICA CON ECO LM intellettuale non può rinunciare a capire. Non si possono trattare le guerre come l'acne giovanile, foruncoli fastidiosi che spariscono da soli e che comunque, quasi sempre, riguardano gli altri. Uno Stato e i suoi politici possono anche essere realisti. Gli intellettuali no, la loro funzione non è quella di fare i Ponzio Pilato». Lo storico cattolico Giorgio Rumi, il giorno dopo aver indirettamente criticato Umberto Eco per aver guardato «con rassegnazione» alle bombe di Parigi insiste. Sul quotidiano della Santa Sede ha scritto che «la violenza del terrorismo non è, e non può dirsi, il prezzo da pagare per la tranquillità» dell'Occidente. «Anche Bobbio - continua al telefono - ha scritto ieri che "non sappiamo quasi nulla delle cause delle guerre". Non è vero: le cause le conosciamo benissimo. L'idea della guerra, forse, è irrazionale e incomprensibile. Ma le guerre reali, quelle concrete, una causa comprensibile ce l'hanno tutte». Professor Rumi, vuol dire che anche Bobbio è un «Ponzio Pilato»? «Non drammatizziamo, per favore. Io non faccio accuse personali a nessuno. Io sollevato un problema, perché il compito degli intellettuali è discutere, non rassegnarsi». Però il paragone con Ponzio Pilato lo ha fatto lei, o no? «Vede, Ponzio Pilato era un funzionario romano, in una sede disagiata, alle prese con una grana tremenda. Aveva a che fare con fondamentalisti, innovatori, nazionalisti...». E ha risolto il tutto lavandosene le mani. Sta dicendo che gli intellettuali italiani fanno lo stesso? «Diciamo che c'è la tendenza a dire: questi problemi non ci toccano. Sono espressioni decrepite, superate, inferiori. Quasi si rimpiangono i vecchi Imperi, si fanno paragoni tra la dissoluzione della Jugoslavia e quella dell'Impero Asburgico. Si valuta tutto con un tono di superiorità. Direi quasi di velato razzismo, con il tono egoista dei beati possidentes che guardano il mondo dall'alto in basso. Senza pensare che tra noi e i fatti ci sono pochissimi chilometri, e non solo in senso fisico. Le bombe fondamentaliste scoppiano in Francia. E la Francia non è la Cecenia. Ecco, direi che c'è una forma di velato razzismo». Come quello di Bossi? Il leader della Lega ha detto che quella di Bosnia è una guerra «di straccioni». Ricorda? «Farei un altro esempio. Nell'Ottocento un Lord inglese diceva che gli italiani che combattevano per l'unità nazionale gli ricordavano i poveri in fila alle mense di carità. Non riusciva a capire, e si rifugiava nel paternalismo. Lo stesso di molti intellettuali italiani, purtroppo, quando parlano di convivenza necessaria, o di impotenza». E di che cosa dovrebbero parlare, secondo lei? «Vede, l'intellettuale non può essere scettico, deve essere problematico. In Francia ci sono 3-4 milioni di musulmani. Non basta dire: conviviamo. Ci sono altri problemi. Ad esempio: come si fa ad insegnare la storia. Chi sono i "nostri": quelli di Poitiers o quelli di Roncisvalle?». Mi scusi, professore, lei vuol dire che gli intellettuali italiani hanno rinunciato al loro ruolo? «C'è una certa stanchezza di fronte a problemi che sono difficili da spiegare con le nostre categorie di valori. Quasi a dire: noi siamo gente perbene, e questi sono inferiori. E invece i problemi bisogna capirli, e fare progetti per risolverli. Altrimenti si continuerà a illudersi che sia sufficiente far venire in Italia un paio di bambini feriti per mettere le cose a posto». Beh, scusi, meglio che niente. O no? «Certo. Ma la buona volontà non basta. I volontari sono persone straordinarie, ma di fronte al loro lavoro mi chiedo: il Paese dov'è? Non è una scelta tra pacifismo e interventismo. Uno Stato può scegliere di essere neutrale, oppure può essere consapevole di non avere la forza sufficiente per fare qualcosa. Ma gli intellettuali non possono rinunciare a capire, a razionalizzare. Altrimenti, scusi, che cosa ci stanno a fare?». Guido Tiberga «Conosciamo bene le cause di guerre e terrorismo, ma è più comodo dire che sono problemi lontani da noi» Ponzio Pilato al centro del dibattito dell'estate. Sotto l'ultimo attentato a Parigi

Luoghi citati: Bosnia, Cecenia, Francia, Italia, Jugoslavia, Parigi